lunedì 31 ottobre 2016

LE TERRE SCONVOLTE DAL TERREMOTO SONO L'ANIMA DELL'ITALIA E DELL'EUROPA

Posted: 30 Oct 2016 07:00 AM PDT dal blog di Antonio Socci
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Ci sono voluti due terremoti per far scoprire all’Italia la sua “civiltà appenninica”, cioè l’Italia dei borghi arrampicati sulle colline e sulla dorsale montuosa della penisola.
Ma questa “Italia appenninica” è molto più dei paeselli pittoreschi costruiti in pietra e della buona cucina casereccia poi importata nei ristoranti metropolitani. Molto più dell’amatriciana.
Il terremoto che insiste su quei monti che vanno da Norcia ad Assisi, da Greccio a Gubbio e a Cascia, colpisce il cuore dell’Italia mistica.
Da qui ha cominciato a sorgere l’Europa cristiana: dalle montagne di Norcia dove è nato san Benedetto (e con lui il monachesimo occidentale) e dai colli di Assisi dove è nato ed è vissuto san Francesco (e dove Giotto – pittore appenninico per eccellenza – ha realizzato la svolta decisiva dell’arte figurativa italiana).
E’ dunque la culla di quell’Europa cristiana che l’Ue odierna, in mano a tecnocrati fallimentari, non ha voluto riconoscere nella sua Costituzione.
La stessa Ue che – a quanto pare – non consente all’Italia di finanziare un piano pluriennale di “messa in sicurezza” di questi antichi centri abitati.
IL CUORE DEL MONDO
L’ “Italia appenninica” è quell’ “umile Italia” che Dante evoca proprio all’inizio della Divina Commedia, legandola agli eroi che Virgilio canta nell’epopea della nascita di Roma: la “vergine Camilla”, Eurialo, Niso e Turno.
Dante aggiunge al passato il futuro da lui sognato, quel misterioso “veltro” che “di quella umile Italia fia salute”, cioè salvezza. Dante ama questa Italia pre-romana, poi latina, francescana e benedettina.
La mappa dei due terremoti sembra davvero evidenziare non solo un’area geografica, ma anche storica.
Pure i monti sibillini sono un luogo di leggende antiche dove si uniscono l’antichità pagana, con i suoi oracoli, è l’annuncio cristiano, che – nel Medioevo – crederà di trovare nelle Sibille i presagi messianici che erano espliciti nei profeti d’Israele.
E per questo le Sibille sono rappresentate nelle cattedrali medievali e pure in Vaticano.
Curiosamente la fascia d’Italia colpita dai due terremoti, a cavallo degli Appennini, sembra coincidere quasi perfettamente con l’antico stato pontificio (anche Roma ha tremato).
Infatti arriva fino alle colline marchigiane cantate da Leopardi, che – da Recanati – è il grande poeta dei colli dell’Appennino e dei suoi borghi.
Proprio di lui si è parlato per le ultime due scosse, perché uno dei paesi più colpiti, Visso, custodiva, nel Palazzo dei Governatori, il manoscritto dell’“Infinito”.
Cantare l’Infinito dalle dolci e ondulate colline marchigiane, che sembrano il regno delle piccole cose, è davvero un’espressione del “genio italico”.
La nostalgia dell’assoluto nella domestica semplicità delle nostre valli, piene di torri, boschetti, torrenti, campi e filari.
D’altronde dal colle di Recanati, il grande e timido Giacomo – affacciandosi – poteva scorgere un altro borgo marchigiano che sta proprio lì davanti, Loreto, dove si trovano misteriosamente le povere mura della Santa Casa in cui l’Infinito si è fatto carne, si è fatto uomo. Dove la Bellezza si è incarnata.

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