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domenica 29 novembre 2015

Le radici cristiane dell'Unione europea, una occasione mancata



di DI MARIO DE SCALZI 

Se ne discusse, per la verità con poca passione, per circa quattro anni dal 2003 al 2007. Era opportuno inserire nella Costituzione Europea, o almeno nel suo "preambolo", un riferimento alle comuni i radici giudaico-cristiane? Alla fine si decise per il no. Il più attento – e non settario - sostenitore della tesi favorevole fu, curiosamente, un laico di ferro, tale Giuliano Amato, ex braccio destro di Craxi, ex presidente del consiglio e vice presidente proprio della Convenzione che varò quello che doveva essere il manifesto della nuova Europa. Entrato in vigore nel 2009, nessun europeo lo ha mai letto, pochissimi ne conoscono l’esistenza. Le radici cristiane dell'Unione europea, una occasione mancata A onor del vero occorre dire che anche la Chiesa Cattolica Romana non fece una forte e adeguata battaglia di principio per ottenere quell'inserimento nella Costituzione. Ci furono timide parole di Karol Woityla (peraltro sempre pronto a partire lancia in resta contro i laicismi di stato) e pochissimi documenti formali dei vescovi europei. Una tiepidezza che si ritrova nelle parole di allora di mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee:«Non è certo interesse delle Chiese ritrovarsi semplicemente nominate nella Convenzione europea. Quello che sta a cuore è che siano presenti in Europa i valori che si ispirano al cristianesimo». Belle parole e nobili proponimenti. Ma da laico impenitente, io chiedo: se la costituzione europea fosse stata un po' più cristiana, con meno reverenziali timori dell’Islam e di altre minoranze religiose, saremmo oggi qui a parlare delle scuole che hanno tolto dalle aule i crocifissi? O di quei presidi che hanno eliminato manu militari dal calendario scolastico la festività del natale? O di chi vorrebbe sopprimere il presepe ?( A proposito, perché l’albero decorato no?). E ancora: ci sarebbe stata ugualmente l’invasione di clandestini e rifugiati provenienti da Medioriente ed Africa, se già nella costituzione europea ci fosse stato il baluardo ideologico del richiamo alle comuni radici cristiane? Ci sarebbe un proliferare di Moschee illegali in migliaia di box per auto o privati appartamenti dove la fa da padrone il proselitismo terrorista dell’ISIS? Quelle comuni radici giudaico-cristiane insomma potevano essere opportune (e sono comunque maggioritarie) o non esserlo. Ma anche i laici oggi dovrebbero riconoscerne una funzionalità politica che una giovane federazione di stati come la UE avrebbe dovuto ben ponderare con un occhio al futuro. Un futuro che avrebbe fatto irruzione solo pochi anni dopo dalle porte del mediterraneo, su carrette del mare cariche di disperati, o con colonne umane in marcia attraverso Turchia, Grecia , Macedonia travolgendo muri e fili spinati molto più deboli delle idee e delle certezze religiose. Di cui loro sono dotati. E noi no.