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mercoledì 15 aprile 2009

SANTORO: la TV dell'odio

Non si era levata foglia, in tutta una settimana. Nessuno, nemmeno Di Pietro o Beppe Grillo, avevano detto "ba" contro la protezione civile, i soccorsi, il modo di operare del governo dopo il terremoto in Abruzzo. E non certo per bontà d'animo: non c'era -evidentemente- molto d criticare. Michele Santoro invece c'è riuscito, col valido aiuto dello smilzo Travaglio. E' stato in grado di costruire la sua Annozero mettendo sul banco degli imputati, gira che ti rigira, il solito Berlusconi. Ora Santoro è sotto inchiesta, il direttore generale nuovo di zecca, Mauro Masi, e il presidente Paolo Garimberti si vedranno in settimana per valutare il da farsi. Sul parere dell'azienda è pronta a esprimersi anche la Vigilanza, dice il presidente Sergio Zavoli, che sottolinea la necessità, nei programmi di inchiesta, di «dar voce a istanze diverse». «Parlare delle inefficienze non vuol dire criticare quelli che hanno prestato soccorso, vuol dire criticare la macchina organizzativa», si schermisce ora Marco Travaglio, accusato di fare sciacallaggio e una tv dell'odio, insieme col compagno Michele. Una tv pubblica «indecente, l'unica cosa stonata in questa tragedia», come l'ha definita Gianfranco Fini. «La tv pubblica non può comportarsi in questo modo», ha detto Berlusconi, mentre ancora girava per i campi tenda pieni zeppi di famiglie distrutte. Piena solidarietà alla protezione civile perfino dai vertici Rai.

E ma c'è chi riesce a difendere Santoro, gridando all'editto bulgaro bis. La radicale Emma Bonino, il leader Idv Antonio Di Pietro («Berlusconi e i suoi sodali possono permettersi di infangare Annozero solo perché dall'altra parte c'è un'opposizione molle», un colpo al cerchio e uno alla botte), Usigrai («Difenderemo la libertà di fare domande e avere risposte», dice il segretario Carlo Verna) e Federazione nazionale della stampa. «Indecente non è un programma giornalistico che fa domande», arringa il presidente Roberto Natale, bensì pretendere che l'informazione Rai non si interroghi «su eventuali responsabilità». Dimentica, Natale, che compito del giornalista è farsi le domande, ma non avere già in testa le risposte. Le domande retoriche, quelle, non valgono.