«Eccomi qui, a parlare con alcune delle persone più intelligenti del mondo e nemmeno me n’ero accorto», aveva sorriso il tenente Colombo in un episodio della leggendaria serie prodotta negli Usa a cavallo tra il 1968 e il 2003. Svampito e curioso come un bambino, per trent’anni Peter Falk ha incantato il pubblico con il suo personaggio strambo e geniale. Il suo era un personaggio vecchia maniera, che amava la musica e si fermava a osservare i fiori: l’America l’aveva amato, gli aveva regalato un Emmy e due nomine agli Oscar, era corsa ad ammirarlo sui palcoscenici di Broadway. Ma adesso, a 81 anni, quella battuta porta con sé una devastante realtà: come Ronald Reagan, come Rita Hayworth, come migliaia di altri anziani anche Peter Falk soffre di Alzheimer.
Lo scorso aprile i paparazzi l’hanno fotografato per le strade di Beverly Hills, sporco e coi capelli spettinati, che urlava bestemmie in faccia ai passanti a pochi isolati dalla sua villa. Le foto avevano fatto il giro del mondo, un rotocalco aveva scritto che ormai l’attore trascorreva le giornate a rivedere decine di episodi di Colombo nel salotto di casa e i fan avevano cominciato a disperarsi. Possibile che, stavolta, davvero non fingesse di essere confuso, anomalo, perso nei suoi pensieri? Possibile che il loro amato detective fosse veramente destinato alla demenza senile? Adesso sua figlia Catherine è decisa a sbattere la malattia del padre in prima pagina: ha accusato la seconda moglie dell’attore, Shera - sposata con Falk da più di trent’anni - di non volerlo curare, di nasconderlo agli amici e al mondo per questioni di eredità. «Papà non riesce più a vestirsi, si sbrodola, non riconosce le persone e si perde per strada - ha raccontato - e sua moglie mi impedisce di vederlo dall’estate scorsa. Devo assolutamente aiutarlo».
Il tribunale di Los Angeles ascolterà la sua richiesta a fine gennaio, ma nel frattempo le vendite dei dvd di Colombo sono salite alle stelle.
da Il Giornale
Purtroppo il Morbo di Alzheimer è una patologia in costante aumento, si annovera tra i diversi tipi di demenza le cui le cause devono ricercarsi anche nelle vasculopatie e certamente nel deterioramento del cervello umano dovuto al prolungamento della vita. Per questi malati si fa poco, vengono considerati dementi e invece dementi non sono, sono portatori fino all'ultimo istante della loro vita, di tanto affetto anche se spesso non espresso compiutamente. La loro primaria necessità è la vicinanza con le persone che li amano e che rappresentano l'unica certezza della loro vita parziale. Molto occorre fare perchè a queste persone venga garantita la propria dignità in tutti gli stadi della malattia e perchè le loro famiglie non li abbandonino al loro destino per inadeguatezza, per egoismo e per paura di un futuro difficile accanto a loro.
Segnalo l'Associazione IL CICLAMINO operante a Milano e il gruppo su FACEBOOK in sostegno dei malati di alzheimer e delle loro famiglie.
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