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giovedì 7 marzo 2013

Il bene cammina sulle sue gambe!

E' di oggi la notizia che sta per concludersi presso l'Ateneo di Salerno il "Percorso della memoria 2012-13" iniziato il 18 novembre scorso con  la trasmissione radiofonica "38-45- La memoria del male", il 15 marzo prossimo si terrà infatti presso l'Aula Magna dell'università salernitana  il convegno "L'industria di Caino" a conclusione della bella iniziativa.

L’incontro sarà caratterizzato dalla proiezione di un documentario, dalla testimonianza di ex deportati campani presenti in Ateneo e dall’esibizione degli studenti del Conservatorio Statale di musica “Nicola Sala” di Benevento. I giovani del conservatorio sono stati i vincitori, con il CD “Le Note della Memoria: la musica ‘spezzata’ della Shoah”, curato dal Maestro Rossella Vendemia, del premio 2012 “I Giovani ricordano la Shoah”. 
La giornata si concluderà con la premiazione delle scolaresche che hanno partecipato al concorso “38-45: La memoria del male”.
Oggetto del concorso è stata la realizzazione di un elaborato, in forma scritta o multimediale, su uno degli argomenti del format di Unis@und: 
• L’industria di Caino; 
• Le leggi razziali in Italia; 
• La Shoah; 
• Lo sterminio di Rom, omosessuali e disabili; 
Il caso Valletti;
• I fratelli di Campagna; 
• La cultura della memoria in Germania;
• La verità infoibata.
Per info:
Segreteria organizzativa
dott.ssa Alessandra Gonzales
tel. 089969194
mail: agonzales@unisa.it


Ed è così che il caso di mio papà, Ferdinando Valletti il  deportato calciatore,  e la sua bellissima storia  è arrivato anche a Salerno a seminare il bene, cosa che mio padre ha fatto di certo quando era a Mauthausen, ma anche per il resto della sua vita laboriosa.

Grazie!

giovedì 27 ottobre 2011

Ferdinando Valletti: il pudore di raccontare

E' uscito in questi giorni il mio nuovo libro "Deportato I 57633 voglia di non morire" La storia di Ferdinando Valletti, il deportato calciatore, si tratta in realtà di una riedizione che si è resa necessaria per il ritrovamento di molti appunti di mio padre  sulla sua permanenza a Gusen II e sulla sua deportazione in generale, confermati poi dall' ITS di Arolsen che mi ha inviato diversa documentazione.
Disfacendo la casa dei miei genitori dopo la morte di mia madre, mi sono trovata davanti ad un plico di carte ingiallite racchiuse in una scatola posta  sui ripiani alti di un armadio, su fogli a quadretti  mio padre aveva annotato con raccontato minuziosamente quanto gli era accaduto dal momento della sua cattura al momento della liberazione. Gli scritti sono datati 1950, dopo la prima visita di mio padre a Mauthausen-Gusen con una delegazione dell'Alfa Romeo, quando evidentemente la sua mente era più serena e i ricordi più chiari. 
Quei fogli raccontano un percorso di indicibile sofferenza con la descrizione di fatti accaduti nel lager, di angherie subite, di amici perduti  e anche di solidarietà, soprattutto a Gusen II.
Nessuno in famiglia aveva mai sentito mio padre  parlare di Gusen II, diceva di essere stato a Gusen  e basta e invece proprio in quel terribile sottocampo aveva trascorso il periodo più lungo e drammatico della sua deportazione.
Ho provato tanto dolore per quello che gli è realmente capitato, ma ho capito che nella sua grande dignità, aveva avuto il pudore di raccontare fino in fondo ciò che gli avevano fatto i nazisti, era una ferita troppo grande per un essere umano! Eppure, e lo scrive sempre nei suoi appunti, lui non poteva giudicare e tanto meno punire, lo avevano fatto altri a nome dell'umanità intera, lui invece aveva il compito di perdonare... e lo aveva fatto.
Questa scoperta dolorosa mi ha fatto conoscere meglio mio padre e, se possibile, me lo ha fatto amare ancora di più, ho compreso ora il motivo del suo diniego quando gli suggerivo di scrivere sulla sua deportazione, avrebbe dovuto scorrere quei fogli e lui non voleva farlo per nessuna ragione.
Dei suoi appunti troverete nota nel libro,  racconto della sua permanenza a  Gusen II e di alcuni amici che gli erano accanto, ma alcuni particolari, i più cruenti,  non mi sono sentita di riportarli, rispetto il suo volere e provo lo stesso suo pudore.