Non c'è neanche la possibilità dell'errore di traduzione, perché Benedetto XVI ha scritto di suo pugno la lettera ai vescovi in due versioni: italiano e tedesco. E quindi la parola usata è proprio quella: «Odio». Papa Ratzinger sente che si è diffuso, tra i membri stessi della Chiesa, questo forte sentimento di rabbiosa avversione e di profondo risentimento proprio nei suoi confronti, nei confronti del vicario di Cristo e successore dell'apostolo Pietro. Venisse da fuori, da coloro che sono extra ecclesiam, quest'odio non desterebbe scandalo e il pontefice non si sentirebbe tenuto a rispondere con una inconsueta lettera ufficiale. No. L'odio - dice Benedetto - viene da dentro, dalle membra del corpo, che si ribellano alla volontà del capo e covano dentro di sé cupi disegni di rivalsa e di vendetta.
Tornano alla mente le parole dell'allora cardinal Ratzinger alla Via Crucis del 2005: «Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!». Oggi è lo stesso Ratzinger ad annunciare che la sporcizia ha mutato forma ed è degradata in odio. Per essere chiaro e non prestarsi ad equivoci interpretativi, il Papa ricorre a un'immagine usata da San Paolo nella lettera ai Galati: quella del «mordersi e divorarsi» a vicenda come belve feroci. Benedetto afferma che sono state proprio le presenti circostanze a fargli comprendere meglio questo passaggio del testo paolino, da lui finora ritenuto una delle «esagerazioni retoriche» dell'apostolo delle genti. Scrive il Papa: «Purtroppo questo "mordere e divorare" esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata».
E il risultato di questo mordersi e divorarsi - ammonisce San Paolo e ricorda Benedetto XVI - è la distruzione. Ergo: l'odio delle membra contro il capo può portare alla consunzione del corpo. E l'odio di vescovi, preti e teologi contro il Papa può portare alla disgregazione della Chiesa. Alla fine è questo ciò che è in ballo in questi mesi e in questi giorni, e forse potremmo dire in questi anni di pontificato ratzingeriano, in ciò paragonabile al drammatico papato di Paolo VI, anch'egli fortemente contestato (e, guarda caso, accusato come Benedetto XVI di «conservatorismo») da ampia parte degli episcopati e dalla casta teologica dominante dopo il Concilio Vaticano II.
E allora torniamo per un attimo proprio a Papa Montini e a quelle parole del novembre 1972 spesso citate, ma che oggi, alla luce della lettera di Papa Ratzinger ai vescovi e alla denuncia in essa contenuta di un odio nei confronti del pontefice radicato e diffuso nella Chiesa stessa, assumono ancor di più un profilo di profetica verità: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio... Nella Chiesa regna questo stato d'incertezza; si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio». Queste parole non furono pronunciate da qualche lefebvriano smanioso di gettare fango sul Vaticano II, ma da colui che del Concilio fu uno dei maggiori e più convinti sostenitori (anche qui, come l'allora teologo Ratzinger): per questo sono ancor più autorevoli. E la prova della consapevolezza interiore con cui furono dette è nel dolore, nella sofferenza, nel dramma che consumarono la persona di Papa Montini negli ultimi anni della sua permanenza sul soglio di Pietro, quando egli dovette assistere alla ribellione di vescovi e teologi agli atti papali, allo svuotamento dei seminari, all'indebolirsi della presenza cattolica nella società.
Il riferimento a Satana fatto da Paolo VI è ancora più significativo oggi, nel momento in cui Benedetto XVI subisce una diffusa e pesante contestazione da parte di molti episcopati ed esponenti dell'intellighenzia cattolica, avente ad oggetto ancora una volta, in sostanza, il Concilio Vaticano II, e vede dietro tale contestazione il seme e il movente dell'odio. E l'odio, nei Vangeli, è il sentimento proprio del Maligno. E' la caratteristica del Demonio, la cui opera nella storia punta a dividere il corpo di Cristo, e quindi a distruggerlo per frantumazione. Più nella Chiesa ci si «morde e divora», più il «fumo di Satana» ha campo libero per entrare nel tempio. Per questo la denuncia dell'odio fatta da Papa Ratzinger nella sua lettera ai vescovi, più che lo sfogo personale del pontefice romano, deve essere considerata come un richiamo del vicario di Cristo a non lasciare che le tenebre, la tempesta e il buio spengano la luce della Verità. Quella Verità affidata a colui al quale duemila anni fa venne detto: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».
Nota a margine
L'odio verso il Pontefice è preoccupante perchè l'odio distrugge, è fonte di disgregazione sia nella Chiesa che fuori e poi il Papa non si discute, il papà si ascolta e si segue, è la presenza di Cristo su questa terra e attaccando lui si mina il cattolicesimo alle sue radici!