Li vedo là, allineati come un plotone di esecuzione, armati chi di penna, chi di sentenze e chi di voto. Li riconosco tutti, ad uno ad uno, sempre confusi e differenti tra loro, ma per l’occasione, ora uniti e compatti, addobbati diversamente, con toghe, parrucche e orecchini.
Un insieme grigio, tenebroso, quasi disgustoso. Inguardabile.
Donne, uomini, altri diversi: seri, scherzosi, preoccupati, beffardi, pensierosi come i personaggi di un film sugli alieni, uomini e donne che tra loro si consultano, si osservano, ridono, si salutano con atteggiamenti da persone sconfortate; alcuni si danno il cinque, come nello sport. Tutti recitano la loro parte migliore. Si nasce, si vive e si muore conservando sempre se stessi.
Solo alcuni sono assenti, non possono più partecipare alle parate: sono quelli chiamati a miglior vita.
Ma certamente ci sono anche loro. Sembra di vederli mentre assistono dall’alto, come dai loggioni di un teatro, senza perdersi una battuta di ciò che avviene sul palco sottostante.
Altri, per un pudore ipocrita, uomini abituati a tradire, restano coperti dal solito vile riserbo, non hanno neanche più la faccia di esporsi, ma sono presenti, nascosti dietro le quinte, come tutti i traditori, come tutti i falsi e gli ipocriti, e stanno anche loro in trepida attesa.
Non è una festa strapaesana, non ciò che resta del pur genuino provincialismo italiano: mancano i banchi con i pop-corn e le noccioline, mancano le salamelle e le birre.
E questa volta i "lor signori" non sono là schierati per farsi applaudire dalla gente a cui elargiscono promesse e favori, traendone linfa e vita, ma sottraendo loro il futuro.
Sono là in urlato silenzio, nella sintesi delle contraddizioni di una vita consumata nell’odio e nella furbizia.
Sono là nella piazza del Paese per godersi l’esecuzione.
Sono là gonfi di suspense, con l’adrenalina in circolo, pregustando lo spettacolo indecoroso.
Sono là, assetati del "sangue dei vinti” come nella tradizione della storia, sono gli ignavi, gli ipocriti, i falsi, i mistificatori, i traditori, i violenti, i ladri di speranza e di ricchezze, gli imbroglioni, i truffatori, i sabotatori, gli abusivi, i servi, i mafiosi, i saccheggiatori, gli uomini tronfi di potere, i cinici, gli intolleranti ed i violenti.
Sono là, tutti insieme e tutti accecati dall’orrore.
Sono là tutti insieme, in collettivo, a compiere il delitto di massa della libertà e della democrazia.
Ed anche in questa circostanza, però, vedrete che ci sarà chi si porrà il pensiero se la propria assenza potrà notarsi di più della propria presenza.
Un dilemma vero che tormenta da sempre la sinistra italiana.
Perché tutto resti per loro, come era prima.
di Vito Schepisi
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