Per garantire la sicurezza dei cittadini, non esiste la parola «impossibile». La sicurezza è la «priorità» del governo. Verrà utilizzato anche l'esercito, se necessario, proporrà il ministro della Difesa Ignazio la Russa. Si costruiranno nuovi centri di permanenza (cpt), l'obbiettivo è uno per Regione, è il traguardo del titolare dell'Interno Roberto Maroni. Il tempo di permanenza degli irregolari in questi centri verrà esteso fino a 18 mesi, per consentire alle autorità di identificare l'immigrato: i sessanta giorni di adesso non sono sufficienti. E se n'è accorta anche l'Unione Europea, che sta preparando proprio la direttiva dei 18 mesi che l'Italia vuole «anticipare». Si sta lavorando anche alla piena introduzione del reato di immigrazione clandestina, «senza restrizioni» però «al diritto di asilo».
Ma soprattutto, Maroni intende rimettere in piedi i «patti per la sicurezza» con le città: più poteri ai sindaci, dal controllo del territorio alla gestione dell'impatto dei centri di accoglienza temporanea sulla cittadinanza. Il Viminale «metterà i soldi», ma l'accordo con le istituzioni è «fondamentale». Il primo incontro di Maroni è stato già ieri con Gianni Alemanno in Campidoglio. Oggi scambio di opinioni con Letizia Moratti al Viminale, giovedì un altro incontro con il presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni, Leonardo Domenici. Il progetto è in parte quello del predecessore Amato, piano «giusto» ma naufragato per la politica di tagli alla sicurezza dell'ex governo.
L'impianto legislativo della delega di poteri ai sindaci prevede una modifica al testo unico sugli enti locali in materia di sicurezza e decoro urbano. Ma la meta è una vera legge di riforma delle polizia locali, per dare più poteri ai vigili urbani in coordinamento con le forze di polizia. Il suggerimento di Alemanno è anche quello di investire di più sulle «agenzie di Protezione civile» per il controllo del territorio, preferibili alle «ronde».
Il pacchetto sicurezza verrà portato la prossima settimana al consiglio dei ministri di Napoli e sarà pronto al massimo per dopodomani. Ci sono quattro ministeri coinvolti. Oggi s'incontreranno Ignazio la Russa (Difesa) Franco Frattini (Esteri), Angelino Alfano (Giustizia), e lo stesso Maroni. Buona parte dei nuovi provvedimenti (dall'inasprimento di alcune pene per reati su bimbi e handicappati e rapina) sono già pronti. Ma ognuno porterà nuove proposte, anche al di fuori del «pacchetto». La Russa parlerà anche dell'impiego eventuale dei militari («una possibilità non da escludere, ricordo l'esempio positivo dei vespri siciliani») e della Marina nei mari delle rotte dei clandestini. Senza alterare però le relazioni internazionali, che anzi, con Libia e Romania «devono essere rafforzate», ha chiarito ieri Maroni. E con questo Paese si possono non applicare gli accordi di Schengen su ingressi e espulsioni perché la Romania è sì nella Ue «ma non in Schengen», ha ricordato Frattini.
Rigore e «regole europee»: sembra questo il punto d'incontro tra Maroni e l'ex commissario Ue Frattini. Ma per la «priorità» c'è bisogno di fondi: «Io sono bravo a trovare le risorse», sorrideva ieri il nuovo inquilino del Viminale con i giornalisti. Ne ha già parlato «con Berlusconi». Oggi Maroni esporrà ai tre colleghi gli altri punti del pacchetto: nuove regole per la permanenza in Italia legata al budget, un'estensione dei reati considerati «pericolosi» per l'espulsione diretta dei cittadini comunitari (rom).
C'è poi da risolvere il problema dei circa 600mila clandestini esclusi dal decreto flussi varato dal governo Prodi. Non ci sarà sanatoria perché questa «è una parola che non esiste al Viminale». L'ipotesi è quella di includerne probabilmente una parte in un nuovo decreto flussi. Aspettano una risposta, ma la risposta «l'aspetta anche quella ragazza di Napoli - ha chiuso Maroni - cui ieri volevano portare via una bimba di sei mesi».
fonte IL GIORNALE
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