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mercoledì 25 febbraio 2009

Per salvarci dobbiamo ricominciare a pensare

Per tutto il secolo scorso abbiamo continuato a credere che la mente potesse comprendere la psiche, dominarne la complessità, darle ordine, curarla, guidarla sulla giusta via. È il presupposto della psicoanalisi, della psicoterapia, della medicina psicosomatica. Oggi stiamo rinunciando all'idea che l'esperienza umana sia dotata di senso e che il pensiero possa governarla. Le gente sente sempre meno il bisogno di studiare se stessa, analizzare la propria esperienza, confrontarla con quella degli altri, arrivare ad una visione d'insieme per poi agire. Non vuol fare sforzi, vuole un manuale che in poche parole le dica cosa fare.
Perciò non vuol più saperne della riflessione psicologica, filosofica. Preferisce la narrativa, il cinema, la fiction, i cartoni animati, i videogiochi e la musica. Perchè ti fanno fare delle esperienze, ti fanno vivere altre vite senza richiederti di riflettere e cercare di trovargli un ordine. O i talk show televisivi in cui tutte le opinioni hanno lo stesso valore e non si arriva mai ad una conclusione. Ma, persa la fiducia nella propria mente, per guarire, per eliminare il dolore, per star bene psicologicamente, gli uomini hanno incominciato a guardare al cervello e alla possibilità di risolvere i problemi agendo su di esso.
In caso di nevrosi, di incertezza è inutile andare alle ricerca di un senso. Basta prendere un farmaco. Se sei giù di morale un antidepressivo; se sei eccitato un betabloccante; se sei ansioso un ansiolitico. Ci sono poi la mariuhana e la cocaina. Che però fanno male. Ma domani, ci assicurano gli scienziati, avremo delle meraviglie: chi proverà un grande dolore, per esempio per la morte di un figlio, potrà annullarlo cancellandone il ricordo conservato nei neuroni. E l'innamorato basterà che ingoi una pillola per dimenticare chi lo fa soffrire. Tanto l'innamoramento non è altro che un fatto chimico, prodotto da serotonina, ossitocina e ferormoni. Agendo sul cervello staremo come vorremo!,
Ma è una speranza o un incubo? Amare, sperare, sognare, aver fede, cancellare il ricordo dei dolori e le esperienze sgradevoli a comando, con la chimica, seguendo l'impulso immediato distrugge la nostra persone reale, la nostra identità No. La chimica non basta. Non possiamo rinunciare ad essere noi stessi, coscienti di cosa siamo, di cosa è bene e cosa è male, di avere un criterio per decidere dove andare. No la chimica non basta. Dobbiamo ricominciare a pensare.