Visualizzazione post con etichetta sofferenze. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sofferenze. Mostra tutti i post

giovedì 27 ottobre 2011

Ferdinando Valletti: il pudore di raccontare

E' uscito in questi giorni il mio nuovo libro "Deportato I 57633 voglia di non morire" La storia di Ferdinando Valletti, il deportato calciatore, si tratta in realtà di una riedizione che si è resa necessaria per il ritrovamento di molti appunti di mio padre  sulla sua permanenza a Gusen II e sulla sua deportazione in generale, confermati poi dall' ITS di Arolsen che mi ha inviato diversa documentazione.
Disfacendo la casa dei miei genitori dopo la morte di mia madre, mi sono trovata davanti ad un plico di carte ingiallite racchiuse in una scatola posta  sui ripiani alti di un armadio, su fogli a quadretti  mio padre aveva annotato con raccontato minuziosamente quanto gli era accaduto dal momento della sua cattura al momento della liberazione. Gli scritti sono datati 1950, dopo la prima visita di mio padre a Mauthausen-Gusen con una delegazione dell'Alfa Romeo, quando evidentemente la sua mente era più serena e i ricordi più chiari. 
Quei fogli raccontano un percorso di indicibile sofferenza con la descrizione di fatti accaduti nel lager, di angherie subite, di amici perduti  e anche di solidarietà, soprattutto a Gusen II.
Nessuno in famiglia aveva mai sentito mio padre  parlare di Gusen II, diceva di essere stato a Gusen  e basta e invece proprio in quel terribile sottocampo aveva trascorso il periodo più lungo e drammatico della sua deportazione.
Ho provato tanto dolore per quello che gli è realmente capitato, ma ho capito che nella sua grande dignità, aveva avuto il pudore di raccontare fino in fondo ciò che gli avevano fatto i nazisti, era una ferita troppo grande per un essere umano! Eppure, e lo scrive sempre nei suoi appunti, lui non poteva giudicare e tanto meno punire, lo avevano fatto altri a nome dell'umanità intera, lui invece aveva il compito di perdonare... e lo aveva fatto.
Questa scoperta dolorosa mi ha fatto conoscere meglio mio padre e, se possibile, me lo ha fatto amare ancora di più, ho compreso ora il motivo del suo diniego quando gli suggerivo di scrivere sulla sua deportazione, avrebbe dovuto scorrere quei fogli e lui non voleva farlo per nessuna ragione.
Dei suoi appunti troverete nota nel libro,  racconto della sua permanenza a  Gusen II e di alcuni amici che gli erano accanto, ma alcuni particolari, i più cruenti,  non mi sono sentita di riportarli, rispetto il suo volere e provo lo stesso suo pudore.