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martedì 20 maggio 2014

Il Milan si accasa ma dimentica il grande cuore rossonero

Dopo una stagione molto deludente (e non solo una) i dirigenti del Milan hanno inaugurato ieri la nuova sede milanese della squadra, un grande palazzo tinto di rosso e nero molto moderno, tecnologico e forse un po' asettico, che dovrebbe offrire accoglienza a tutti gli sportivi milanisti insieme ad una serie di servizi, ristorante compreso.
Il Milan è la mia squadra del cuore, lo è  per la mia famiglia e per i miei figli, lo è stata per mio padre che ci ha giocato prima che io venissi al mondo e prima che venisse deportato a Mauthausen, quindi per una serie di ragioni molto comprensibili, voglio bene al Milan, vorrei ritornare a sognare con le sue vittorie spettacolari e respirare ancora quello spirito di squadra che lo ha fatto grande. Credo che questo lo vorrebbero tutti i suoi tifosi e sono moltissimi.
Ai primi di aprile sono stata contattata da una persona dello staff di Casa Milan, mi venivano richieste foto vecchie e documenti  inerenti all'appartenenza di mio padre alla squadra  che potessero  apparire a nel Museo storico del Milan. Ho provveduto naturalmente ad inviare il materiale, compreso il mio libro Deportato I 57633 Voglia di non Morire  e il documentario realizzato dal registra Mauro Vittorio Quattrina che ha lo stesso titolo.
Non ho più saputo nulla. Lunedì scorso, ho provato a ricontattare la persona del Milan Club per sapere come procedeva il lavoro dell'allestimento del Museo, mi è stato risposto che era tutto fatto, che mio padre era presente ma che non avendo io richiesto l'invito per l'inaugurazione non avrei potuto essere presente.
Ora, io non volevo certo essere invitata, direi che gli inviti si ricevono e non si richiedono,,, ma lasciamo perdere, da tutto questo ne ho però ricavata una  sensazione che non mi è nuova  e che non mi è piaciuta per nulla,  una mancanza di sensibilità verso chi  nel Milan ci ha giocato in tempi non sospetti, ossia quando al massimo ricevevi per la tua prestazione calcistica un buono pasto, parlo del 1941. Mio padre allora aveva vent'anni e il calcio era la sua passione, non certo la sua fonte di guadagno.
Mi è scappata una risposta molto dura  per il mio interlocutore, gli ho detto "Ricordi sempre amico mio, che è il Milan a dover essere onorato di aver avuto un giocatore come mio padre e non il contrario", ho capito di averlo mandato un po' in confusione, ma nulla di più.
D'altra parte questo Milan non sarebbe piaciuto a mio padre, non gli sarebbe piaciuto per nulla, lui metteva il cuore in tutto ciò che faceva, e in questo Milan il cuore non c'è. Questo non è il Milan che lui ha citato con orgoglio davanti alle SS naziste quando gli chiesero se sapeva giocare a calcio, Questo Milan non riesce a trasmettere la passione, l'orgoglio dell'appartenenza, è  troppo snob, manca di umiltà, manca di cuore e se non ritrova la sua gloriosa storia non ritornerà a vincere.