L' Osservatorio della salute ha reso nota un'indagine svolta nel 2016 sulla malattia di #alzheimer nel nostro paese, prendendo a campione la Regione Lazio. Secondo questo interessante rapporto, la malattia colpisce più le donne che gli uomini e ha subito un incremento davvero preoccupante. Il Ministero della Salute ha predisposto la realizzazione di test preventivi per individuare i soggetti che presentino deficit cognitivi in fase iniziale. I test saranno effettuati gratuitamente a Roma in Viale Giorgio Ribotta, dalla Fondazione Igea Onlus, sabato 22 aprile.
venerdì 21 aprile 2017
TRE MOSTRE A MILANO . LIVIO MARZOT
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TRE MOSTRE A MILANO . LIVIO MARZOT
sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
Missione Grande Bellezza Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler
La Società Dante Alighieri è lieta di invitare la S.V. alla presentazione del volume
Missione Grande Bellezza
Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler
di Alessandro Marzo Magno
(Garzanti)
Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler
di Alessandro Marzo Magno
(Garzanti)
Assieme all'autore, ne discuteranno Alessandro Masi,
Segretario Generale della Società Dante Alighieri,
e Fabio Isman, giornalista e scrittore
e Fabio Isman, giornalista e scrittore
Al termine della presentazione sarà offerto un brindisi dall'azienda De Bacco
Mercoledì 10 maggio, ore 18
Galleria del Primaticcio - Palazzo Firenze - Piazza di Firenze, 27 - Roma
sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
mercoledì 19 aprile 2017
Alzheimer: vertiginoso aumento dei casi dichiarati, è allarme
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aLZHEMER è ALLARME MONDIALE
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domenica 9 aprile 2017
PER BERGOGLIO “GESU’ SI E’ FATTO DIAVOLO” E TUTTI FANNO FINTA DI NULLA
Posted: 06 Apr 2017 09:58 AM PDT
Nella Chiesa molti hanno le mani nei capelli, perché stanno accadendo cose mai viste. Ci sono stati papi di tutti i tipi in duemila anni, ma non era mai capitato un papa che in chiesa, nell’omelia della Messa, pronuncia frasi che – in bocca a chiunque altro – sarebbero considerate bestemmie.
L’altroieri, per esempio, papa Bergoglio, a Santa Marta, se n’è uscito con un’espressione che deve aver raggelato gli ascoltatori (anche se poi nessuno ha il coraggio di dire nulla). Commentando – in modo totalmente assurdo – il passo biblico del serpente innalzato da Mosè nel deserto (Numeri 21, 4-9), ha affermato che Gesù “si è fatto peccato, si è fatto diavolo, serpente, per noi”. Testuale. Ma come si può dire che Gesù “si è fatto diavolo”? Gesù, per la dottrina cristiana, ha preso su di sé i peccati di tutti, pagando per tutti come agnello sacrificale senza macchia, cosicché san Paolo scrive: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Ma dire che Gesù “si è fatto diavolo” è tutt’altra cosa (di sapore gnostico). Il Figlio di Dio si fece uomo per redimere gli uomini, non si fece diavolo per redimere i diavoli, i quali, lo ricordo, sono totalmente connotati dall’odio inestinguibile verso Dio (è inimmaginabile per un Papa dire una cosa simile di Gesù). BOMBARDAMENTO C’è ormai una lunga serie di sortite di questo tipo con cui Bergoglio da tempo bombarda il povero gregge dei cristiani sempre più sconcertati e smarriti. A Eugenio Scalfari dichiarò che “non esiste un Dio Cattolico”. Il 16 giugno 2016, aprendo il Convegno della Diocesi di Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, se ne uscì affermando che Gesù, nell’episodio dell’adultera, “fa un po’ lo scemo”. Poi aggiunse che Gesù – sempre nell’episodio in cui salvò la donna dalla lapidazione – “ha mancato verso la morale” (testuale anche questo). Infine addirittura che Gesù non era uno “pulito” (non si sa che intendesse). Si aggiunga a questo il “magistero dei gesti”, come il fatto che nel salutare i fedeli non fa mai con la mano il segno della croce, oppure il suo ostinato rifiuto di inginocchiarsi davanti al tabernacolo e davanti a Gesù eucaristico (mentre si inginocchia in tutta una serie di altre occasioni in cui non c’è l’Eucaristia). Si potrebbero aggiungere varie altre sparate, soprattutto su questioni riguardanti la morale, per esempio sempre a Scalfari disse che “ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene” (un perfetto manifesto del relativismo, la fine del cattolicesimo). Ma quello che più colpisce riguarda la progressività delle affermazioni, sempre più inaudite, su Gesù, culminate nella frase dell’altroieri (“si è fatto diavolo”). Quali spiegazioni si possono trovare? UN PRECISO DISEGNO La prima che viene in mente è l’ignoranza teologica. E’ vero, papa Bergoglio non è culturalmente attrezzato ed è una delle rare persone che è giunto al cardinalato e poi al papato senza un dottorato in teologia. Ma anzitutto, se uno è talmente impreparato in teologia e talmente imprudente da fare dichiarazioni al limite della blasfemia, è bene che non ricopra la massima carica (anche dottrinale) della Chiesa perché sarebbe come mettere un ragazzo, che non sa nemmeno guidare un’auto, a pilotare un boeing. O almeno è bene che non parli a braccio. In secondo luogo la mancanza di titoli teologici non spiega affermazioni così sconcertanti, perché si può prendere qualunque parroco della cristianità che ha fatto solo il seminario (senza altri titoli), e di sicuro non dirà mai cose del genere. Nemmeno uno che abbia semplicemente frequentato il Catechismo. Il fatto è che Bergoglio ha letteralmente teorizzato il “pensiero incompleto”. E chi continua ad avere un pensiero solido viene squalificato come dottrinario, fondamentalista e rigorista. Lo dichiarò nell’intervista a padre Spadaro criticando il passato dotto dei gesuiti: “epoche (in cui) nella compagnia” disse “si è vissuto un pensiero chiuso, rigido, più istruttivo-ascetico che mistico”. Poi nella Evangelii Gaudium se la prese con “quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature” (n. 40). E infine scrisse: “A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo» (n. 41). Oggi abbiamo il primo papa che – invece di essere il Custode dell’ortodossia dottrinale – critica il “linguaggio completamente ortodosso”. Secondo alcuni lo fa per auto giustificare gli sfondoni che egli dice e vuole continuare a diffondere. Ma questa ostinata volontà, che ormai è costante da quattro anni, fa pensare che ci sia la decisione sistematica di destrutturare la dottrina cattolica o almeno sottoporla a una tale delegittimazione da far passare l’idea, nel popolo cristiano, che ciascuno può dire, pensare e credere quel che vuole. E’ l’impero del relativismo. Anzi un Circo Barnum. “DRAMMATICA LOTTA IN CONCLAVE” Ma, forse, per capire fino in fondo quello che sta accadendo, è bene ricordare la “drammatica lotta” nella Chiesa, di cui parlò, un anno fa, alla Pontificia università Gregoriana, mons. Georg Gaesnwein, segretario di Benedetto XVI, a proposito del Conclave del 2005, quello che portò all’elezione del card. Ratzinger a cui si era contrapposto l’allora card. Bergoglio, sostenuto dai progressisti. Gaenswein evocò appunto il Conclave dell’aprile 2005 “dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto ‘Partito del sale della terra’ (Salt of Earth Party) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto ‘Gruppo di San Gallo’ intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor. (…) L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a ‘una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’ aveva contrapposto un’altra misura: ‘il Figlio di Dio e vero uomo’ come ‘la misura del vero umanesimo’ ”. Gaenswein aveva poi aggiunto che attualmente sta prevalendo la mentalità che Benedetto XVI aveva avversato e “la ‘dittatura del relativismo’ da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare”. Parole che fanno capire quale dramma sia in corso oggi dentro la Chiesa. OLTRE OGNI LIMITE Uno dei maggiori filosofi cattolici viventi, Robert Spaemann, amico personale di Benedetto XVI, ha tuonato tempo fa su “Die Tagespost” con un articolo dal titolo eloquente: “Anche nella Chiesa c’è un limite di sopportabilità”. Un altro importante filosofo cattolico, Josef Seifert, collaboratore di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, è intervenuto con critiche durissime, che ha motivato così: “il Papa non è infallibile se non parla ex cathedra. Vari Papi (come Formoso e Onorio I) furono condannati per eresia. Ed è nostro santo dovere – per amore e per misericordia verso tante anime – criticare i nostri vescovi e persino il nostro caro Papa, se essi deviano dalla verità e se i loro errori danneggiano la Chiesa e le anime”. Una situazione tanto esplosiva nella Chiesa non si era mai vista. . Antonio Socci Da “Libero”, 6 aprile 2017 |
sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
martedì 4 aprile 2017
ANTONIO SOCCI- NUCLEARE ECOLOGICO:SCOPERTA ITALIANA
Posted: 03 Apr 2017 12:21 AM PDT
Da Paese distrutto che aveva pure perso la guerra ed era prevalentemente agricolo, in pochissimi anni l’Italia è diventata la quinta potenza industriale del pianeta. L’espressione “miracolo economico” fu coniata espressamente per noi.
Fu un balzo in avanti strepitoso. Cos’avremmo potuto fare se avessimo avuto anche il petrolio? In effetti, l’inizio dei nostri guai è rappresentato proprio dai due shock petroliferi del 1973 e del 1979.
Ma – pur poveri di materie prime – abbondiamo in materia grigia. Il “genio” è la nostra grande risorsa. E dovremmo ritrovare anche per questo un po’ di sano orgoglio italiano.
Perché poi sono gli altri a riconoscere le nostre eccellenze che noi magari ignoriamo. C’è un caso proprio nel settore cruciale dell’energia.
SORPRESA USA
In un atto del Congresso degli Stati Uniti della primavera 2016, si legge che l’Italia ha un primato straordinario nel campo delle nuove reazioni nucleari, che in America chiamano Reazioni Nucleari a Lieve Energia, in inglese Low Energy Nuclear Reactions (LENR).
Leggiamo quel passo della Commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti (la Camera dei deputati Usa):
“La Commissione è al corrente dei recenti sviluppi positivi nell’evoluzione delle reazioni nucleari a lieve energia (LENR), che producono energia rinnovabile ultra-pulita e a basso costo, con forti implicazioni per la sicurezza nazionale. Per esempio, secondo la Defense Intelligence Agency (DIA), se le LENR dovessero funzionare, sarebbero ‘una tecnologia dirompente in grado di rivoluzionare la produzione e conservazione di energia’. La Commissione è inoltre a conoscenza di quanto scoperto dall’Agenzia per i Progetti di ricerca avanzata per la Difesa (DARPA), secondo cui altri Paesi, inclusi Cina e India, stanno portando avanti programmi di LENR, mentre il Giappone ha appena creato un fondo di investimento per promuovere questa tecnologia”.
Il documento prosegue così:
“La DIA ha inoltre accertato che Giappone e Italia sono leaders in questo settore, mentre Russia, Cina, Israele e India stanno stanziando ingenti risorse per lo sviluppo delle LENR. Al fine di meglio comprendere le implicazioni per la sicurezza nazionale di queste evoluzioni, si chiede al Segretario della Difesa di fornire alla presente Commissione per le Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, il 22 settembre 2016, un rapporto sull’utilità militare dei recenti avanzamenti in materia di LENR”.
La Commissione chiede di conoscere anche “lo stato corrente della ricerca negli Stati Uniti” in questo settore e “in quale relazione essa sia con il lavoro effettuato in ambiti internazionali”. Così è stato affidato proprio al ministero della Difesa Usa il compito di conquistare il primato della ricerca in questo settore.
E l’Italia che oltreoceano è definita “leader” nella scoperta di queste nuove forme di energia?
POCHI SANNO CHE…
Già nel 2009 (governo Berlusconi) il Parlamento italiano aveva approvato la legge 99/2009 che, programmando il ritorno al nucleare, apriva la strada alle nuove reazioni nucleari scoperte e brevettate dal Cnr.
Tutta questa vicenda scientifica e tecnologica è ricostruita nel libro – appena uscito – di Fabio Cardone, “La futura energia. Dall’atomica alle reazioni nucleari ultrasoniche” (Di Renzo editore, pp. 144, euro 14).
Le particolarità di queste scoperte – che in pratica mostrano la possibilità di ottenere reazioni nucleari mediante gli ultrasuoni e in generale mediante la pressione – sono molte e importanti.
Fra l’altro si ipotizzano perfino applicazioni di queste scoperte nel campo della medicina. Ma soprattutto questo modo di produzione dell’energia nucleare spazza via tutti i problemi che si sono evidenziati con le attuali centrali nucleari.
In sostanza oggi l’energia nucleare copre circa un quinto del fabbisogno mondiale di energia, ma ha il problema della sicurezza degli impianti, dello smaltimento delle scorie radioattive e dell’approvvigionamento dell’uranio visto che ce ne vorrebbe un milione di tonnellate l’anno e oggi ne viene prodotto mezzo milione (inoltre si pone il problema dell’esaurimento dell’uranio stesso e della dipendenza geopolitica dai paesi produttori).
Le reazioni nucleari ultrasoniche eliminano totalmente questo problema in quanto non hanno bisogno di uranio: “per liberare energia necessitano di sali di ferro e il ferro è molto comune in natura. Inoltre” spiega Cardone nel libro citato “gli esperimenti hanno dimostrato che le reazioni nucleari ultrasoniche non producono scorie radioattive e nemmeno radioattività residua e questo risolverebbe il problema dei rifiuti pericolosi”.
Non solo. “Gli esperimenti hanno indicato anche un’altra sorprendente possibilità: la distruzione delle sostanze radioattive mediante la loro trasformazione in sostanze inerti, prive di radioattività”.
In pratica, secondo i calcoli, si ottiene in 90 minuti quello che altrimenti avrebbe richiesto due anni e questo risolverebbe il problema dello smaltimento delle scorie prodotte finora dalle tradizionali centrali nucleari (quindi si avrebbe uno straordinario beneficio ecologico).
Tanto che – dopo l’approvazione della legge 99/2009 – la Regione Abruzzo, con una delibera del 2010 (approvata all’unanimità), ha chiesto al Governo di poter avere nel territorio regionale l’impianto per sviluppare la tecnologia finalizzata a disattivare le sostanze radioattive. In collaborazione con Ansaldo nucleare a Sogin (Società per la gestione degli impianti nucleari).
La Sogin nel 2010 aveva definito anche un piano di sviluppo. Sennonché nel marzo 2011, a seguito di un devastante terremoto e conseguente maremoto in Giappone, si ebbe il disastro della centrale nucleare di Fukushima.
Immediata fu la ripercussione in Italia dove un referendum si abbatté sulla legge 99/2009 facendo sospendere l’applicazione dell’art. 14 (quello sul nucleare) fino al 2016.
E’ ormai scaduto da un anno il termine e – come dimostra il documento del Congresso americano –tutti i grandi paesi industriali stanno correndo a investire su quelle nuove forme di energia nucleare.
E ORA ?
Il libro di Cardone riapre la riflessione sulle applicazioni di quelle scoperte. L’autore osserva: “E’ stato valutato che ogni prototipo industriale può costare 100 milioni di euro e può avere soltanto un’applicazione specifica: produzione di energia, distruzione di sostanze radioattive, trasformazione delle sostanze”.
Quanto tempo potrebbe occorrere per passare alla realizzazione di un impianto industriale? Naturalmente dipende dall’entità degli investimenti. Ma anche “un programma lento e a lungo termine” non va oltre i 10 o 15 anni.
Fra l’altro si deve sottolineare che i notevoli risultati di queste ricerche sono stati conseguiti senza finanziamenti specifici, cioè senza ulteriore aggravio di spesa per le casse pubbliche.
Infatti “tutto ciò che riguarda queste ricerche” spiega Cardone nel libro “era di proprietà dello Stato Italiano, la macchina era proprietà dell’Esercito Italiano” e “i brevetti relativi alla macchina e ai suoi procedimenti di proprietà del Cnr”.
Considerati i tanti sprechi pubblici in Italia, in tutti i settori, è davvero significativo che poi si facciano scoperte importanti in modo così economico, si può dire praticamente a costo zero.
Ora sta al nostro Paese trarne tutti i benefici. Già altre volte è accaduto che importanti scoperte di scienziati italiani siano state poi implementate e sfruttate da altri Paesi (il caso più clamoroso è proprio quello di Enrico Fermi e del nucleare) Sarebbe desolante se ciò dovesse ripetersi anche in questo caso.
Ma se il governo non riprende subito in mano la materia (visto che è finita la sospensione) è sicuro che gli altri non staranno a guardare e ci sorpasseranno.
Quello dell’indipendenza energetica, fra l’altro, è un grande obiettivo politico che dovrebbe appassionare non solo i cosiddetti sovranisti, ma chiunque abbia minimamente a cuore il futuro dell’Italia. E’ il classico tema bipartisan.
.
Antonio Socci
Da “Libero”, 2 aprile 2017
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Fu un balzo in avanti strepitoso. Cos’avremmo potuto fare se avessimo avuto anche il petrolio? In effetti, l’inizio dei nostri guai è rappresentato proprio dai due shock petroliferi del 1973 e del 1979.
Ma – pur poveri di materie prime – abbondiamo in materia grigia. Il “genio” è la nostra grande risorsa. E dovremmo ritrovare anche per questo un po’ di sano orgoglio italiano.
Perché poi sono gli altri a riconoscere le nostre eccellenze che noi magari ignoriamo. C’è un caso proprio nel settore cruciale dell’energia.
SORPRESA USA
In un atto del Congresso degli Stati Uniti della primavera 2016, si legge che l’Italia ha un primato straordinario nel campo delle nuove reazioni nucleari, che in America chiamano Reazioni Nucleari a Lieve Energia, in inglese Low Energy Nuclear Reactions (LENR).
Leggiamo quel passo della Commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti (la Camera dei deputati Usa):
“La Commissione è al corrente dei recenti sviluppi positivi nell’evoluzione delle reazioni nucleari a lieve energia (LENR), che producono energia rinnovabile ultra-pulita e a basso costo, con forti implicazioni per la sicurezza nazionale. Per esempio, secondo la Defense Intelligence Agency (DIA), se le LENR dovessero funzionare, sarebbero ‘una tecnologia dirompente in grado di rivoluzionare la produzione e conservazione di energia’. La Commissione è inoltre a conoscenza di quanto scoperto dall’Agenzia per i Progetti di ricerca avanzata per la Difesa (DARPA), secondo cui altri Paesi, inclusi Cina e India, stanno portando avanti programmi di LENR, mentre il Giappone ha appena creato un fondo di investimento per promuovere questa tecnologia”.
Il documento prosegue così:
“La DIA ha inoltre accertato che Giappone e Italia sono leaders in questo settore, mentre Russia, Cina, Israele e India stanno stanziando ingenti risorse per lo sviluppo delle LENR. Al fine di meglio comprendere le implicazioni per la sicurezza nazionale di queste evoluzioni, si chiede al Segretario della Difesa di fornire alla presente Commissione per le Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, il 22 settembre 2016, un rapporto sull’utilità militare dei recenti avanzamenti in materia di LENR”.
La Commissione chiede di conoscere anche “lo stato corrente della ricerca negli Stati Uniti” in questo settore e “in quale relazione essa sia con il lavoro effettuato in ambiti internazionali”. Così è stato affidato proprio al ministero della Difesa Usa il compito di conquistare il primato della ricerca in questo settore.
E l’Italia che oltreoceano è definita “leader” nella scoperta di queste nuove forme di energia?
POCHI SANNO CHE…
Già nel 2009 (governo Berlusconi) il Parlamento italiano aveva approvato la legge 99/2009 che, programmando il ritorno al nucleare, apriva la strada alle nuove reazioni nucleari scoperte e brevettate dal Cnr.
Tutta questa vicenda scientifica e tecnologica è ricostruita nel libro – appena uscito – di Fabio Cardone, “La futura energia. Dall’atomica alle reazioni nucleari ultrasoniche” (Di Renzo editore, pp. 144, euro 14).
Le particolarità di queste scoperte – che in pratica mostrano la possibilità di ottenere reazioni nucleari mediante gli ultrasuoni e in generale mediante la pressione – sono molte e importanti.
Fra l’altro si ipotizzano perfino applicazioni di queste scoperte nel campo della medicina. Ma soprattutto questo modo di produzione dell’energia nucleare spazza via tutti i problemi che si sono evidenziati con le attuali centrali nucleari.
In sostanza oggi l’energia nucleare copre circa un quinto del fabbisogno mondiale di energia, ma ha il problema della sicurezza degli impianti, dello smaltimento delle scorie radioattive e dell’approvvigionamento dell’uranio visto che ce ne vorrebbe un milione di tonnellate l’anno e oggi ne viene prodotto mezzo milione (inoltre si pone il problema dell’esaurimento dell’uranio stesso e della dipendenza geopolitica dai paesi produttori).
Le reazioni nucleari ultrasoniche eliminano totalmente questo problema in quanto non hanno bisogno di uranio: “per liberare energia necessitano di sali di ferro e il ferro è molto comune in natura. Inoltre” spiega Cardone nel libro citato “gli esperimenti hanno dimostrato che le reazioni nucleari ultrasoniche non producono scorie radioattive e nemmeno radioattività residua e questo risolverebbe il problema dei rifiuti pericolosi”.
Non solo. “Gli esperimenti hanno indicato anche un’altra sorprendente possibilità: la distruzione delle sostanze radioattive mediante la loro trasformazione in sostanze inerti, prive di radioattività”.
In pratica, secondo i calcoli, si ottiene in 90 minuti quello che altrimenti avrebbe richiesto due anni e questo risolverebbe il problema dello smaltimento delle scorie prodotte finora dalle tradizionali centrali nucleari (quindi si avrebbe uno straordinario beneficio ecologico).
Tanto che – dopo l’approvazione della legge 99/2009 – la Regione Abruzzo, con una delibera del 2010 (approvata all’unanimità), ha chiesto al Governo di poter avere nel territorio regionale l’impianto per sviluppare la tecnologia finalizzata a disattivare le sostanze radioattive. In collaborazione con Ansaldo nucleare a Sogin (Società per la gestione degli impianti nucleari).
La Sogin nel 2010 aveva definito anche un piano di sviluppo. Sennonché nel marzo 2011, a seguito di un devastante terremoto e conseguente maremoto in Giappone, si ebbe il disastro della centrale nucleare di Fukushima.
Immediata fu la ripercussione in Italia dove un referendum si abbatté sulla legge 99/2009 facendo sospendere l’applicazione dell’art. 14 (quello sul nucleare) fino al 2016.
E’ ormai scaduto da un anno il termine e – come dimostra il documento del Congresso americano –tutti i grandi paesi industriali stanno correndo a investire su quelle nuove forme di energia nucleare.
E ORA ?
Il libro di Cardone riapre la riflessione sulle applicazioni di quelle scoperte. L’autore osserva: “E’ stato valutato che ogni prototipo industriale può costare 100 milioni di euro e può avere soltanto un’applicazione specifica: produzione di energia, distruzione di sostanze radioattive, trasformazione delle sostanze”.
Quanto tempo potrebbe occorrere per passare alla realizzazione di un impianto industriale? Naturalmente dipende dall’entità degli investimenti. Ma anche “un programma lento e a lungo termine” non va oltre i 10 o 15 anni.
Fra l’altro si deve sottolineare che i notevoli risultati di queste ricerche sono stati conseguiti senza finanziamenti specifici, cioè senza ulteriore aggravio di spesa per le casse pubbliche.
Infatti “tutto ciò che riguarda queste ricerche” spiega Cardone nel libro “era di proprietà dello Stato Italiano, la macchina era proprietà dell’Esercito Italiano” e “i brevetti relativi alla macchina e ai suoi procedimenti di proprietà del Cnr”.
Considerati i tanti sprechi pubblici in Italia, in tutti i settori, è davvero significativo che poi si facciano scoperte importanti in modo così economico, si può dire praticamente a costo zero.
Ora sta al nostro Paese trarne tutti i benefici. Già altre volte è accaduto che importanti scoperte di scienziati italiani siano state poi implementate e sfruttate da altri Paesi (il caso più clamoroso è proprio quello di Enrico Fermi e del nucleare) Sarebbe desolante se ciò dovesse ripetersi anche in questo caso.
Ma se il governo non riprende subito in mano la materia (visto che è finita la sospensione) è sicuro che gli altri non staranno a guardare e ci sorpasseranno.
Quello dell’indipendenza energetica, fra l’altro, è un grande obiettivo politico che dovrebbe appassionare non solo i cosiddetti sovranisti, ma chiunque abbia minimamente a cuore il futuro dell’Italia. E’ il classico tema bipartisan.
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Antonio Socci
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