Torno a parlare di Sarah, una bambina di 15 anni vittima di quella che considerava una famiglia così perfetta da volerne addirittura farne a tutti gli effetti, quella dello zio Michele e della cugina Sabrina, i suoi carnefici.
L'orrore si aggiunge all'orrore, il dolore al dolore. Sarah non c'è più e la sua morte ha portato allo scoperto le ipocrisie e gli odi presenti nella sua famiglia, ma in quante famiglie che conosciamo ci si ammanta di un perbenismo di facciata e si nascondono tensioni così forti da tradursi poi in atti abberranti o in vera e propria violenza ? Tante, davvero tante. Di alcune conosceremo l'esistenza quando accadrà un altro fatto come quello di Avetrana, di altre forse continueremo a vedere solo la veste migliore fino a che un dolore, una malattia o una disgrazia non le metterà alla prova facendone saltare i precari equilibri.
Quante volte abbiamo sentito dire ai vicini di una di queste famiglie ..."sembrava una famiglia modello".. oppure .."non ci eravamo accorti di come fossero queste persone"...? Tante. Tantissime.
Ieri ho ascoltato con interesse uno psicologo, uno dei molti che in questi giorni ha analizzato i fatti di Avetrana e una sua frase mi ha particolarmente colpito ed è questa: "molte volte all'interno di un nucleo famigliare non si vogliono vedere alcuni comportamenti, e non li si vogliono vedere per autodifesa, perchè farebbe troppo male doverne prendere atto, perchè prendendone atto si sarebbe costretti a cambiare tutta la propria vita....."
E' una frase che ritengo profondamente vera perchè capita spesso anche ad ognuno di noi che per paura di perdere degli affetti reali o presunti, o per timore di cambiamenti drastici nelle proprie relazioni, si sia inclini ad essere accondiscendenti, a giustificare, ad andare avanti anche se si è profondamente infelici e se ci si rende conto che gli affetti a cui ci si aggrappa non sono sinceri o forse sinceri non lo sono stati mai.Ogni tipo di rapporto familiare può essere soggetto a questo stato di "coma indotto", quello tra figli e genitori, tra fratelli e sorelle, tra marito e moglie.
Forse ora, davanti all'ennesimo caso di violenza famigliare, potremmo trovare tutti il coraggio di guardare anche in casa nostra, di analizzare i nostri sentimenti e magari di cambiare la nostra vita, cominciamo a parlare con chi con il suo comportamento ci fa star male e poi se non troviamo vie d'uscita tagliamo drasticamente quei rami secchi che condizionano la nostra vita negativamente. Ricordiamoci che anche in famiglia possono esserci persone cattive, persone che noi abbiamo il dovere di allontanare per evitare che ci facciano ancora soffrire.
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