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mercoledì 12 marzo 2014

Se eri un bambino negli anni '50 '60 '70 '80

Ecco come eravamo

 1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag…
 2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo...
 3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo. 
 4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
 5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco. 
6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale… 
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto! 
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile…. 
9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà). 
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi. 
11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare… 
12.- Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo. 
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi , televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet … Avevamo invece tanti AMICI. 
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare. 
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma. 
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né d’iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno. 
17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli. 

 La grande domanda allora è questa: Come abbiamo fatto a sopravvivere? E a crescere e diventare grandi? 

(Paulo Coelho)

domenica 20 aprile 2008

Esposizione anni 50

Ci furono aziende automobilistiche che, nel primo Dopoguerra, preferirono costruire cucine piuttosto che macchine. Lo fece, per un breve periodo, anche l’Alfa Romeo e oggi le sue cucine economiche anni Quaranta sono pezzi praticamente introvabili sul mercato del modernariato. In quegli anni la radio che svettava in tinello era l’elettrodomestico più ambito di casa e quando fu soppiantata dalla televisione la Phonola ne costruì un modello che chiamò - non a caso - «Marziano». Vennero poi le lavatrici, i motorini, la macchina. Oggetti nuovi che si presentavano agli italiani con vezzeggiativi assurti a simbolo della felice stagione creativa degli anni Cinquanta: la lavatrice Candy, la Giulietta dell’Alfa Romeo, la Bianchina dell’Autobianchi, la mitica Lambretta. La mostra «Dopoguerra a Milano. La ripresa della creatività» porta nelle sale di Villa Visconti Borromeo Litta tutto questo e altro ancora (a Lainate, fino all’11 maggio, ingresso libero, tel. 02/93598266).
In una esposizione già presentata con successo a Lione e curata da esperti come Silvana Annichiarico, direttrice del Museo del Design alla Triennale, la mostra permette al visitatore di compiere un balzo indietro nel tempo. «In un periodo non tanto lontano ma passato quanto basta per essere dimenticato - afferma Cristina Renzo, ideatrice del progetto -. Abbiamo dato spazio allo spirito creativo che negli anni successivi alla guerra si respirava nei laboratori milanesi, vera fucina di idee per le grandi industrie: sono esposti motorini, auto, biciclette, ma anche oggetti di arredamento e di design oltre a dipinti che fotografano la Milano degli anni Cinquanta come quelli di Renato Guttuso. Sono stati la volontà di ripresa e l’entusiasmo dopo la sofferenza a generare un fermento creativo che coniugava l’utile al bello». Il pensiero corre alla Giulietta, ora in mostra nelle sale affrescate di Villa Litta mentre nell’ala del palazzo riservata alle scuderie e fresca di restauro sono ospitate le altre sezioni della mostra che si è avvalsa di prestiti dalla Triennale di Milano, dal Museo della Radio di Verona e da collezionisti privati.
L’omaggio agli anni Cinquanta (quelli sì, davvero formidabili) si chiude con i paraventi laccati di Pietro Fornasetti, le creazioni di Franco Albini e quelle di Erberto Carboni dimostrando come a Milano la spinta propulsiva dell’industria fece nascere, dalle ceneri della guerra, ciò che negli anni a venire tutti chiameranno made in Italy.