In Italia i giornalisti vengono sovente e da più parti messi sotto accusa, se ne contesta il ruolo, la professionalità e il loro condizionamento politico. Devo dire che in linea di massima condivido il fatto che nella nostra nazione la stampa segua spesso "l'onda" e che sia molto difficile assistere a dibattiti televisivi che vedano politici veramente messi in difficoltà da giornalisti con gli attributi, le domande sono spesso addomesticate e l'onorevole di turno sfrutta l'occasione per farsi propaganda. Questo "sistema" è in uso sia in Tv che sulla carta stampata, oramai i cittadini sanno benissimo le tendenze di questo o quel quotidiano e spesso acquistano quello che sposa proprio il loro pensiero politico rinunciando così ad una informazione non di parte. In realtà per essere informati correttamente si dovrebbero acquistare almeno 6 quotidiani, ma visto i costi di un giornale, credo che pochi se lo possano permettere. Questa è comunque storia nota ed è proprio per avere la libertà di esprimersi, che chi scrive ha sempre esercitato la professione da freelance.
In questi giorni invece il dibattito si è spostato sui colleghi che si occupano di cronaca nera: i casi di Sara Scazzi e di Yara Gambirasio e le cronache dalle varie procure hanno dato l'impressione di una diffusione pura e semplice della voce degli inquirenti e non, invece, ad una cronaca giornalistica vera e propria.Si è in pratica evitato di esercitare il diritto di critica e questo è certamente un male visto che sono tanti e palesi gli "errori" che un bravo giornalista avrebbe dovuto rilevare sulle indagini di uno e dell'altro caso, a cominciare, ad esempio, dalla mancata delimitazione della zona del crimine ad Avetrana per finire alle quasi certezze che gli inquirenti avevano sbandierato di ritrovare Yara viva a Brembate...
Quello che servirebbe oggi è invece è un giornalismo investigativo che "non guardi in faccia nessuno" che indaghi anche sullo svolgimento delle indagini e che ne denunci puntualmente le carenze e i ritardi. Tutto ciò avrebbe l'indubbio merito di aiutare la giustizia e di nobilitare la professione.