Riporto un articolo apparso su Il Culturista a firma dell'amico Vito Schepisi .
Se un esperto di questioni economiche, neutrale, magari non italiano, venisse in  Italia a prendere atto delle condizioni della nostra economia, informatosi sul  clima politico interno, sorriderebbe. Con ironia anglosassone gli sfuggirebbe  quell’espressione molto consueta fuori d’Italia: “Italians!”, che sintetizza le  nostre contraddizioni. Chiederebbe poi divertito se il circo dei pazzi avesse,  per caso, messo le tende sulla Penisola.
Dopo l’attimo d’ironia, richiesto di  esprimersi nel merito, con la serietà per la delicatezza dell’argomento, avrebbe  detto che l’Italia è un Paese che non smette mai di sorprendere. Nel bene e nel  male. Un’Italia che, nel giro di attimi, sa essere lucida e folle. Prima  dimostra, in economia, in una congiuntura molto difficile e pericolosa, come  quella della recente crisi mondiale dei mercati, d’essere un grande Paese, con  tanta inventiva, con molto carattere e con tanta caparbia volontà di  risollevarsi. Subito dopo, invece, alla responsabilità l’Italia fa seguire  segnali d’instabilità, e mostra tanto pressapochismo incosciente nel voler  aprire una crisi politica al buio, in un momento, invece, in cui apparirebbero  più auspicabili la coesione e la responsabilità per favorire la  ripartenza.
Prima le lodi a Tremonti per il rigore e la fermezza delle misure  adottate, rivelatesi assolutamente vincenti in un Paese gravato da un massiccio  debito pubblico, poi le perplessità per la linea delle opposizioni e di parte  delle rappresentanze sociali, alle quali si sono associate anche alcune frange  della maggioranza, di opporsi al contenimento della spesa, se non persino di  pensare ad allargarla.
L’osservatore neutrale avrebbe anche attestato che,  all’estero, il nostro Ministro dell’economia è molto stimato e avrebbe osservato  come il Ministro abbia contribuito, nei due anni trascorsi, a rilanciare  l’immagine dell’Italia fino a farne una protagonista di rilievo sulla scena  internazionale e nei vertici tra le più importanti economie industriali della  Terra. L’Italia con Berlusconi, Frattini e Tremonti è diventata partner ambito e  rispettato dalle grandi potenze, cosa mai accaduta in passato, ed interagisce,  in modo credibile e corretto, con tutti i Paesi del mondo, ricevendone, oltre al  rispetto, anche i vantaggi di una rete di opportunità nella reciproca  collaborazione commerciale.
L’economista avrebbe rilevato, invece, come  negativo l’atteggiamento “sfascista” delle opposizioni che, a differenza di ciò  che era accaduto negli altri paesi dove, per l’interesse comune, tutte le forze  politiche di maggioranza e di minoranza si erano riunite attorno alle misure di  contenimento e di cautela, in Italia si erano, al contrario, impegnate a  seminare panico. La sfiducia e l’allarmismo, infatti, sono in assoluto i nemici  peggiori da battere quando c’è recessione economica.
Fin qui l’osservatore,  ma anche a noi è apparsa strana e anacronistica un’opposizione che si richiama  ai valori del lavoro e degli impegni sociali e che è, invece, impegnata solo a  ostacolare gli sforzi del Governo, anche a dispetto degli interessi di tutti, di  ricchi e poveri, di giovani e anziani. In nessun paese democratico le  opposizioni assumono atteggiamenti così sfascisti, mostrando così cinico  disinteresse per le conseguenze sociali e per le ricadute sull’occupazione e sui  giovani. Una follia della sinistra italiana, ma anche di altri nuovi  avventurieri che, anch’essi privi di scrupoli, si sono aggiunti per  strada.
Esistono, e sono legittime, le differenze politiche tra i modi di  pensare allo sviluppo di un Paese. Ogni partito ha le sue strategie e i propri  modelli da proporre. Noi pensiamo che alcuni siano farlocchi e che abbiano  invece uno sguardo al presente e, in particolare, alle ambizioni dei loro  protagonisti. Adattare le scelte politiche alle proprie ambizioni, però, non è  un esempio di buon intuito politico, né di grande profilo etico: è un metodo da  prima repubblica; un espediente da degenerazione partitocratica; un evidente  sintomo di supponenza e di arroganza. Il tentativo di ribaltare le scelte degli  elettori innesca una pericolosa deriva autoritaria ed è, allo stesso tempo,  sintomo di scarso interesse per il Paese, soprattutto perché una crisi politica  oggi è assolutamente da irresponsabili.
VITO SCHEPISI
 
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