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venerdì 25 luglio 2008

"Un cappello pieno di ciliegie"

Ecco un brano bellissimo del libro inedito di Oriana Fallaci

“Ora che il futuro s’era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l’inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d’estate costituiva il mio Io. Naturalmente sapevo bene che la domanda perché-sono-nato se l’eran già posta miliardi di esseri umani ed invano, che la sua risposta apparteneva all’enigma chiamato Vita, che per fingere di trovarla avrei dovuto ricorrere all’idea di Dio. Espediente mai capito e mai accettato. Però non meno bene sapevo che le altre si nascondevano nella memoria di quel passato, negli eventi e nelle creature che avevano accompagnato il ciclo della formazione, e in un ossessivo viaggio all’indietro lo dissotterravo: riesumavo i suoni e le immagini della mia prima adolescenza, della mia infanzia, del mio ingresso nel mondo. Una prima adolescenza di cui ricordavo tutto: la guerra, la paura, la fame, lo strazio, l’orgoglio di combattere il nemico a fianco degli adulti, e le ferite inguaribili che n’erano derivate. Un’infanzia di cui (…) (…) ricordavo molto: i silenzi, gli eccessi di disciplina, le privazioni, le peripezie d’una famiglia indomabile e impegnata nella lotta al tiranno, quindi l’assenza d’allegria e la mancanza di spensieratezza. Un ingresso nel mondo del quale mi sembrava di ricordare ogni dettaglio: la luce abbagliante che di colpo si sostituiva al buio, la fatica di respirare nell’aria, la sorpresa di non star più sola nel mio sacco d’acqua e condivider lo spazio con una folla sconosciuta. Nonché la significativa avventura di venir battezzata ai piedi di un affresco dove, con uno spasmo di dolore sul volto e una foglia di fico sul ventre, un uomo nudo e una donna nuda lasciavano un bel giardino pieno di mele: la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, dipinta da Masaccio per la Chiesa del Carmine a Firenze. Riesumavo in ugual modo i suoni e le immagini dei miei genitori, da anni sepolti sotto un’aiola profumata di rose. Li incontravo ovunque. Non da vecchi cioè quando li consideravo più figli che genitori, sicché a sollevare mio padre per posarlo su una poltrona e a sentirlo così lieve e rimpicciolito e indifeso, a guardarne la testolina tenera e calva che si appoggiava fiduciosamente al mio collo, mi pareva di tenere in braccio il mio bambino ottuagenario. Da giovani. Quando eran loro a sollevarmi e a tenermi in braccio. Forti, belli, spavaldi. E per qualche tempo credetti d’avere in pugno una chiave che apriva qualsiasi porta. Ma poi m’accorsi che ne apriva alcune e basta; né il ricordo della prima adolescenza e dell’infanzia e dell’ingresso nel mondo né gli incontri coi due giovani forti e belli e spavaldi potevan fornire tutte le risposte di cui avevo bisogno. Superando i confini di quel passato andai in cerca degli eventi e delle creature che lo avevano preceduto, e fu come scoperchiare una scatola che contiene un’altra scatola che ne contiene un’altra ancora all’infinito. E il viaggio all’indietro perse ogni freno. Era un viaggio difficile: troppo tardi per interrogare i propri avi Un viaggio difficile in quanto era troppo tardi per interrogare chi non avevo mai interrogato. Non c’era più nessuno. Restava solo una zia novantaquattrenne che alla preghiera dimmi-zia-dimmi mosse appena le pupille annebbiate e mormorò: «Sei il postino?». Con la zia ormai inutile, il rimpianto d’una cassapanca cinquecentesca che per quasi due secoli aveva custodito la testimonianza di cinque generazioni: antichi libri tra cui un abbaco e un abbecedario del Settecento, rarissimi fogli tra cui la lettera d’un prozio arruolato da Napoleone e sacrificato in Russia, preziosi cimeli tra cui una federa gloriosamente macchiata da una frase indimenticabile, un paio d’occhiali e una copia del Beccaria con la dedica di Filippo Mazzei. Cose che ero riuscita a vedere prima che finissero in cenere, una terribile notte del 1944. Con la cassapanca perduta, qualche oggetto salvato per caso: un liuto privo di corde, una pipa d’argilla , una moneta da quattro soldi emessa dallo Stato Pontificio, un vetusto orologio che stava nella mia casa di campagna e che ogni quarto d’ora suonava i rintocchi della campana di Westminster. Infine, due voci. La voce di mio padre e la voce di mia madre che narravano le storie dei rispettivi antenati. Divertita ed ironica quella di lui, sempre pronto a ridere anche sulla tragedia. Appassionata e pietosa quella di lei, sempre pronta a commuoversi anche sulla commedia. Ed entrambe talmente remote nella memoria che la loro consistenza appariva più tenue d’una ragnatela. A evocarle di continuo, però, e a connetterle col rimpianto della cassapanca o coi pochi oggetti salvati, la ragnatela si irrobustì. Si infittì, si fece un solido tessuto, e le storie crebbero con tanto vigore che a un certo punto mi divenne impossibile stabilire se appartenessero ancora alle due voci oppure se si fossero trasformate in un frutto della mia fantasia….”
"Un cappello pieno di ciliegie" sarà in libreria il 30 luglio - editore Rizzoli

mercoledì 7 maggio 2008

Apre la Fiera del Libro e che ci salvi la bellezza!

«Ci salverà la bellezza», dice lo slogan della ventunesima Fiera del libro di Torino. Ma la cultura da domani a Torino rischia di essere macchiata dall’ideologia esasperata. Il dilemma di Dostoevskij condizionato da 101 sigle di autonomi, anarchici, comitati propalestina, e anche un partito, i Comunisti italiani (ma lacerato al suo interno), che parteciperanno al corteo di sabato «per boicottare» Israele ospite d’onore della Fiera 2008.

Sarà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad inaugurare domani con 4mila studenti il salone dei grandi numeri: 1400 espositori, 75 nuovi editori. «Non è una visita blindata», ha precisato ieri il prefetto di Torino, Paolo Padoin. Ma nei prossimi giorni circa 400 tra poliziotti e carabinieri sorveglieranno la zona del Lingotto e l’antiterrorismo è già in allerta da settimane. La prefettura di Torino è in stretto contatto con le questure di altre città italiane per avere un quadro degli arrivi.

C’è la mobilitazione degli autonomi attraverso Internet per predisporre pullman da Roma, Bologna, Firenze, Napoli, Milano, Pisa. E c’è poi un altro livello della contestazione ideologica, quello degli intellettuali pro-Palestina, con polemiche che investono ormai sempre più direttamente il capo dello Stato: dopo lo scrittore egiziano Ramadan, ieri anche Gianni Vattimo ha criticato: «Napolitano ha smentito se stesso» su paragone tra «antisemitismo e antisionismo».

Il timore è anche quello di un isolamento della protesta da riferimenti politici. Sul sito del Forum Palestina è stata pubblicata ieri una lettera aperta a Manifesto e Liberazione, i due quotidiani più a sinistra della stampa italiana. L’accusa, come si legge, è quella di «ostracismo in modo piuttosto miope verso una campagna di contestazione di un evento politico grave. Avete riproposto quella rottura tra quartieri generali e popolo della sinistra» emersa «nelle recenti elezioni». Al divieto di volantinaggio e banchetti davanti alla Fiera, il comitato Free Palestine risponde: «Non accettiamo zone rosse. Noi ci prendiamo tutti gli spazi per la contestazione».

Il Pdci sembra in crisi piena: la segreteria torinese aderisce, Marco Rizzo, europarlamentare torinese dà l’adesione anche se sarà a Roma, ma il capogruppo in Regione Piemonte, Luca Robotti, si è dissociato: «Per evitare casini basta non partecipare».
«Se si blinda la città si va a rischio provocazioni - valutava ieri Rizzo al Giornale -. Una cabina di regia tipo G8 di Genova mi pare sia da evitare. Bisogna usare il buon senso».

È «legittimo criticare», ma non lo è «bruciare bandiere nelle piazze, promuovere boicottaggi», ha chiarito il ministro degli Esteri in pectore Franco Frattini. In Senato un gruppo di parlamentari del Pdl ha presentato una interrogazione in cui si chiede alle autorità di «reprimere l’antisemitismo».

Le bandiere incendiate l’1 maggio a Torino «mi hanno fatto tornare alla mente - è stato il commento ieri di una delle scrittrici israeliane ospiti, Nava Semel - la Bebelplatz di Berlino, dove nel 1933 facinorosi nazisti fecero un falò dei libri di scrittori ebrei».

Nota a Margine
Vi aspetto alla fiera del Libro dall'8 al 12 maggio (Padiglione 2, J126 K125).
IBS ospiterà scrittori, giornalisti, politici, artisti: Clive Cussler, Dario Fo, Giorgio Faletti, Arto Paasilinna, Giancarlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Ildefonso Falcones, Andrea Vitali, Massimo Gramellini, Max Pezzali, Giuseppe Giacobazzi, Natalino Balasso, Cirri e Solibello e anche me....
Per tutti ci sarà un buono acquisto da utilizzare su IBS e un simpatico omaggio!
Ciao a tutti
Manuela