Berlusconi sarebbe tentato di «rottamare» il Popolo della libertà e dar vita a qualcosa di innovativo. Boatos di palazzo confermano che il Cavaliere avrebbe già incaricato una società di marketing di disegnare un nuovo logo e un nuovo nome per il sempre più probabile ex Pdl. In effetti ai suoi occhi ripresentarsi alle elezioni con lo stesso simbolo con cui ha stravinto nel 2008 assieme a «quello lì» - visto che in privato è raro che il Cavaliere pronunci il nome di Fini - non lo convince del tutto. L’idea sarebbe quella di cambiare, di dare una svolta anche d’immagine al partito e di recuperare lo spirito del 1994 quando, in pochi mesi, scese in campo con Forza Italia e sbaragliò la gioiosa macchina da guerra delle sinistre, guidate da Occhetto. Per il Cavaliere è un po’ come se Fini, col suo strappo, avesse ferito anche il partito nel quale ha militato - seppur obtorto collo - fino all’estate scorsa. Sulla questione ci starebbero ragionando in molti tra i quali il sottosegretario Santanchè e l’ex ministro Scajola.
Resta il mistero sul nome. Certo è che al premier «Popolo della libertà» non piace più. Lo trova poco diretto, poco efficace, poco immediato. Il Cavaliere vorrebbe trovare qualcosa di simile al ’94: rivoluzionario e d’impatto allo stesso tempo e non è del tutto escluso che la formula «Forza Italia» venga in qualche modo riesumata. Un nuovo nome e un nuovo logo anche per scongiurare pretese sul simbolo da parte dei finiani? Gli esperti giuridici del partito tendono ad escluderlo sebbene in più occasioni il colonnellissimo Bocchino abbia minacciato la guerriglia anche su questo fronte. Secondo il finiano servirebbe la firma di tutti i fondatori del partito affinché il proprietario lo possa utilizzare. Quindi anche quella di Fini. Secondo i berlusconiani, invece, la contestazione non sta in piedi né da un punto di vista tecnico, né giuridico, né elettorale. «Il nostro statuto parla chiaro - dice l’onorevole pidiellino Ignazio Abrignani - soltanto i tre coordinatori possono utilizzare il simbolo Pdl». Tuttavia, onde evitare di impelagarsi in una guerra di codici e codicilli con conseguenti estenuanti ricorsi al Tar, meglio sarebbe tagliare la testa al toro e creare una nuova «cosa». Qualcuno frena il premier sostenendo che, in così poco tempo, sarebbe difficile far conoscere a tutti un logo nuovo di zecca. Ma le mission impossibile al Cavaliere sono sempre piaciute. Altro vestito ma anche altro corpo al partito di centrodestra. Non è un mistero che al leader piaccia l’idea di rilanciare il movimentismo sotto varie forme. A Roma, per esempio, chi sta lavorando sodo per trovare sinergie con i circoli dei tea party è il senatore Stefano De Lillo. Assieme ad altri parlamentari pidiellini sta mettendo benzina della società civile nel motore del partito.
Ad ogni modo l’input arrivato a diversi parlamentari è quello di tenersi pronti a tutti, anche ad una nuova avventura elettorale. Parole d’ordine: meno Stato, meno sprechi, meno spesa pubblica, meno tasse, avanti col federalismo e basta con la politica politicante della Prima Repubblica.
(da Il Giornale)
Nessun commento:
Posta un commento