Eppure, sicuramente anche oggi ci sarà qualche Boldrini, o simil Boldrini qualunque, che non se la sentirà di dire che questa è una guerra. Che siamo in guerra. Ci sarà ancora qualcuno che proverà fastidio nel pronunciare il nome di quel nemico subdolo e vigliacco che non si vede, ma che esiste: il fanatismo ISLAMICO. Non terrorismo in generale, non fanatismo e basta, ma islamico. Sia chiaro.
Invece, cari Boldrini e soci, oggi più che mai questa è una guerra, una guerra totale contro il fanatismo religioso islamico e i loro adepti che provengono da una parte ben definita del mondo e che professano un credo ben chiaro, e che si nascondono come serpenti in ogni nazione d’Europa, pronti ad iniettare il proprio veleno.
Ora l’obiettivo è la Francia, quella che ci dava lezioni di integrazione e di immigrazione, domani sarà di nuovo l’Inghilterra, il Belgio, la Spagna. Poi chissà, toccherà alla Germania, all’Italia e a tutti gli altri. Uno dopo l’altro. Finché ne rimarrà anche solo uno in vita, sarà sempre così. Senza tregua. Perché questa guerra non avrà una fine.
Nessuno è più al sicuro, questo è il messaggio che vogliono imprimerci nelle nostre vite quotidiane, e se i vari Boldrini e soci, e i servizi segreti dei governi europei, non prenderanno le misure necessarie per stanare e neutralizzare queste cellule di folli islamici, passeremo i prossimi dieci o venti anni a piangere ancora vittime inermi sterminate sulle nostre strade, nei nostri ristoranti, negli stadi, nei parchi, nelle spiagge, sui treni, sugli aerei, nelle metropolitane.
L’assassino che il 14 luglio guidava quel camion bianco a Nizza era un franco-tunisino di fede islamica. Con quel mezzo ha fatto 2 chilometri a zig zag per falciare più persone possibili. Ha anche abbattuto un chiosco di caramelle. Di caramelle, capite? In quel chiosco ci sarebbe potuto essere chiunque di noi. A difesa della Promenade des Anglais e dei centomila presenti a vedere i fuochi del 14 luglio, c’erano due piccole transenne di ferro. Migliaia di persone sul lungomare e due transenne.
Ci odiano, ormai è chiaro, e non odiano qualcuno in particolare. Odiano tutti i cristiani del mondo. Indistintamente. Qualunque essi siano. Anzi, odiano anche quelli che cristiani non lo sono ma che non sono come loro. E quindi non c’è via di scampo. Non accettano il nostro modo di pensare, di vivere, di essere liberi, di divertirci, di viaggiare, di vestire, di pregare, forse anche di mangiare. E questo gli è sufficiente per salire su un camion e farsi due chilometri a zig zag sulla Promenade des Anglais. E questo gli basta per sentire l’impulso di uccidere trenta bambini e cinquanta persone comuni. Persone che non avrebbero mai e poi mai, nemmeno pensato, di far loro del male. Persone comuni, come me e come voi, per le quali egiziani, marocchini, senegalesi, tunisini, ebrei, o cinesi, sono tutti uguali. È questo che ci differenzia da loro: le bestie, dagli esseri umani.
Ora basta però con i “je suis”, ne abbiamo già visti troppi, e non servono a niente. Basta con gli appelli alla pace, le promesse ipocrite dei governi, i vertici di emergenza, i pubblici cordogli, i fiori alle ambasciate, l’innalzamento dei livelli di allerta (che al massimo durano tre giorni, appena subito dopo gli attentati). Basta con le giornate di lutto nazionale, le marce per la pace, i funerali di Stato dei quali a nessuno interessa nulla. A quelle persone, a quei bambini, a quelle mamme e a quei papà, interessava solo di vivere, non di finire in una bara con una bandiera stesa sopra.
Il presidente Hollande ha ripetuto le stesse parole vuote dette dopo le stragi del Bataclan (“reagiremo”). Alle sue seguiranno quelle inutili e ipocrite dei vari Merkel, Renzi e Obama.
La verità è che abbiamo paura. Tanta paura. La verità è che sotto quel camion bianco ci siamo finiti tutti. Ma ci sono finiti per primi i nostri governi che ancora non hanno il coraggio di ammettere di aver sbagliato tutto e di non aver ancora trovato la forza di reagire per proteggere i propri cittadini.
Ci sentiamo inermi di fronte a questo nemico invisibile, è vero, ma ci sentiamo ancor più inermi soprattutto perché i nostri governanti, chiusi dentro al loro ridicolo buonismo di Stato, non permettono ai loro cittadini di essere liberi di passeggiare, in luglio, sulla Promenade di Nizza, accanto ad un chiosco di caramelle.