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giovedì 9 dicembre 2010

La gang degli irresponsabili

Riporto un articolo apparso su Il Culturista a firma dell'amico Vito Schepisi .

Se un esperto di questioni economiche, neutrale, magari non italiano, venisse in Italia a prendere atto delle condizioni della nostra economia, informatosi sul clima politico interno, sorriderebbe. Con ironia anglosassone gli sfuggirebbe quell’espressione molto consueta fuori d’Italia: “Italians!”, che sintetizza le nostre contraddizioni. Chiederebbe poi divertito se il circo dei pazzi avesse, per caso, messo le tende sulla Penisola.
Dopo l’attimo d’ironia, richiesto di esprimersi nel merito, con la serietà per la delicatezza dell’argomento, avrebbe detto che l’Italia è un Paese che non smette mai di sorprendere. Nel bene e nel male. Un’Italia che, nel giro di attimi, sa essere lucida e folle. Prima dimostra, in economia, in una congiuntura molto difficile e pericolosa, come quella della recente crisi mondiale dei mercati, d’essere un grande Paese, con tanta inventiva, con molto carattere e con tanta caparbia volontà di risollevarsi. Subito dopo, invece, alla responsabilità l’Italia fa seguire segnali d’instabilità, e mostra tanto pressapochismo incosciente nel voler aprire una crisi politica al buio, in un momento, invece, in cui apparirebbero più auspicabili la coesione e la responsabilità per favorire la ripartenza.
Prima le lodi a Tremonti per il rigore e la fermezza delle misure adottate, rivelatesi assolutamente vincenti in un Paese gravato da un massiccio debito pubblico, poi le perplessità per la linea delle opposizioni e di parte delle rappresentanze sociali, alle quali si sono associate anche alcune frange della maggioranza, di opporsi al contenimento della spesa, se non persino di pensare ad allargarla.
L’osservatore neutrale avrebbe anche attestato che, all’estero, il nostro Ministro dell’economia è molto stimato e avrebbe osservato come il Ministro abbia contribuito, nei due anni trascorsi, a rilanciare l’immagine dell’Italia fino a farne una protagonista di rilievo sulla scena internazionale e nei vertici tra le più importanti economie industriali della Terra. L’Italia con Berlusconi, Frattini e Tremonti è diventata partner ambito e rispettato dalle grandi potenze, cosa mai accaduta in passato, ed interagisce, in modo credibile e corretto, con tutti i Paesi del mondo, ricevendone, oltre al rispetto, anche i vantaggi di una rete di opportunità nella reciproca collaborazione commerciale.
L’economista avrebbe rilevato, invece, come negativo l’atteggiamento “sfascista” delle opposizioni che, a differenza di ciò che era accaduto negli altri paesi dove, per l’interesse comune, tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza si erano riunite attorno alle misure di contenimento e di cautela, in Italia si erano, al contrario, impegnate a seminare panico. La sfiducia e l’allarmismo, infatti, sono in assoluto i nemici peggiori da battere quando c’è recessione economica.
Fin qui l’osservatore, ma anche a noi è apparsa strana e anacronistica un’opposizione che si richiama ai valori del lavoro e degli impegni sociali e che è, invece, impegnata solo a ostacolare gli sforzi del Governo, anche a dispetto degli interessi di tutti, di ricchi e poveri, di giovani e anziani. In nessun paese democratico le opposizioni assumono atteggiamenti così sfascisti, mostrando così cinico disinteresse per le conseguenze sociali e per le ricadute sull’occupazione e sui giovani. Una follia della sinistra italiana, ma anche di altri nuovi avventurieri che, anch’essi privi di scrupoli, si sono aggiunti per strada.
Esistono, e sono legittime, le differenze politiche tra i modi di pensare allo sviluppo di un Paese. Ogni partito ha le sue strategie e i propri modelli da proporre. Noi pensiamo che alcuni siano farlocchi e che abbiano invece uno sguardo al presente e, in particolare, alle ambizioni dei loro protagonisti. Adattare le scelte politiche alle proprie ambizioni, però, non è un esempio di buon intuito politico, né di grande profilo etico: è un metodo da prima repubblica; un espediente da degenerazione partitocratica; un evidente sintomo di supponenza e di arroganza. Il tentativo di ribaltare le scelte degli elettori innesca una pericolosa deriva autoritaria ed è, allo stesso tempo, sintomo di scarso interesse per il Paese, soprattutto perché una crisi politica oggi è assolutamente da irresponsabili.
VITO SCHEPISI

domenica 20 aprile 2008

Venditori di Fuffa

“Fuffa” in dialetto milanese significa roba che appare bella ma che in realtà bella non è, è appunto “fuffa”. Mi da l’impressione che in questa campagna elettorale di fuffa ce ne sia in giro parecchia. Ho seguito ieri sera il dibattito su “Porta a Porta”, protagonisti Casini e Fassino “il Birmano” e di panzane ne ho sentite parecchie. Casini giocava a fare il “nuovo che avanza”, quello che lotterà perchè la politica faccia un passo indietro e Fassino invece sosteneva che far raggiungere i 1000 euro al mese ai precari con integrazione dello Stato era una cosa da fare assolutamente. Non è serio e nemmeno morale propinare agli italiani promesse di questo tipo. Da notizie pubblicate sulla stampa nei giorni scorsi si è saputo che Casini avrebbe deciso di correre da solo perchè la sua richiesta di 10, dico 10, poltrone in senato non era stata accolta dal Pdl e Fassino forse è stato troppo in Birmania e non sa che il governo di cui faceva parte in modo determinante il Pd aveva promesso soldi a tutti, ai nuovi nati, ai pensionati, alle donne … e poi non ha dato niente a nessuno, anzi ha fatto prelievi fiscali tali da mettere in ginocchio l’economia della nazione e prosciugare le tasche degli italiani. Certo ai precari il Governo Prodi non aveva dato ancora niente, ecco che allora il leader del Pd, novello Obama solo perchè ha tradotto il motto “We can” in un romanesco “Se po’ fa…”, prende la palla al balzo e invece di prospettare un calmiere per i prezzi e misure per l’aumento di salari e pensioni, propone che il Governo (ovvero noi) dia a pioggia ai precari una quota integrativa per far loro raggiungere i 1000 sospirati euro. E i soldi dove li troverà? Sembra non esserci alcun problema, diminuirà la spesa pubblica e avrà i denari necessari. Quali fondi vuole tagliare? Quelli per la sanità o quelli per la scuola? Oppurre ridurrà le entrare ai Comuni? Insomma la verità è che la coperta è corta e non può più essere tirata da nessuna parte. La verità è che i partiti dovrebbero aver capito che i cittadini meritano più rispetto e che ne hanno le tasche piene della “fuffa” che elargiscono loro a piene mani, questa volta potrebbe andare veramente tutto a catafascio.