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venerdì 26 maggio 2017
Terrorismo, una vera pacchia per le televisioni
E' successo in Inghilterra a Manchester , il terrorista si è fatto saltare in aria in una arena dove catava una top star che piace molto ai bambini. Non mi interessano i nomi e i cognomi della diva o dei bimbi dispersi, quella è solo una speculazione giornalista sul dolore dei parenti delle vittime.
Non mi interessa nemmeno il nome dell'attentatore che non merita la nostra attenzione se non per definirlo un criminale. Mi interessa invece scrivere che televisione e giornali di casa nostra in questi eventi tragici ci sguazzano, ci forniscono particolari agghiaccianti e raccapriccianti con il solo scopo di attirare la nostra attenzione .... senza rendersi conto che questo è un grande favore che fanno all'ISIS.
Un'ultima cosa: ieri sera ho sentito un certo Casini fare affermazioni di questo tipo: questi ragazzi islamici di seconda generazioni vanno rieducati, va trovato loro un lavoro e vanno comunque capiti perchè non sono stati integrati.
Al senatore in questione vorrei dire che in Italia abbiamo tanti giovani che non sono integrati nella società e sono italiani che non hanno terminato gli studi, è per loro che occorre prevedere una programma di reinserimento. Per gli altri, per tutti gli altri che non sono italiani ci pensi l'Onu (organismo che pagiamo salato e che non combina nulla).
Manuela Valletti
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sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
giovedì 18 agosto 2016
'La Francia è causa del suo male'
'la Francia è causa del suo male' ed è furiosa polemica
La frase decisamente grave del rappresentate della comunità islamica di Milano, scatena gli ospiti di Omnibus.
Ad Omnibus, la trasmissione mattutina di La 7, si stava affrontando un argomento entrato ieri di prepotenza nel dibattito politico italiano, ma per la verità di scarso spessore: il #burkini: una sorta di tuta con copricapo indossato dalle donne musulmane per andare in spiaggia e fare il bagno. Erano presenti in studio i giornalisti Bea e Fusari, i politici Di Pietro e Comi e, in collegamento da Milano, Saif Abouabid (rappresentante della#comunità islamica di Milano). Ildibattito pro e contro il divieto francese sull'uso del burkini sulle loro spiagge si stava svolgendo regolarmente, quando Abouabid, asserendo che la Francia non era assolutamente una democrazia si è lasciato sfuggire una frase grave che ha impietrito i presenti.
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martedì 26 luglio 2016
Parola d'ordine: il terrorismo non esiste
Parola d'ordine: il terrorismo non esiste
I politici fanno a gara a sdrammatizzare gli ultimi atti terroristici, ma i morti sono lì a dimostrare che il terrore colpisce duro.
Siamo giornalmente funestati da notizie di morte, una morte atroce, che colpisce in diverse parti del mondo con una spietatezza senza precedenti e non fa distinzione tra bambini, giovani e vecchi.Viviamo un periodo terribile, costretti come siamo a convivere con il terrorismo islamico senza sapere dove, come e quando colpirà.
Gli Stati minimizzano
I governi di Francia, Germania ma anche d'Italia, che per ora non è stata colpita,non fanno altro che sdrammatizzare ciò che accade. A Nizza hanno perfino fatto cancellare alcuni fotogrammi del filmato del camion assassino che falciava la folla. Il nostro premier Renzi ci fa sapere che se accadrà qualche cosa in Italia, solo allora si potranno chiudere le frontiere.
Sono in molti ormai quelli che sui social network invocano più sicurezza e tacciano igoverni europei di inadeguatezza nel fronteggiare la gravissima situazione, visto che, stranamente, i vari attentatori vengono fatti passare sempre più spesso, per depressi e disadattati. Si arriva addirittura a sostenere che lo Stato Islamico sia totalmente estraneo agli ultimi attentati che hanno colpito Nizza e la Germania.
Buonisti allo sbaraglio
L'abitudine ormai consolidata e molto in voga tra i buonisti di assolvere comunque e a priori i musulmani da qualsiasi gesto terroristico viene molto contestata su Facebook e su Twitter, dove in molti si interrogano sul ruolo degli Stati Uniti e dei suoi contatti con il Califfato, su Erdogan e il suo colpo di stato fasullo esul silenzio veramente incredibile dell'Europa, ma anche dell'America sull'epurazione senza precedenti e sulla negazione dei diritti civili messa in atto dal premier turco nella sua nazione.
Si parla di terza guerra mondiale strisciante, ma non sono ben chiari i contendenti in campo e non c'è nulla di peggio di dover combattere una guerra senza conoscere il nemico vero e nemmeno gli alleati su cui poter contare.
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mercoledì 20 luglio 2016
Ora basta con i “je suis”
Eppure, sicuramente anche oggi ci sarà qualche Boldrini, o simil Boldrini qualunque, che non se la sentirà di dire che questa è una guerra. Che siamo in guerra. Ci sarà ancora qualcuno che proverà fastidio nel pronunciare il nome di quel nemico subdolo e vigliacco che non si vede, ma che esiste: il fanatismo ISLAMICO. Non terrorismo in generale, non fanatismo e basta, ma islamico. Sia chiaro.
Invece, cari Boldrini e soci, oggi più che mai questa è una guerra, una guerra totale contro il fanatismo religioso islamico e i loro adepti che provengono da una parte ben definita del mondo e che professano un credo ben chiaro, e che si nascondono come serpenti in ogni nazione d’Europa, pronti ad iniettare il proprio veleno.
Ora l’obiettivo è la Francia, quella che ci dava lezioni di integrazione e di immigrazione, domani sarà di nuovo l’Inghilterra, il Belgio, la Spagna. Poi chissà, toccherà alla Germania, all’Italia e a tutti gli altri. Uno dopo l’altro. Finché ne rimarrà anche solo uno in vita, sarà sempre così. Senza tregua. Perché questa guerra non avrà una fine.
Nessuno è più al sicuro, questo è il messaggio che vogliono imprimerci nelle nostre vite quotidiane, e se i vari Boldrini e soci, e i servizi segreti dei governi europei, non prenderanno le misure necessarie per stanare e neutralizzare queste cellule di folli islamici, passeremo i prossimi dieci o venti anni a piangere ancora vittime inermi sterminate sulle nostre strade, nei nostri ristoranti, negli stadi, nei parchi, nelle spiagge, sui treni, sugli aerei, nelle metropolitane.
L’assassino che il 14 luglio guidava quel camion bianco a Nizza era un franco-tunisino di fede islamica. Con quel mezzo ha fatto 2 chilometri a zig zag per falciare più persone possibili. Ha anche abbattuto un chiosco di caramelle. Di caramelle, capite? In quel chiosco ci sarebbe potuto essere chiunque di noi. A difesa della Promenade des Anglais e dei centomila presenti a vedere i fuochi del 14 luglio, c’erano due piccole transenne di ferro. Migliaia di persone sul lungomare e due transenne.
Ci odiano, ormai è chiaro, e non odiano qualcuno in particolare. Odiano tutti i cristiani del mondo. Indistintamente. Qualunque essi siano. Anzi, odiano anche quelli che cristiani non lo sono ma che non sono come loro. E quindi non c’è via di scampo. Non accettano il nostro modo di pensare, di vivere, di essere liberi, di divertirci, di viaggiare, di vestire, di pregare, forse anche di mangiare. E questo gli è sufficiente per salire su un camion e farsi due chilometri a zig zag sulla Promenade des Anglais. E questo gli basta per sentire l’impulso di uccidere trenta bambini e cinquanta persone comuni. Persone che non avrebbero mai e poi mai, nemmeno pensato, di far loro del male. Persone comuni, come me e come voi, per le quali egiziani, marocchini, senegalesi, tunisini, ebrei, o cinesi, sono tutti uguali. È questo che ci differenzia da loro: le bestie, dagli esseri umani.
Ora basta però con i “je suis”, ne abbiamo già visti troppi, e non servono a niente. Basta con gli appelli alla pace, le promesse ipocrite dei governi, i vertici di emergenza, i pubblici cordogli, i fiori alle ambasciate, l’innalzamento dei livelli di allerta (che al massimo durano tre giorni, appena subito dopo gli attentati). Basta con le giornate di lutto nazionale, le marce per la pace, i funerali di Stato dei quali a nessuno interessa nulla. A quelle persone, a quei bambini, a quelle mamme e a quei papà, interessava solo di vivere, non di finire in una bara con una bandiera stesa sopra.
Il presidente Hollande ha ripetuto le stesse parole vuote dette dopo le stragi del Bataclan (“reagiremo”). Alle sue seguiranno quelle inutili e ipocrite dei vari Merkel, Renzi e Obama.
La verità è che abbiamo paura. Tanta paura. La verità è che sotto quel camion bianco ci siamo finiti tutti. Ma ci sono finiti per primi i nostri governi che ancora non hanno il coraggio di ammettere di aver sbagliato tutto e di non aver ancora trovato la forza di reagire per proteggere i propri cittadini.
Ci sentiamo inermi di fronte a questo nemico invisibile, è vero, ma ci sentiamo ancor più inermi soprattutto perché i nostri governanti, chiusi dentro al loro ridicolo buonismo di Stato, non permettono ai loro cittadini di essere liberi di passeggiare, in luglio, sulla Promenade di Nizza, accanto ad un chiosco di caramelle.
Invece, cari Boldrini e soci, oggi più che mai questa è una guerra, una guerra totale contro il fanatismo religioso islamico e i loro adepti che provengono da una parte ben definita del mondo e che professano un credo ben chiaro, e che si nascondono come serpenti in ogni nazione d’Europa, pronti ad iniettare il proprio veleno.
Ora l’obiettivo è la Francia, quella che ci dava lezioni di integrazione e di immigrazione, domani sarà di nuovo l’Inghilterra, il Belgio, la Spagna. Poi chissà, toccherà alla Germania, all’Italia e a tutti gli altri. Uno dopo l’altro. Finché ne rimarrà anche solo uno in vita, sarà sempre così. Senza tregua. Perché questa guerra non avrà una fine.
Nessuno è più al sicuro, questo è il messaggio che vogliono imprimerci nelle nostre vite quotidiane, e se i vari Boldrini e soci, e i servizi segreti dei governi europei, non prenderanno le misure necessarie per stanare e neutralizzare queste cellule di folli islamici, passeremo i prossimi dieci o venti anni a piangere ancora vittime inermi sterminate sulle nostre strade, nei nostri ristoranti, negli stadi, nei parchi, nelle spiagge, sui treni, sugli aerei, nelle metropolitane.
L’assassino che il 14 luglio guidava quel camion bianco a Nizza era un franco-tunisino di fede islamica. Con quel mezzo ha fatto 2 chilometri a zig zag per falciare più persone possibili. Ha anche abbattuto un chiosco di caramelle. Di caramelle, capite? In quel chiosco ci sarebbe potuto essere chiunque di noi. A difesa della Promenade des Anglais e dei centomila presenti a vedere i fuochi del 14 luglio, c’erano due piccole transenne di ferro. Migliaia di persone sul lungomare e due transenne.
Ci odiano, ormai è chiaro, e non odiano qualcuno in particolare. Odiano tutti i cristiani del mondo. Indistintamente. Qualunque essi siano. Anzi, odiano anche quelli che cristiani non lo sono ma che non sono come loro. E quindi non c’è via di scampo. Non accettano il nostro modo di pensare, di vivere, di essere liberi, di divertirci, di viaggiare, di vestire, di pregare, forse anche di mangiare. E questo gli è sufficiente per salire su un camion e farsi due chilometri a zig zag sulla Promenade des Anglais. E questo gli basta per sentire l’impulso di uccidere trenta bambini e cinquanta persone comuni. Persone che non avrebbero mai e poi mai, nemmeno pensato, di far loro del male. Persone comuni, come me e come voi, per le quali egiziani, marocchini, senegalesi, tunisini, ebrei, o cinesi, sono tutti uguali. È questo che ci differenzia da loro: le bestie, dagli esseri umani.
Ora basta però con i “je suis”, ne abbiamo già visti troppi, e non servono a niente. Basta con gli appelli alla pace, le promesse ipocrite dei governi, i vertici di emergenza, i pubblici cordogli, i fiori alle ambasciate, l’innalzamento dei livelli di allerta (che al massimo durano tre giorni, appena subito dopo gli attentati). Basta con le giornate di lutto nazionale, le marce per la pace, i funerali di Stato dei quali a nessuno interessa nulla. A quelle persone, a quei bambini, a quelle mamme e a quei papà, interessava solo di vivere, non di finire in una bara con una bandiera stesa sopra.
Il presidente Hollande ha ripetuto le stesse parole vuote dette dopo le stragi del Bataclan (“reagiremo”). Alle sue seguiranno quelle inutili e ipocrite dei vari Merkel, Renzi e Obama.
La verità è che abbiamo paura. Tanta paura. La verità è che sotto quel camion bianco ci siamo finiti tutti. Ma ci sono finiti per primi i nostri governi che ancora non hanno il coraggio di ammettere di aver sbagliato tutto e di non aver ancora trovato la forza di reagire per proteggere i propri cittadini.
Ci sentiamo inermi di fronte a questo nemico invisibile, è vero, ma ci sentiamo ancor più inermi soprattutto perché i nostri governanti, chiusi dentro al loro ridicolo buonismo di Stato, non permettono ai loro cittadini di essere liberi di passeggiare, in luglio, sulla Promenade di Nizza, accanto ad un chiosco di caramelle.
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sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
mercoledì 16 dicembre 2015
ALLA RICERCA DI UNA IMPROBABILE GROTTA
Tra qualche giorno sarà di nuovo Natale, ma per ora le uniche avvisaglie dell'arrivo di questa importante ricorrenza cristiana sono le poche luminaria per le vie della città e le feroci polemiche dei giorni scorsi sul volere o non volere il Presepe e i canti natalizi nelle scuole..
Questa volta gli italiani si sono riscoperti ferventi cattolici e hanno rivendicato le loro tradizioni natalizie, cosa che non era accaduta negli anni precedenti, quando l'Isis non era così vicina alle nostre coste, il terrorismo non aveva ancora colpito l'Europa e gli islamici in Italia passavano quasi inosservati.
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martedì 17 novembre 2015
L'INADEGUATEZZA DEI GOVERNANTI EUROPEI CI HA PORTATO ALLA STRAGE DI PARIGI
Ci hanno fatto vedere orrori di tutti i generi da anni, che cosa avrebbe dovuto fare di più l'ISIS per allarmare chi ci governa?
La domanda sorge spontanea in molti di noi all'indomani degli attentati nella capitale francese, che è parsa completamente impreparata davanti ai terribili eventi.
La morte di tanti giovani europei
La responsabilità delle morti di Parigi, soprattutto di quei ragazzi che avevano in media 25 anni, provenivano da ben 19 paesi diversi e stavano semplicemente passando una serata a teatro o cenando in un ristorante esotico, ricade certo sui terroristidell'Isis, ma anche sull'inettitudine, voluta o meno, di tutti i governanti occidentali.
Sono anni che l'Isis ci bombarda con propaganda orribile, ci mostra occidentali sgozzati o bruciati vivi, antiche città rase al suolo, attentati in ogni parte del mondo, e minaccia di continuo questa o a quella città europea: perché queste minacce sono state sottovalutate?
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sabato 14 novembre 2015
ORA NON LIMITATEVI A COMMEMORARE, MA VENDICATE LE VITTIME.
Il terribile attentato di Parigi rischia di finire come sempre
n una grande manifestazione di sdegno e lutto, ma questo
non ci salverà
Ricordo di aver visto un film americano in cui per prevenire un attendato
annunciato dagli islamici, una città si faceva carico di radunare, anche
con la forza, i molti islamici nello stadio per identificarli, allora pensai
che fosse una violenza vera e propria, ora credo che il film fosse
realistico e che questa possa essere una via per tenere sotto controllo
gli immigrati.
annunciato dagli islamici, una città si faceva carico di radunare, anche
con la forza, i molti islamici nello stadio per identificarli, allora pensai
che fosse una violenza vera e propria, ora credo che il film fosse
realistico e che questa possa essere una via per tenere sotto controllo
gli immigrati.
I recentissimi attentati terroristici di Parigi, l'esplosione in volo
dell'aereo russo e l'accoltellamento a Milano di un ebreo
ortodosso, fanno probabilmente parte di una stessa strategia
del terrore che vuole punire e destabilizzare l'Europa per l'intervento
militare in Siria, ma soprattutto per la matrice cristiana del suo popolo.
dell'aereo russo e l'accoltellamento a Milano di un ebreo
ortodosso, fanno probabilmente parte di una stessa strategia
del terrore che vuole punire e destabilizzare l'Europa per l'intervento
militare in Siria, ma soprattutto per la matrice cristiana del suo popolo.
Come reagirà l'Europa?
Naturalmente ad una dichiarazione di guerra tanto esplicita non
si può rispondere con il solo lutto per le vittime e con le vetuste
manifestazioni di solidarietà per i paesi colpiti, qui occorre un
intervento CONTINUA A LEGGERE
si può rispondere con il solo lutto per le vittime e con le vetuste
manifestazioni di solidarietà per i paesi colpiti, qui occorre un
intervento CONTINUA A LEGGERE
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giovedì 8 gennaio 2015
L' ISLAM CHE UCCIDE IN UN'EUROPA SENZA RADICI
Oggi è una giornata triste per me.
Nonostante quello che dicono i soliti buonisti accoglienti, noi siamo ormai certi che i terroristi ce li abbiamo in casa siano essi islamici o italiani votati alla causa (questi ultimi sono almeno 50 e per fare una strage ne bastano due)...Per un'Europa come la nostra, senza alcuna unità sostanziale se non quella monetaria (con le conseguenze che vediamo ogni giorno) e totalmente sprovveduta, sarà difficilmente in grado di reagire.come dovrebbe e dove dovrebbe per fermarli.
In passato sono stati molti gli appelli di grandi personaggi affinchè l'Unione Europea riscoprisse le sue radici cristiane e ne facesse tesoro, riscoprisse i valori che l'anno fatta nascere e che hanno animato per secoli i popoli che la compongono,. tutti questi appelli sono stati inascoltati in nome di una libertà apparente che in realtà era solo disinteresse per i veri problemi dei cittadini a favore di interessi marcati per il Dio soldo.
In questo terreno arido e squallido, in una assoluta mancanza di valori riconosciuti, l'islamismo integralista ha trovato terreno fertile e ha reclutato senza difficoltà giovani inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, italiani magari islamici di seconda generazione oramai nazionalizzati europei, o anche non islamici, giovani che cercavano un ideale giusto o sbagliato che fosse, giovani che volevano battersi per qualche cosa in cui credevano davvero.Questi giovani sono pronti a colpire il vecchio continente con atti terroristici spinti alle estreme conseguenze anche per loro.
Noi persone normali, cittadini europei con gli occhi bene aperti sul mondo, chi dobbiamo ringraziare per questo stato di cose? Nessuno è privo di responsabilità, nemmeno noi che abbiamo avuto la sola colpa di votare qualcuno che ci rappresentasse, perchè è proprio vero che chi vota persone corrotte ne diventa complice. Certo le nostre colpe non sono paragonabili a quelle, gravissime, dei governanti assolutamente inadeguati che si occupano solo di bilanci e di conti da far quadrare e giocano con l'economia dei diversi Paesi incuranti dei danni che provocano alla gente e ai giovani lasciati allo sbando senza alcuna speranza per il futuro.
Lattentato di Parigi, l'ultimo di tanti in ordine di tempo, potrebbe forse segnare una sorta di riscossa, un recupero di consapevolezza di quello che vorremmo diventasse l'Europa. Se ciò non dovesse accadere prevedo conseguenze preoccupanti per la nostra libertà, e per la sopravvivenza del vecchio continente.
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domenica 26 maggio 2013
IL TERRORISMO MORDE ANCORA MA HA CAMBIATO FACCIA
siamo sicuri che a Milano e a Roma non si sia trattato di terrorismo?
Davanti alla tragica sequenza di violenza incredibile e raccapricciante a cui abbiamo assistito in questo mese di maggio, dobbiamo cominciare a prendere atto che il terrorismo ha cambiato il suo modo di essere in Europa, si presenta in altra forma ma con lo stesso scopo, quello di terrorizzare le città.
Non vogliamo certo anticipare sentenze, ma attendiamo con una certa inquietudine gli esiti delle indagini sui fatti di Milano (il picconatore) e di Roma (lo sparatore davanti a Palazzo Chigi), non sarà per caso che facciano parte della stessa catena di terrore che comprende il soldato di londra addirittura fatto a pezzi e il militare di Parigi accoltellato alla gola?
In questi casi è meglio non dare nulla per scontato, ma quello che è certo è che il picconatore di Milano non è certamente pazzo e lo sparatore di Roma nasconde molte cose e siamo sempre dell'idea che nulla accada per caso.
Se la virata del terrorismo islamico fosse questa si avvererebbe la "profezia" di Oriana Fallaci, che in tempi non sospetti per l'Europa, sentenziò in uno dei suoi libri che nessuno di noi sarebbe stato più sicuro nella propria città e nella propria casa.
Gli islamici sono tra noi, molti di loro sono persone a modo, altre sono cellule dormienti di Al-Quaida, pronte a destarsi ad un preciso imput e a colpire indiscriminatamente, anche singole persone.. Dove siano queste cellule nessuno lo sa, si confondono con i loro connazionali che vivono in tutta Europa e questa è la loro forza. Se la nuova strategia terroristica fosse quella messa in atto con certezza a Londa e a Parigi e forse anche a Mlano e a Roma, non ci sarebbe più pace per nessuno.
Questo è un ulteriore problema legato all'immigrazione e dovrebbe allertare i nostri politici ed evitare che compiano scelte scellerate a discapito degli italiani.
Mvg
Dal sito Milanometropoli.com
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lunedì 5 gennaio 2009
Io sto con Israele e contro Hamas
Non è possibile banalizzare ciò che è accaduto a Milano durante il corteo contro la guerra in Medio Oriente, sono state bruciate delle bandiere israeliane e la reazione della politica è stata inesistente, il gesto vergognoso è stato fatto passare per quello di una italietta idiota, io non ne sono convinta e aspetto di vedere concretamente le prese di distanza di TUTTA la società civile per poter dire che sia davvero così.
Altrimenti diventa una etichetta facile per evitare di prendere posizione reale e forte su una condotta grave ed inaccettabile da parte di un settore intero del mondo politico, e allora non si può più parlare di "italietta", ma bisogna parlare di corresponsabilità morale di alcuni con un poco più di coraggio di quanto non si ebbe, ad esempio, all'epoca delle BR.
E' ovvio che la risposta a questa guerra è il dialogo.
E' anche chiaro tuttavia che deve essere un dialogo "istituzionale", io non penso come Vattimo, che Habermas sia un ottimista e, ma che la strada sia quella che traccia Habermas, anche se con questi interlocutori non ve ne sono le condizioni, come dirò più oltre.
Non condivido Vattimo quando dice "la pacificazione è diversa dalla pace, la pace è "lasciatemi in pace!" la pacificazione è anche certe volte rispondere con un ceffone a chi viene in casa a disturbarmi."
Dicevo io preferisco Habermas quando dice che "Alla civilizzazione mondiale che sta nascendo ogni singola cultura potrà portare il suo contributo solo a patto di venire rispettata nelle sue caratteristiche specifiche. La tensione dev'essere stabilizzata - non dissolta - se vogliamo che non si laceri la rete del discorso interculturale.
Ed è però qui che il discorso diviene impraticabile con Hamas.
Hamas non è disponibile ad un discorso di confronto interculturale, ma si limita a "odiare" Israele e volerlo distruggere.
Ed è a questo punto che il Vattimo del "ceffone", quello che liquida Haberams come "troppo ottimista" nei confronti dell'ONU trova uno spazio che non vorrei che trovasse.
Ed è per questo che ritengo ragionevole lo schierarsi con Israele.
E' ragionevole per il fatto che non stiamo discutendo di popolo palestinese, ma di Hamas, una organizzazione terroristica votata alla distruzione tramite il genocidio di un altro popolo.
Non è questione di scegliere, perché scelta non c'é.
Perché Hamas non può servire una causa del dialogo.
Poi fanno impressione anche a me le foto con i morti.
Io odio la violenza, mi fa profondamente orrore.
Ma se Hamas amasse il suo popolo non lo obbligherebbe a restare vicino alle postazioni militari.
E non è un tema di rapporti di forza.
Per usare una metafora semplice se uno con una panda continua a tagliarmi la strada e io guido un autoarticolato, quando ci si scontra i danni sono diseguali. E' nelle cose, uno lo sa anche prima di accendere la panda.
Il fatto è che al terrorismo non interessa. Non interessa chi muore.
Il fatto è che all'integralismo non interessa.
E' per questo che certo la soluzione è nel dialogo.
Del resto la guerra è il fallimento della politica (von Clausewitz per la verità diceva -la prosecuzione della politica con altri mezzi-, ma diceva anche che scopo della guerra è la distruzione del nemico).
Ma il dialogo deve essere possibile.
Deve essere possibile una "stabilizzazione" e non si serve la causa palestinese dando voce ad Hamas.
E il punto in fondo è questo, Hamas non è il popolo palestinese, non serve la causa della Palestina, serve la propria missione di distruzione terroristica.
Certo decidere di affermare che in un confronto qualcuno ha ragione (o se preferisci un poco più di ragione) richiede delle prese di posizione che nel nostro Paese amiamo poco.
Qui si gioca il gioco del Dodo di Alice nel paese delle meraviglie.
Alla fine devono vincere tutti.
Quelli che portano in giro la stella di David con la svastica sono "italietta"
I terroristi e gli stati sovrani in fondo sono quasi la stessa cosa.
Fissare i paletti prima di alcune decisioni, se fatto su basi concrete, non è supportare l'una o l'altra parte acriticamente. E' parte indispensabile per la costruzione di un percorso di costruzione di una pace possibile.
La condanna ferma di Hamas in questo caso è l'unica via possibile per l'avvio di una "stabilizzazione della tensione".
Altrimenti diventa una etichetta facile per evitare di prendere posizione reale e forte su una condotta grave ed inaccettabile da parte di un settore intero del mondo politico, e allora non si può più parlare di "italietta", ma bisogna parlare di corresponsabilità morale di alcuni con un poco più di coraggio di quanto non si ebbe, ad esempio, all'epoca delle BR.
E' ovvio che la risposta a questa guerra è il dialogo.
E' anche chiaro tuttavia che deve essere un dialogo "istituzionale", io non penso come Vattimo, che Habermas sia un ottimista e, ma che la strada sia quella che traccia Habermas, anche se con questi interlocutori non ve ne sono le condizioni, come dirò più oltre.
Non condivido Vattimo quando dice "la pacificazione è diversa dalla pace, la pace è "lasciatemi in pace!" la pacificazione è anche certe volte rispondere con un ceffone a chi viene in casa a disturbarmi."
Dicevo io preferisco Habermas quando dice che "Alla civilizzazione mondiale che sta nascendo ogni singola cultura potrà portare il suo contributo solo a patto di venire rispettata nelle sue caratteristiche specifiche. La tensione dev'essere stabilizzata - non dissolta - se vogliamo che non si laceri la rete del discorso interculturale.
Ed è però qui che il discorso diviene impraticabile con Hamas.
Hamas non è disponibile ad un discorso di confronto interculturale, ma si limita a "odiare" Israele e volerlo distruggere.
Ed è a questo punto che il Vattimo del "ceffone", quello che liquida Haberams come "troppo ottimista" nei confronti dell'ONU trova uno spazio che non vorrei che trovasse.
Ed è per questo che ritengo ragionevole lo schierarsi con Israele.
E' ragionevole per il fatto che non stiamo discutendo di popolo palestinese, ma di Hamas, una organizzazione terroristica votata alla distruzione tramite il genocidio di un altro popolo.
Non è questione di scegliere, perché scelta non c'é.
Perché Hamas non può servire una causa del dialogo.
Poi fanno impressione anche a me le foto con i morti.
Io odio la violenza, mi fa profondamente orrore.
Ma se Hamas amasse il suo popolo non lo obbligherebbe a restare vicino alle postazioni militari.
E non è un tema di rapporti di forza.
Per usare una metafora semplice se uno con una panda continua a tagliarmi la strada e io guido un autoarticolato, quando ci si scontra i danni sono diseguali. E' nelle cose, uno lo sa anche prima di accendere la panda.
Il fatto è che al terrorismo non interessa. Non interessa chi muore.
Il fatto è che all'integralismo non interessa.
E' per questo che certo la soluzione è nel dialogo.
Del resto la guerra è il fallimento della politica (von Clausewitz per la verità diceva -la prosecuzione della politica con altri mezzi-, ma diceva anche che scopo della guerra è la distruzione del nemico).
Ma il dialogo deve essere possibile.
Deve essere possibile una "stabilizzazione" e non si serve la causa palestinese dando voce ad Hamas.
E il punto in fondo è questo, Hamas non è il popolo palestinese, non serve la causa della Palestina, serve la propria missione di distruzione terroristica.
Certo decidere di affermare che in un confronto qualcuno ha ragione (o se preferisci un poco più di ragione) richiede delle prese di posizione che nel nostro Paese amiamo poco.
Qui si gioca il gioco del Dodo di Alice nel paese delle meraviglie.
Alla fine devono vincere tutti.
Quelli che portano in giro la stella di David con la svastica sono "italietta"
I terroristi e gli stati sovrani in fondo sono quasi la stessa cosa.
Fissare i paletti prima di alcune decisioni, se fatto su basi concrete, non è supportare l'una o l'altra parte acriticamente. E' parte indispensabile per la costruzione di un percorso di costruzione di una pace possibile.
La condanna ferma di Hamas in questo caso è l'unica via possibile per l'avvio di una "stabilizzazione della tensione".
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