Posted: 06 Apr 2017 09:58 AM PDT
Nella Chiesa molti hanno le mani nei capelli, perché stanno accadendo cose mai viste. Ci sono stati papi di tutti i tipi in duemila anni, ma non era mai capitato un papa che in chiesa, nell’omelia della Messa, pronuncia frasi che – in bocca a chiunque altro – sarebbero considerate bestemmie.
L’altroieri, per esempio, papa Bergoglio, a Santa Marta, se n’è uscito con un’espressione che deve aver raggelato gli ascoltatori (anche se poi nessuno ha il coraggio di dire nulla). Commentando – in modo totalmente assurdo – il passo biblico del serpente innalzato da Mosè nel deserto (Numeri 21, 4-9), ha affermato che Gesù “si è fatto peccato, si è fatto diavolo, serpente, per noi”. Testuale. Ma come si può dire che Gesù “si è fatto diavolo”? Gesù, per la dottrina cristiana, ha preso su di sé i peccati di tutti, pagando per tutti come agnello sacrificale senza macchia, cosicché san Paolo scrive: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Ma dire che Gesù “si è fatto diavolo” è tutt’altra cosa (di sapore gnostico). Il Figlio di Dio si fece uomo per redimere gli uomini, non si fece diavolo per redimere i diavoli, i quali, lo ricordo, sono totalmente connotati dall’odio inestinguibile verso Dio (è inimmaginabile per un Papa dire una cosa simile di Gesù). BOMBARDAMENTO C’è ormai una lunga serie di sortite di questo tipo con cui Bergoglio da tempo bombarda il povero gregge dei cristiani sempre più sconcertati e smarriti. A Eugenio Scalfari dichiarò che “non esiste un Dio Cattolico”. Il 16 giugno 2016, aprendo il Convegno della Diocesi di Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, se ne uscì affermando che Gesù, nell’episodio dell’adultera, “fa un po’ lo scemo”. Poi aggiunse che Gesù – sempre nell’episodio in cui salvò la donna dalla lapidazione – “ha mancato verso la morale” (testuale anche questo). Infine addirittura che Gesù non era uno “pulito” (non si sa che intendesse). Si aggiunga a questo il “magistero dei gesti”, come il fatto che nel salutare i fedeli non fa mai con la mano il segno della croce, oppure il suo ostinato rifiuto di inginocchiarsi davanti al tabernacolo e davanti a Gesù eucaristico (mentre si inginocchia in tutta una serie di altre occasioni in cui non c’è l’Eucaristia). Si potrebbero aggiungere varie altre sparate, soprattutto su questioni riguardanti la morale, per esempio sempre a Scalfari disse che “ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene” (un perfetto manifesto del relativismo, la fine del cattolicesimo). Ma quello che più colpisce riguarda la progressività delle affermazioni, sempre più inaudite, su Gesù, culminate nella frase dell’altroieri (“si è fatto diavolo”). Quali spiegazioni si possono trovare? UN PRECISO DISEGNO La prima che viene in mente è l’ignoranza teologica. E’ vero, papa Bergoglio non è culturalmente attrezzato ed è una delle rare persone che è giunto al cardinalato e poi al papato senza un dottorato in teologia. Ma anzitutto, se uno è talmente impreparato in teologia e talmente imprudente da fare dichiarazioni al limite della blasfemia, è bene che non ricopra la massima carica (anche dottrinale) della Chiesa perché sarebbe come mettere un ragazzo, che non sa nemmeno guidare un’auto, a pilotare un boeing. O almeno è bene che non parli a braccio. In secondo luogo la mancanza di titoli teologici non spiega affermazioni così sconcertanti, perché si può prendere qualunque parroco della cristianità che ha fatto solo il seminario (senza altri titoli), e di sicuro non dirà mai cose del genere. Nemmeno uno che abbia semplicemente frequentato il Catechismo. Il fatto è che Bergoglio ha letteralmente teorizzato il “pensiero incompleto”. E chi continua ad avere un pensiero solido viene squalificato come dottrinario, fondamentalista e rigorista. Lo dichiarò nell’intervista a padre Spadaro criticando il passato dotto dei gesuiti: “epoche (in cui) nella compagnia” disse “si è vissuto un pensiero chiuso, rigido, più istruttivo-ascetico che mistico”. Poi nella Evangelii Gaudium se la prese con “quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature” (n. 40). E infine scrisse: “A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo» (n. 41). Oggi abbiamo il primo papa che – invece di essere il Custode dell’ortodossia dottrinale – critica il “linguaggio completamente ortodosso”. Secondo alcuni lo fa per auto giustificare gli sfondoni che egli dice e vuole continuare a diffondere. Ma questa ostinata volontà, che ormai è costante da quattro anni, fa pensare che ci sia la decisione sistematica di destrutturare la dottrina cattolica o almeno sottoporla a una tale delegittimazione da far passare l’idea, nel popolo cristiano, che ciascuno può dire, pensare e credere quel che vuole. E’ l’impero del relativismo. Anzi un Circo Barnum. “DRAMMATICA LOTTA IN CONCLAVE” Ma, forse, per capire fino in fondo quello che sta accadendo, è bene ricordare la “drammatica lotta” nella Chiesa, di cui parlò, un anno fa, alla Pontificia università Gregoriana, mons. Georg Gaesnwein, segretario di Benedetto XVI, a proposito del Conclave del 2005, quello che portò all’elezione del card. Ratzinger a cui si era contrapposto l’allora card. Bergoglio, sostenuto dai progressisti. Gaenswein evocò appunto il Conclave dell’aprile 2005 “dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto ‘Partito del sale della terra’ (Salt of Earth Party) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto ‘Gruppo di San Gallo’ intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor. (…) L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a ‘una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’ aveva contrapposto un’altra misura: ‘il Figlio di Dio e vero uomo’ come ‘la misura del vero umanesimo’ ”. Gaenswein aveva poi aggiunto che attualmente sta prevalendo la mentalità che Benedetto XVI aveva avversato e “la ‘dittatura del relativismo’ da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare”. Parole che fanno capire quale dramma sia in corso oggi dentro la Chiesa. OLTRE OGNI LIMITE Uno dei maggiori filosofi cattolici viventi, Robert Spaemann, amico personale di Benedetto XVI, ha tuonato tempo fa su “Die Tagespost” con un articolo dal titolo eloquente: “Anche nella Chiesa c’è un limite di sopportabilità”. Un altro importante filosofo cattolico, Josef Seifert, collaboratore di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, è intervenuto con critiche durissime, che ha motivato così: “il Papa non è infallibile se non parla ex cathedra. Vari Papi (come Formoso e Onorio I) furono condannati per eresia. Ed è nostro santo dovere – per amore e per misericordia verso tante anime – criticare i nostri vescovi e persino il nostro caro Papa, se essi deviano dalla verità e se i loro errori danneggiano la Chiesa e le anime”. Una situazione tanto esplosiva nella Chiesa non si era mai vista. . Antonio Socci Da “Libero”, 6 aprile 2017 |
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domenica 9 aprile 2017
PER BERGOGLIO “GESU’ SI E’ FATTO DIAVOLO” E TUTTI FANNO FINTA DI NULLA
sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
domenica 23 agosto 2015
VITTORIO CASAMONICA ESERCITAVA IL SUO POTERE SU POLITICI ED ECCLESIASTICI?
Non vedo, non sento, non parlo, ma sta di fatto che il funerale di Casamonica si è svolto con un rito tipicamente mafioso e tutti lo sapevano.
Le esequie in stile mafioso di Vittorio Casamonica pare abbiano indignato un po' tutti, dai politici alla Chiesa, tutti si sono affrettati a dire che non sapevano, che sono rimasti stupiti e che non hanno potuto evitare tutto ciò che è successo. Domandiamoci allora che cosa è successo....
Vittorio Casamonica, 65 anni, originario dell' Abruzzo ma Sinti di nascita, muore a 65 anni, è incensurato e a suo carico non ci sono procedimenti penali in corso e non è nemmeno attenzionato dalla Questura; l'origine del suo immenso patrimonio pare illecita, pare anche che la rete capillare della criminalità romana passi da casa sua, ma lui diceva sempre: "sono uno zingaro e vendo macchine".
In seguito a questa morte viene celebrato dai parenti in gramaglie un funerale assai pomposo, nello stile mafioso/zingaresco (capita così anche ai capi delle varie tribù nomadi quando muoiono e vengono onorati dalla loro gente): gigantografie con la foto del defunto sulle pareti della chiesa, una carrozza trainata dai cavalli con il pennacchio nero (pare fosse quella usata da Totò) che trasporta una bara bianca, la musica del Padrino diffusa a tutto volume e un elicottero che inonda il piazzare della chiesa di petali di rosa.
CONTI NUA A LEGGERE
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venerdì 28 dicembre 2012
Lettera aperta a Benedetto XVI
Santità,
mi ritengo da sempre una pessima cattolica, e forse è proprio per questo che non riesco a comprendere l'atteggiamento del Vaticano nei confronti delle imminenti elezioni politiche Italiane, che esalta la figura del Prof. Monti quale persona che vorrebbe “far salire” la Politica alla sua più alta funzione, ossia verso il bene comune.
Il prof. Monti lo abbiamo già visto al lavoro e mi pare che la sua azione abbia avuto conseguenze disastrose nei confronti di quel “bene comune” che il Vaticano sembrerebbe auspicare. A questo punto mi chiedo cosa intenda il Vaticano per “bene comune” e se, in merito, abbiamo concezioni diverse. Se non ricordo male la Chiesa Cattolica, in una delle Costituzioni scaturite dal Concilio Vaticano II, propose la seguente definizione di bene comune:
“l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi, quanto ai singoli membri, di reggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”.
Le chiedo umilmente se ritiene che le azioni di governo messe in atto dal Prof. Monti siano andate nella direzione giusta, se abbiano cioè creato almeno un minimo di condizioni della vita sociale che consentano ai singoli individui che compongono il popolo italiano di raggiungere la propria perfezione. A me pare, purtroppo, che l'ex governo Monti abbia creato le condizioni perchè interi gruppi e i loro singoli membri (esodati, cassaintegrati, lavoratori dipendenti di aziende private, pensionati al minimo, piccoli artigiani, piccole partite IVA, giovani disoccupati, padri di famiglia licenziati per fallimento delle aziende in cui lavoravano, etc.) siano stati privati addirittura della speranza di poter mai raggiungere la propria perfezione. Io credo in Dio e, credendo in Dio, credo nella divinità dell'umano essendo egli stato creato a Sua immagine e somiglianza. Ma non credo che somigliamo a Dio nelle sembianze umane, bensì nella spiritualità che è in ciascuno di noi, spiritualità che per la Chiesa Cattolica dovrebbe coincidere con l'anima. Il corpo umano non è altro che l'involucro, lo scrigno che custodisce l'anima, ed è un dono divino e come tale va amato e rispettato, curato e protetto. Gesù ci insegna, nel miracolo della moltiplicazione dei pesci e dei pani, che per salvare l'anima è anzitutto necessario curare il corpo, per questo moltiplicò i pani e i pesci, in modo che la moltitudine delle persone che lo avevano seguito mangiasse a sazietà “finchè ne vollero”. Gesù voleva forse dirci che l'anima non può raggiungere la sua perfezione se lo scrigno (il corpo umano) non è forte. Togliendo il lavoro alle persone, togliendo loro la possibilità di sfamarsi, di studiare, di curarsi, si mina e si indebolisce il corpo, si scalfisce lo scrigno che custodice il bene più prezioso: “l'anima” e l'anima potrebbe esserne irrimediabilmente compromessa.... e con lei il divino potrebbe lasciare per sempre l'umano.
Santità, io faccio appello a Lei, a Lei che siede sul trono di Pietro e a Lei soltanto, e Le chiedo se oggi saremmo ancora qui a parlare di Gesù se Egli fosse stato un sobrio? Se non fosse stato così umanamente e divinamente folle da scegliere la Croce, anziché più facilmente e comodamente rinnegare il Padre Suo e Nostro come gli veniva chiesto?
Le chiedo come può il Vaticano schierarsi così spudoratamente per una parte e non per il “bene comune” come dalla Chiesa definito? Siamo forse tornati alla Babele in cui tutti parlavano e nessuno si capiva più? E' forse una follia collettiva l'epoca in cui viviamo?
Santità, torniamo alla Parola, torniamo al Verbo, ci riporti a Dio.... non ci induca ad allontarcene più di quanto stiamo già facendo.
Con somma stima e profonda speranza e se in questa mia lettera ho peccato, chiedo da peccatrice il Suo perdono, ma mi aiuti a capire e a ritrovare il lume della Fede!
Una pessima cattolica
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