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venerdì 7 ottobre 2011

A Milano la mostra 'Anna Frank, una storia attuale

La Provincia di Milano, in collaborazione con il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi di Milano, e la 'Anne Frank House' di Amsterdam, nell’ambito dell’iniziativa 'I viaggi della memoria', ospiterà a Palazzo Isimbardi la mostra 'Anna Frank, una storia attuale'. L’esposizione verrà inaugurata alle 12,30 del 9 ottobre (Cortile d’Onore, ingresso da corso Monforte 35) dal presidente dell’Ente, On. Guido Podestà, e dal vicepresidente e assessore alla Cultura, Novo Umberto Maerna.
La mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta fino al 20 ottobre (dal lunedì al venerdì, orari 9-13/14-18). Interverranno all’evento, inoltre, Wim Kok, presidente della Fondazione Anne Frank, già ministro delle Finanze e Premier (1994-2002), insignito nel 2003 del titolo di ministro di Stato, massima onorificenza paragonabile alla carica di senatore a vita; Nico Kamp, console onorario del Regno dei Paesi Bassi a Firenze, che ha intimamente vissuto il dramma dei campi di sterminio avendo avuto entrambi i genitori deportati ad Auschwitz sullo stesso treno, peraltro, della famiglia Frank; Ronald Leopold, direttore della 'Anne Frank House'.

Il titolo dell’esposizione ci introduce a una rilettura della Shoah inquadrata in un’ottica biografica grazie al supporto di un ricco apparato iconografico, riproduzioni documentarie e citazioni tratte dal diario personale della Frank. Si tratta, insomma, di un vero e proprio viaggio virtuale nella vita di Anne e dei suoi cari in cui viene esplicitata la condizione di una famiglia ebrea durante il periodo nazista. La rassegna fotografica si sviluppa attorno a 34 pannelli in polipropilene a colori (dimensioni cm. 100x200) con testo e riproduzioni fotografiche.

domenica 20 aprile 2008

Esposizione anni 50

Ci furono aziende automobilistiche che, nel primo Dopoguerra, preferirono costruire cucine piuttosto che macchine. Lo fece, per un breve periodo, anche l’Alfa Romeo e oggi le sue cucine economiche anni Quaranta sono pezzi praticamente introvabili sul mercato del modernariato. In quegli anni la radio che svettava in tinello era l’elettrodomestico più ambito di casa e quando fu soppiantata dalla televisione la Phonola ne costruì un modello che chiamò - non a caso - «Marziano». Vennero poi le lavatrici, i motorini, la macchina. Oggetti nuovi che si presentavano agli italiani con vezzeggiativi assurti a simbolo della felice stagione creativa degli anni Cinquanta: la lavatrice Candy, la Giulietta dell’Alfa Romeo, la Bianchina dell’Autobianchi, la mitica Lambretta. La mostra «Dopoguerra a Milano. La ripresa della creatività» porta nelle sale di Villa Visconti Borromeo Litta tutto questo e altro ancora (a Lainate, fino all’11 maggio, ingresso libero, tel. 02/93598266).
In una esposizione già presentata con successo a Lione e curata da esperti come Silvana Annichiarico, direttrice del Museo del Design alla Triennale, la mostra permette al visitatore di compiere un balzo indietro nel tempo. «In un periodo non tanto lontano ma passato quanto basta per essere dimenticato - afferma Cristina Renzo, ideatrice del progetto -. Abbiamo dato spazio allo spirito creativo che negli anni successivi alla guerra si respirava nei laboratori milanesi, vera fucina di idee per le grandi industrie: sono esposti motorini, auto, biciclette, ma anche oggetti di arredamento e di design oltre a dipinti che fotografano la Milano degli anni Cinquanta come quelli di Renato Guttuso. Sono stati la volontà di ripresa e l’entusiasmo dopo la sofferenza a generare un fermento creativo che coniugava l’utile al bello». Il pensiero corre alla Giulietta, ora in mostra nelle sale affrescate di Villa Litta mentre nell’ala del palazzo riservata alle scuderie e fresca di restauro sono ospitate le altre sezioni della mostra che si è avvalsa di prestiti dalla Triennale di Milano, dal Museo della Radio di Verona e da collezionisti privati.
L’omaggio agli anni Cinquanta (quelli sì, davvero formidabili) si chiude con i paraventi laccati di Pietro Fornasetti, le creazioni di Franco Albini e quelle di Erberto Carboni dimostrando come a Milano la spinta propulsiva dell’industria fece nascere, dalle ceneri della guerra, ciò che negli anni a venire tutti chiameranno made in Italy.