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giovedì 29 maggio 2008
Fannulloni nel pubblico impiego
Sembrava strano che si potesse trovare con relativa facilità una soluzione al problema dei fannulloni nella pubblica amministrazione: licenziarli, convincerli a guadagnarsi lo stipendio, quantomeno minacciarli di sanzioni. Difatti al primo incontro fra le parti in causa, cioè il ministro Brunetta e i sindacati, il tavolo come si dice - è saltato per aria. La Cgil ha colto al volo un pretesto qualunque e ha abbandonato la riunione a un quarto d'ora dall'inizio. È una brutta notizia, ma non ci coglie di sorpresa. Sospettavamo che i grandi difensori dei burocrati parassiti fossero i tribuni del popolazzo; adesso ne abbiamo la conferma e l'ha avuta anche Brunetta. Al quale comunque rivolgiamo un invito e un augurio. Non demordere davanti all'ostacolo numero uno e andare avanti con rinnovato slancio; e questo è l'invito. L'augurio: siamo certi che alla fine ce la farà. Gli erigeremo un monumento. Quanto ai sindacati, ho l'impressione siano destinati a morire di vecchiaia. È inammissibile che nel 2008 abbiano ancora la mentalità di mezzo secolo fa quando il mondo era completamente diverso da ora. Gli stessi lavoratori si rendono conto che proteggere ad oltranza gli scaldasedie, mettendoli sullo stesso piano di chi compie il suo dovere, è un'operazione ingiusta e di retroguardia. Un segnale d'agonia imminente la Cgil l'aveva già fornito mesi orsono quando il professor Ichino, dopo la campagna pro efficienza condotta sul Corriere della Sera, incontrò alcuni dirigenti sindacali per suggerire delle idee e questi, senza approfondirle, risposero: ok, formiamo una commissione paritetica poi vedremo. Un modo classico per non combinare un accidente e permettere a chi si gratta di continuare a grattarsi a spese dei cittadini. In effetti non successe più nulla. E se non fosse stato per il ministro della Funzione pubblica, i fannulloni non sarebbero più stati disturbati. Suppongo che Brunetta non sia spaventato dall'atteggiamento assunto dalla Camera del lavoro. Non è un timidone che fugge se qualcuno abbaia. Tra l'altro le sue proposte sono molto ragionevoli. Per esempio quella riguardante il defenestramento dei medici compiacenti che firmano certificati di malattia a gente sana ma desiderosa di assentarsi dall'ufficio per dedicarsi agli hobby preferiti. Sono parecchi i dottori che, non volendo battibeccare con i malati immaginari (e lazzaroni autentici), evitano ogni controllo e rilasciano irresponsabilmente qualsiasi giustificativo. Che, è noto, viene preso per buono anche se buono non è. Non fosse così non sarebbe possibile che la media annuale delle assenze degli statali e affini fosse di 22 giorni, ferie escluse. Ho la sensazione che Brunetta, con o senza la collaborazione dei sindacati, andrà dritto per la sua strada. Gli italiani gliene saranno grati. E veniamo ad altri argomenti. Ieri abbiamo scritto dell'infortunio in cui è incorsa la maggioranza alla Camera impegnata ad approvare, oltre al resto, una leggina a favore di una emittente televisiva, Rete 4. È mancato un centinaio di deputati e la norma non è passata. Come mai? Interpretiamo il fatto alla nostra maniera maliziosa. Vari onorevoli si sono defilati giudicando inopportuna una cosa del genere. Non per il contenuto bensì per l'intempestività con cui è stata presentata. Insomma. Va bene, va benissimo aiutare un'antenna berlusconiana a rimanere in vita, ma non subito e a spoglio elettorale ancora fresco: aspettiamo un po'. Quando? In estate, alla vigilia delle vacanze. Oggi Libero ospita alcuni articoli di autori importanti sul dibattito del momento: che senso hanno i rigurgiti polemici sul fascismo e sul comunismo? Ve ne consiglio la lettura. È un confronto di opinioni interessanti. Per concludere, una battuta sul presidente della Camera, Gianfranco Fini, oggetto di rimproveri per una presunta interferenza indebita. Fini ha annunciato un provvedimento del governo perché fosse approvato dall'assemblea e, leggendolo, si è accorto che era scritto coi piedi e lo ha detto. Apriti cielo. Neanche avesse bestemmiato. Gli hanno tirato le orecchie: tu sei un arbitro imparziale, non devi commentare, sei un notaio eccetera. Un vasto assortimento di stupidaggini all'insegna del formalismo. Scusate. Ma se in Parlamento il presidente non può parlare che razza di Parlamento è? Oltretutto Fini non ha espresso un parere - e questo sì sarebbe stato indebito - sul merito del documento ma sulla qualità della prosa. Dov'è l'illecito? Illecita semmai è la trascuratezza dei testi. Non denunciarla.
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sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
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