mercoledì 10 settembre 2008

.. Due parole sul campo di concentramento di GUSEN

La visita a Mauthausen e Gusen ha lasciato il segno. E' stata una visita che definirei spirituale, è stato come visitare un santuario costruito della sofferenza di milioni di persone che con le braccia tese verso il cielo gridano di non dimenticare tutto l'orrore che hanno vissuto. Da quel luogo così triste, ma dalla memoria palpabile in ogni angolo, noi non riuscissimo a staccarci, avvertiamo la necessità di ritornare per conoscere meglio, per capire, per manifestare tutto il nostro rispetto. Certo il fatto che mio padre in quei luoghi abbia subito il martirio e fortunatamente si sia salvato spiega in parte il nostro stato d'animo, ma le emozioni sono state così forti da farci rendere subito conto di come sia inutile affannarci attorno ai piccoli rumori quotidiani.

Vorrei soffermarmi un attimo su Gusen, perchè è proprio quello che resta o meglio che non resta di questo KZ che mi ha indignato maggiormente. Il memorial di Gusen è un grosso cubo in cemento circondato da case con vista sul crematorio, ma ho scoperto che nel paese, per altro grazioso, sono disseminate alcune costruzioni che erano parte del campo e che ora sono diventate abitazioni residenziali, in particolare voglio mostrarvi una incredibile sequenza fotografica


Questa è una fotografia del primo dopoguerra. L'ingresso del campo è ancora sostanzialmente intatto. Una grande scritta annuncia che lì si trova un'azienda che lavora il granito, il materiale che ancora si preleva dalla vicina cava, la stessa nella quale vennero uccisi di fatica e di stenti migliaia di prigionieri. Ogni giorno, con crudele sistematicità, prigionieri di ogni nazionalità erano torturati e uccisi in quelle celle. L'ampio portone costituiva l'ingresso principale del campo: di lì sono transitati tutti i deportati di Gusen.


L'ingresso del Lager è diventato una villa "di alta rappresentanza", come si suol dire. Qua e là ci sono ancora i residui di un cantiere, ma il più è fatto. Ai due lati della palazzina sono stati costruiti portici e terrazzi. Il passaggio centrale è stato chiuso con una grande vetrata, e si intravede appena il luminoso interno. Ai lati del vialetto d'ingresso hanno portato della terra buona per asgevolare la crescita di piante e fiori. Nel "Bunker", chissà, forse i nuovi proprietari terranno vino o birra.



La residenza oggi. Nel giardino hanno preso forma gli alberelli, il vialetto è asfaltato, in una parola la trasformazione è ultimata. Solo quelle quinte di pietre della zona che fanno da corona alla veranda sono ancora intatte, e parlano, nonostante tutto, della vita e della morte di tanti uomini portati qui a lavorare come schiavi e a morire per la gloria del Reich Millenario.

Anche gli altri campi satelliti di Mauthausen sono stati cancellati, come mai l'Astria vuole che si dimentichi? Perchè questo è potuto accadere? Un buon giornalismo d'inchiesta di queste cose si deve occupare, tenterò di farlo anche se l'impresa travalica le mie forze.



2 commenti:

  1. Con quale animo si può vivere in una casa nelle cui fondamenta esiste tanto dolore e tanta sofferenza? Come si può gioire della propria vita quotidiana sulle ceneri di così tanto orrore? Possibile che queste abitazioni siano state vendute come tutte le altre? Ma questo benedetto mondo non cessa mai di stupirmi!

    RispondiElimina
  2. Anch'io mi sono stupita e poi indignata, quel luogo odora di morte e il minimo che si possa fare è rispettarlo. Figurati che anche il Castello di Hartheim che ha visto l'orrore degli esperimenti dei Nazisti su migliaia di deportati e che si trova ad ovest di Linz è diventato un residence a cinque stelle. C'è da rimanere disgustati.

    RispondiElimina