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sabato 19 marzo 2011

Giornalisti e velinari

In Italia i giornalisti vengono sovente  e da più parti messi sotto accusa, se ne contesta il ruolo, la professionalità e il loro condizionamento politico. Devo dire che in linea di massima condivido il fatto che nella nostra nazione la stampa segua spesso "l'onda" e che sia molto  difficile  assistere a dibattiti televisivi che vedano politici veramente messi in difficoltà da giornalisti con gli attributi, le domande sono spesso  addomesticate e l'onorevole di turno sfrutta l'occasione per farsi propaganda. Questo "sistema" è in uso sia in Tv che sulla carta stampata, oramai i cittadini sanno benissimo le tendenze di questo o quel quotidiano e spesso acquistano quello che sposa proprio il loro pensiero politico rinunciando così ad una informazione non di parte. In realtà per essere informati correttamente si dovrebbero acquistare almeno 6 quotidiani, ma visto i costi di un giornale, credo che pochi se lo possano permettere. Questa è  comunque storia nota ed è proprio per avere la libertà di esprimersi,  che chi scrive ha sempre esercitato la professione da freelance.
In questi giorni invece il dibattito si è spostato sui colleghi che si occupano di cronaca nera: i casi di Sara Scazzi e di Yara Gambirasio e le  cronache dalle varie procure hanno dato l'impressione di una diffusione  pura e semplice della voce degli inquirenti e non, invece, ad una cronaca giornalistica vera e propria.Si è in pratica evitato di esercitare il diritto di critica e questo è certamente  un male visto che   sono tanti e palesi  gli "errori" che  un bravo giornalista avrebbe dovuto rilevare sulle indagini di  uno e dell'altro caso, a cominciare, ad esempio, dalla mancata delimitazione della zona del crimine ad Avetrana per finire alle quasi certezze che gli inquirenti avevano sbandierato di ritrovare Yara viva a Brembate... 
Quello che servirebbe oggi è invece è un giornalismo investigativo che "non guardi in faccia nessuno" che indaghi anche sullo svolgimento delle indagini e che ne denunci puntualmente le carenze e i ritardi. Tutto ciò avrebbe l'indubbio merito di aiutare la giustizia e di nobilitare la professione.

giovedì 22 maggio 2008

Sammy è stato ucciso dalla sua mamma

La Franzoni condannata: è già in carcere d
Ieri sera la Prima sezione penale della Cassazione ha confermato il verdetto con il quale la Corte di Assise d'Appello di Torino, nell'aprile dello scorso anno ha condannato Anna Maria Franzoni a 16 anni di reclusione per l'omicidio del figlioletto di tre anni Samuele avvenuto nella villetta di Montroz, a Cogne, il 30 gennaio 2002. Annamaria Franzoni ha seguito a Ripoli Santa Cristina, nell'Appennino bolognese, con il marito Stefano Lorenzi e i parenti stretti, l'esito dell'udienza in Cassazione. La richiesta del sostituto procuratore generale della Suprema Corte Gianfranco Ciani è stata avanzata con «umana sofferenza ma con giuridica certezza». A questo punto per la donna si sono riaperte le porte del carcere bolognese della Dozza.

IL DELITTO L'ITER PROCESSUALE Il 30 gennaio 2002 il piccolo Samuele Lorenzi, 3 anni, muore assassinato nella sua casa di Cogne. Il 14 marzo la madre Anna Maria Franzoni è arrestata gip di Aosta, Fabrizio Gandini, per omicidio volontario ma viene subito scarcerata dal Riesame di Torino per carenza di indizi. Il 10 giugno 2002, accogliendo un ricorso della procura di Aosta, la Cassazione annulla l'ordinanza del tribunale. IL COGNE BIS Dopo 2 anni, il 19 luglio 2004, il tribunale di Aosta, condanna la Franzoni a 30 anni. Ricorsa in appello, il 27 aprile 2007 la Corte riduce la pena della Franzoni a 16 anni. L'11 dicembre 2007 la difesa ricorre in Cassazione.

Fin qui i fatti. Gli italiani su questo caso si erano divisi in innocentisti e colpevolisti, molte trasmissioni televisive hanno tenuto sveglie le schiere degli uni e degli altri fino a notte inoltrata, non credo che ora il silenzio calerà su questa penosa vicenda e non lo credo per quella sorta di morbosità che questi eventi scatenano.
I piccoli Lorenzi saranno d'ora in poi le reali vittime di quanto è accaduto, la loro mamma è in carcere e a loro saranno concesse solo visite settimanali e questo fa veramente una grande tristezza. Occorre però pensare anche al piccolo Samuele, il bimbo orrendamente massacrato ben 6 anni or sono, un omicidio il suo che chiedeva giustizia, chiedeva di conoscere il volto dell'assassivo, ora secondo la giustizia italiana quel volto c'è e ha il nome della persona che al piccolo Sammy ha dato la vita, la sua mamma.