" Gusen, 26 maggio 1945 sabato
Ieri sera il Dott. Piéta leggeva a Pawlak la deposizione del colonnello Ziereis. I tre ordini ricevuti dal Burgermeister Pohl erano di ucciderci tutti con questi mezzi:
1 - far saltare con la dinamite l'imboccatura del tunnel pieno di prigionieri, previa introduzione di gas
2 - cannoneggiare il campo dove rimanevano i servizi e l'ospedale con malati e personale
3 - veleno per i rimanenti
Ziereis ha dichiarato, a sua discolpa tardiva, ma a noi utile, che egli nonostante le insistenze di Pohl, non aveva predisposto nulla per questa carneficina, perchè gli ripugnava. Ha lasciato una lettera alla moglie nella quale la invita a venir qui a deporre sul modo volgare e prepotente con cui era trattato dal Burgermeister.
Zeireis è morto in seguito alla ferita; era stato colpito sul lato destro vicino all'ombelico.
Il dottor Piéta era presente alla deposizione.
Tanti morti in quei giorni! Guardando fuori dalla mia finestra vedevo il cadavere di Ziereis impiccato al reticolato. Un gruppo di deportati l'aveva appeso nudo sulla rete, ormai prima di corrente elettrica, con una croce uncinata e un " Heil Hitler" dipinti sulla schiena: Ci è rimasto per due o tre giorni. Avevo anche pensato di fare un disegno, ma non l'ho fatto. Ero stufo di vedere e disegnare morti"
e ancora, sempre a proposito degli orrori subiti:
"La roccia, l'umana roccia, mantiene dignità anche se non compie alcun atto di giudizio, se non mette in esecuzione la condanna....
La Provvidenza ti salva talvolta senza che tu lo avverta, ti porta fuori dal pericolo, così come l'acqua lascia il fuscello appoggiato alla sponda.... Sia ringraziato il Signore, è già molto che il gran fiume abbia depositato il mio sacco sul limo della spiaggia."
DAL DIARIO DI GUSEN di ALDO CARPI
(il Diario di Gusen è l'unico diario italiano uscito dal lager)
Leggendo Carpi mi viene in mente mio padre, deportato con lui a Gusen e suo caro amico. Quante affinità tra questi due uomini! Entrambi conoscevano il nome del delatore che li aveva denunciati ai fascisti e ai nazisti, entrambi hanno passato la maggior parte della loro deportazione a Gusen, entrambi avevano un amore infinito per la loro famiglia ed erano animati da una grande fede, una fede che ha permesso loro di perdonare i loro aguzzini e non dopo anni dalla liberazione del campo, ma da subito. Non erano uomini comuni, ma "rocce umane"... perchè il perdono è solo dei grandi uomini.
Mio padre aiutò diverse volte il Prof. Carpi e lui gli fu riconoscente per tutta la vita e scrisse di "quel bravo giovane" sul suo Diario di Gusen. Dopo la deportazione, rientrati a Milano, i due si incontrarono in diverse occasioni, rimasero legati da un sincero affetto.
Salve. Non è vero che Diario di Gusen fu l'unico scritto in un lager. Ce ne sono almeno una trentina tradotti in italinao fra cui: Non dimenticarmi. Diario dal lager di un'adolescenza perduta e Diario della mia prigionia nel lager di turco per esempio. Cordiali saluti.
RispondiEliminaWatch Book.
La nota è riportata sul libro.
RispondiEliminaCaro Mauro, non è vero che i diari scritti nei lager sono almeno una trentina, saranno una decina al massimo e comunque non italiani e comunque non su Gusen. L'unico diario italiano è l'ultimo che citi ma è scritto da un militare, e come dovresti sapere, i militari subirono meno.
RispondiEliminaTanto per farti capire che non hai la verità in tasca e ultimamente prendi una cantonata dopo l'altra. Fra l'altro hai preso la pessima abitudine di non firmare i tuoi scritti. Facile, troppo facile.
Book Watch
pessime abitudini, non c'è che dire!
RispondiEliminaBook Watch