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lunedì 28 settembre 2015

Alzheimer: una testimonianza

LA TESTIMONIANZA

La luce della vita in chi è malato di Alzheimer

quattro figli, una fiorente attività di libera professione, un alpino innamorato dei suoi monti. Un uomo bello, alto, sicuro di sé, appassionato del proprio lavoro ed innamorato della propria famiglia. Nel dicembre dello stesso anno la sentenza: morbo di Alzheimer. La nostra famiglia in un istante si stringe attorno a lui per proteggerlo, per ridargli la sicurezza che la malattia gli sta togliendo. Sì, perché il malato di Alzheimer è un essere umano bisognoso di amore incondizionato, di comprensione oltre la ragione, di pazienza, di conforto. Le emozioni vivono in lui fino alla fine ed a questo dobbiamo affidarci per andare oltre il suo «non essere più lui». Inizia così un calvario che dura cinque lunghissimi anni durante i quali Paolo perde la memoria, la deambulazione, la parola, la deglutizione ma mai il sorriso, attraverso i suoi splendidi occhi verdi. Un calvario che abbiamo condiviso con lui con tutto il nostro amore, prendendolo per mano come lui ha fatto con noi quando eravamo piccoli, quando con lui faticavamo per i sentieri di montagna, motivando le nostre fatiche con l’immensità del panorama. Le difficoltà in questi cinque anni sono state grandi ed a momenti quasi insuperabili, finché sono «comparsi» gli angeli del Nucleo Alzheimer della Casa di soggiorno per anziani di Bedizzole. Da quel momento la nostra famiglia si è allargata ed intorno a Paolo si sono unite a noi le assistenti di reparto, gli infermieri, i medici, i pazienti con i loro familiari. Con loro abbiamo ricreato quelle certezze che solo le pareti domestiche sanno dare; con professionalità e dolcezza si sono presi cura di lui ed hanno dato a noi gli strumenti per capire ed affrontare la sua malattia. Il 24 dicembre del 2014 ci siamo raccolti intorno a lui, lo abbiamo stretto al nostro cuore e abbracciandolo lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo respiro. Monica e tutti gli angeli di reparto, hanno dedicato a noi familiari un pensiero che vorremmo condividere con voi, a dimostrazione di quanto sia stata importante la loro presenza per noi e per il nostro papi e quanto questa malattia, per quanto terribile, abbia valorizzato in tutti noi il profondo rispetto per la sofferenza, per l’amore senza confini, per la vita: «...È come se si fosse spenta una luce, una luce che per tanti anni ha illuminato il vostro cammino, ha accompagnato la dolcezza di L., l’eleganza di S., la perseveranza di E., la premurosità di A., il silenzio di G.. Questa luce ha dato a tutti voi quello di cui avete avuto bisogno per tanti anni... la forza... la forza che non sapevate di avere... e poi vi ha dato ancora la fiducia in voi stessi che pensavate di aver perso. Questa luce ha insegnato a tutti voi e tutti noi che la vita è semplicemente una luce bianca, rossa, gialla, verde, blu, che prima brilla e poi pian piano si spegne. Solo quando chiudi gli occhi te la ricordi, ti ricorda come stavi bene quando illuminava intorno a te, un ricordo per sempre nel cuore, nell’anima, poi col tempo si rimane semplicemente felici ed appagati di tutto quello che ognuno di voi ha fatto per tenere accesa questa luce fino alla fine e questa luce che si è appena spenta dice a voi "la vita è come una luce: brilla, illumina, scalda", perciò vivete le vostre vite come fossero luci», con affetto, «La casa di Paolo». Questa luce è in tutti i malati di Alzheimer e va alimentata per dare un senso a tutto ciò. Non dimenticheremo mai quanto questi angeli hanno fatto per Paolo e per noi, come il focolare acceso in una stanza fredda e buia ci hanno accolto, scaldato, confortato. Grazie da L., S., E., A., G. e il nostro papi. // Lettera firmata

venerdì 28 febbraio 2014

Nostalgia!

 Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l’angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita. Volti che vedevo abitualmente nelle mie strade abituali: se non li vedo più mi rattristo; eppure non mi sono stati niente, se non il simbolo di tutta la vita.
 F. Pessoa

 altre opere di Pessoa su
clickmilano.com

martedì 11 giugno 2013

Gli esami durano tutta la vita

A ben guardare nella vita siamo costretti a dare un sacco di esami, iniziamo molto presto, addirittura a cieci anni alla fine delle elementari e poi continuiamo quando di anni ne abbiamo tredici con la licenza delle medie inferiori e via via, fino alla maturità e alla laurea, in realtà queste sono solo alcune delle prove che ci aspettano nel nostro percorso terreno e probabilmente le più semplici perchè in fondo a queste ci si può preparare per tempo.
Eppure agli esami non ci si abitua mai, ogni volta siamo colti dall'ansia, dal timore di non essere ben preparati e così riusciamo a dimostrare di saper meno di quello che in realtà sappiamo. Quando poi gli esami li danno  i nipoti allora l'ansia è ancora maggiore, pensiamo a quel povero "bambino indifeso" alle prese con quegli "orchi" di professori e la fantasia ci gioca brutti scherzi.
Nella maggior parte dei casi i bambini non sono affatto indifesi, i professori non sono orchi e alla fine gli esami sono solo il bilancio di un anno di scuola, nulla d più, ma questo lo di capisce dopo..
Sono nonna e il mio nipotino ha iniziato oggi gli esami per la licenza media, in casa eravamo tutti agitati, lui è l'unico nipotino e quindi il primo della nuova generazione che si sottopone alla "tortura". In verità il mio cuore era accanto a mio figlio, che era in trepidazione per il suo... e così la catena va avanti.
Essere nonni  è anche questo, non si è più in prima linea come quando i figli erano piccoli, ma le ansie sono moltiplicate per due.
In ogni modo Emanuele ha fatto bene il tema, dovrebbe essere andato tutto alla grande.
Vedremo domani..