LA TESTIMONIANZA
La luce della vita in chi è malato di Alzheimer
quattro figli, una fiorente attività di libera professione, un alpino innamorato dei suoi monti. Un uomo bello, alto, sicuro di sé, appassionato del proprio lavoro ed innamorato della propria famiglia. Nel dicembre dello stesso anno la sentenza: morbo di Alzheimer. La nostra famiglia in un istante si stringe attorno a lui per proteggerlo, per ridargli la sicurezza che la malattia gli sta togliendo. Sì, perché il malato di Alzheimer è un essere umano bisognoso di amore incondizionato, di comprensione oltre la ragione, di pazienza, di conforto. Le emozioni vivono in lui fino alla fine ed a questo dobbiamo affidarci per andare oltre il suo «non essere più lui». Inizia così un calvario che dura cinque lunghissimi anni durante i quali Paolo perde la memoria, la deambulazione, la parola, la deglutizione ma mai il sorriso, attraverso i suoi splendidi occhi verdi. Un calvario che abbiamo condiviso con lui con tutto il nostro amore, prendendolo per mano come lui ha fatto con noi quando eravamo piccoli, quando con lui faticavamo per i sentieri di montagna, motivando le nostre fatiche con l’immensità del panorama. Le difficoltà in questi cinque anni sono state grandi ed a momenti quasi insuperabili, finché sono «comparsi» gli angeli del Nucleo Alzheimer della Casa di soggiorno per anziani di Bedizzole. Da quel momento la nostra famiglia si è allargata ed intorno a Paolo si sono unite a noi le assistenti di reparto, gli infermieri, i medici, i pazienti con i loro familiari. Con loro abbiamo ricreato quelle certezze che solo le pareti domestiche sanno dare; con professionalità e dolcezza si sono presi cura di lui ed hanno dato a noi gli strumenti per capire ed affrontare la sua malattia. Il 24 dicembre del 2014 ci siamo raccolti intorno a lui, lo abbiamo stretto al nostro cuore e abbracciandolo lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo respiro. Monica e tutti gli angeli di reparto, hanno dedicato a noi familiari un pensiero che vorremmo condividere con voi, a dimostrazione di quanto sia stata importante la loro presenza per noi e per il nostro papi e quanto questa malattia, per quanto terribile, abbia valorizzato in tutti noi il profondo rispetto per la sofferenza, per l’amore senza confini, per la vita: «...È come se si fosse spenta una luce, una luce che per tanti anni ha illuminato il vostro cammino, ha accompagnato la dolcezza di L., l’eleganza di S., la perseveranza di E., la premurosità di A., il silenzio di G.. Questa luce ha dato a tutti voi quello di cui avete avuto bisogno per tanti anni... la forza... la forza che non sapevate di avere... e poi vi ha dato ancora la fiducia in voi stessi che pensavate di aver perso. Questa luce ha insegnato a tutti voi e tutti noi che la vita è semplicemente una luce bianca, rossa, gialla, verde, blu, che prima brilla e poi pian piano si spegne. Solo quando chiudi gli occhi te la ricordi, ti ricorda come stavi bene quando illuminava intorno a te, un ricordo per sempre nel cuore, nell’anima, poi col tempo si rimane semplicemente felici ed appagati di tutto quello che ognuno di voi ha fatto per tenere accesa questa luce fino alla fine e questa luce che si è appena spenta dice a voi "la vita è come una luce: brilla, illumina, scalda", perciò vivete le vostre vite come fossero luci», con affetto, «La casa di Paolo». Questa luce è in tutti i malati di Alzheimer e va alimentata per dare un senso a tutto ciò. Non dimenticheremo mai quanto questi angeli hanno fatto per Paolo e per noi, come il focolare acceso in una stanza fredda e buia ci hanno accolto, scaldato, confortato. Grazie da L., S., E., A., G. e il nostro papi. // Lettera firmata
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