Di tutti gli errori che i genitori possono commettere, il favoritismo e il rifiuto sono molto importanti sia per frequenza che per peso delle conseguenze. I genitori che privilegiano un figlio rispetto all’altro non ammettono mai il loro comportamento discriminatorio ma i fratelli che lo subiscono come uno schiaffo ingiustificato, ne vengono segnati profondamente. I risentimenti verso i genitori, l’avversione tra fratelli hanno spesso come causa atteggiamenti sistematici come rimproverare sempre e comunque il fratello maggiore o portare i regali più belli al piccolo. Quando uno dei figli viene favorito si fa un doppio danno: il favorito viene viziato, e lo sfavorito cresce insicuro e pieno di risentimento. Il rifiuto dei genitori nei confronti di un figlio è spesso motivato dalla gravidanza indesiderata o dalla delusione rispetto al sesso atteso. Il figlio è oggetto sistematico di atteggiamenti ostili, critiche malevole e disconferme continue. Le conseguenze per il bambino possono variare da timidezza, aggressività, disobbedienza, terrore notturno, enuresi, incontinenza fecale, tic, crudeltà verso gli animali, balbuzie, tiranneggiare, mentire, rubare. Non occorre intenzionalità malevola da parte dei genitori perché il bambino si senta rifiutato. Anche il bambino trascurato perché il papà e la mamma sono troppo impegnati col lavoro o peggio con il circolo del bridge, viene gravato da angosce che possono dare ugualmente pesanti manifestazioni.
Quello che saranno i nostri figli dipende in gran parte da quello che siamo noi genitori. Se un genitore è ansioso trasmetterà l’ansia anche al figlio. Ugualmente una depressione di un adulto, oltre a creare dinamiche familiari difficili, si tradurrà in sintomi per i componenti della famiglia. L’amore, la tolleranza, l’affetto, la pacatezza, il parlare con tono moderato, la comprensione fanno crescere i figli equilibrati. L’ira, l’insofferenza, l’irritabilità, il cattivo umore, la litigiosità, la gelosia, la drammatizzazione dei problemi, la vociosità, il turpiloquio non possono non procurare effetti negativi al bambino.
L’atteggiamento dei genitori è molto importante per lo sviluppo sessuale del figlio. La manipolazione dei genitali nel bambino è sempre normale e non va mai repressa. Le osservazioni del bambino circa le differenze anatomiche tra i due sessi non vanno mai mutate in barzelletta da raccontare. Se il bambino chiede bisogna rispondere semplicemente senza reticenze ma anche senza dilungarsi troppo. Nei giochi sessuali tra i bambini piccoli non bisogna interferire. Il naturismo adottato dalla famiglia, ossia stare nudi in casa, non deve mai ovviamente significare la possibilità dei bambini di assistere al rapporto sessuale dei genitori. La privacy va estesa anche all’uso del bagno che non deve mai essere collettivo. La naturalezza dei rapporti familiari non deve mai significare invasione degli spazi individuali. Il bambino e più tardi l’adolescente devono poter manipolare liberamente il proprio corpo, senza interferenza alcuna da parte dell’adulto, e per questo nella casa bisogna adottare il principio di territorialità. La separazione degli spazi di espressione sessuale degli adulti e di quelli dei bambini deve essere ferrea e rigorosa. Vanno abolite nei limiti del possibile situazioni di promiscuità nella famiglia. Il rischio teorico dell’incesto non va mai sottovalutato. E’ opportuno ugualmente guardare con un occhio di sana vigilanza ai parenti assidui della famiglia. Chi l’avrebbe mai detto che proprio lo zio così per bene, il nonno così tanto affettuoso avrebbero fatto quelle cose per cui la nipote ne porta un segno profondo per tutta la vita?
I bambini imparano il 99 per cento da quello che i genitori fanno, e l’uno per cento da quello che i genitori raccomandano. Un padre irascibile, volgare, violento perde ogni credibilità educativa agli occhi dei figli. Un figlio non può non essere disadattato se lo sono i suoi genitori. Gli attriti coniugali producono guasti enormi. La separazione e il divorzio oltre che essere una sciagura per gli innocenti suggeriscono una grande sfiducia sulla possibilità di costruire a loro volta una famiglia stabile. Un padre o una madre spesso ubriachi sconvolgono la vita del figlio, al pari di un genitore cocainomane o schiavo del gioco. Un padre che sistematicamente a sera rientrando a casa scarica sulla famiglia attonita le proprie ansie di fallimento distillando angoscia nella mente di un figlio che divenuto adolescente potrebbe nella sua ansia di evadere trovare l’eroina, si sentirà mai una sorta di spacciatore? Sicuramente no. Eppure anche quel padre ha contribuito a spacciare la droga al figlio. Se i figli stanno male psicologicamente e se si comportano male vuol dire che anche i genitori hanno avuto problemi. Quindi nessuno è colpevole e c’è una sorta di catena deterministica che lega varie generazioni di genitori e di figli. Ma non è così. Il genitore che sbaglia potrà avere tutte le attenuanti del mondo, ma è sempre colpevole.
Domenico Iannetti
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