E' uscito in questi giorni il mio nuovo libro "Deportato I 57633 voglia di non morire" La storia di Ferdinando Valletti, il deportato calciatore, si tratta in realtà di una riedizione che si è resa necessaria per il ritrovamento di molti appunti di mio padre sulla sua permanenza a Gusen II e sulla sua deportazione in generale, confermati poi dall' ITS di Arolsen che mi ha inviato diversa documentazione.
Disfacendo la casa dei miei genitori dopo la morte di mia madre, mi sono trovata davanti ad un plico di carte ingiallite racchiuse in una scatola posta sui ripiani alti di un armadio, su fogli a quadretti mio padre aveva annotato con raccontato minuziosamente quanto gli era accaduto dal momento della sua cattura al momento della liberazione. Gli scritti sono datati 1950, dopo la prima visita di mio padre a Mauthausen-Gusen con una delegazione dell'Alfa Romeo, quando evidentemente la sua mente era più serena e i ricordi più chiari.
Quei fogli raccontano un percorso di indicibile sofferenza con la descrizione di fatti accaduti nel lager, di angherie subite, di amici perduti e anche di solidarietà, soprattutto a Gusen II.
Nessuno in famiglia aveva mai sentito mio padre parlare di Gusen II, diceva di essere stato a Gusen e basta e invece proprio in quel terribile sottocampo aveva trascorso il periodo più lungo e drammatico della sua deportazione.
Ho provato tanto dolore per quello che gli è realmente capitato, ma ho capito che nella sua grande dignità, aveva avuto il pudore di raccontare fino in fondo ciò che gli avevano fatto i nazisti, era una ferita troppo grande per un essere umano! Eppure, e lo scrive sempre nei suoi appunti, lui non poteva giudicare e tanto meno punire, lo avevano fatto altri a nome dell'umanità intera, lui invece aveva il compito di perdonare... e lo aveva fatto.
Questa scoperta dolorosa mi ha fatto conoscere meglio mio padre e, se possibile, me lo ha fatto amare ancora di più, ho compreso ora il motivo del suo diniego quando gli suggerivo di scrivere sulla sua deportazione, avrebbe dovuto scorrere quei fogli e lui non voleva farlo per nessuna ragione.
Dei suoi appunti troverete nota nel libro, racconto della sua permanenza a Gusen II e di alcuni amici che gli erano accanto, ma alcuni particolari, i più cruenti, non mi sono sentita di riportarli, rispetto il suo volere e provo lo stesso suo pudore.
Cara Manuela, il tuo papà era una grande persona, siamo in molti ad avergli voluto bene! Ho dei ricordi bellissimi che mi legano a lui all'Alfa Romeo.
RispondiEliminaTi abbraccio
E.Marelli
Caro Marelli, che piacere ritrovarla, spero stia bene in salute.
RispondiEliminaLa ringrazio per la sua presenza su questo blog e la abbraccio con affetto.
Manuela
Avendo conosciuto il tuo papà so che ciò che scrivi è verissimo. Anche a me, quando veniva all'Aned per le sue pratiche, ha sempre raccontato di Gusen senza mai entrare nei dettagli.
RispondiEliminaCertamente sarà stato pudore ma anche desiderio di non far partecipi gli altri di questa tragedia. Una gran persona il tuo papà, lo ricordo benissimo, ho in mente il suo sorriso leale e i suoi occhi azzurri vivacissimi.
Un abbraccio Manuela
N.A.
Ciao Arianna, lo so che papà ti era molto affezionato e so anche che tu gli volevi bene. Spero di vederti presto, devo passare alla Fondazione della Memoria.
RispondiEliminaUn abbraccio
Manuela
Gentile Signora Valletti, sono il figlio di Vignolle, se ricorda ci siamo incontrati qualche volta quando lei era in compagnia del suo papà... immagino che nel libro lei parlerà anche del mio di papà e mi farebbe tanto piacere averlo.
RispondiEliminaLe mando privatamente il mio indirizzo.
Grazie, grazie davvero.
Marco
Caro Marco, ricordo perfettamente il nostro incontro, lei faceva attività sportiva nel parco e io e mio padre passeggiavamo con la cagnolona.
RispondiEliminaHo cercato di rintracciarla proprio per donarle una copia del mio libro, cerco che racconto anche del suo papà, come potrebbe essere diversamente? Se mi indica privamente il suo indirizzo, le invio il libro.
Un caro abbraccio
Manuela
Ciao Manuela, sei stata bravissima ad aver finito il libro in tempo. Mercoledì ti aspetto per iniziare il progetto.
RispondiEliminaAnna Maria
Ho letto ora il tuo post Anna, verso le undici sono li.
RispondiEliminaUn abbraccio
Manuela
Ho letto la nota sul gruppo Binario 21, bellissima. Tuo papà era una persona grandissima. Il perdono non è da tutti.
RispondiEliminaAntonio
Che gran persona il tuo papà! Anche Carpi ha sempre espresso sentimenti di perdono verso i carnefici per questo motivo hanno poi affrontato la vita con la serenità nel cuore.
RispondiEliminacomplimenti!
Carola
Grazie a tutti, ho letto il post sul mio gruppo, è veramente commovente.
RispondiEliminaVi ringrazio!
Ciao Manu,
RispondiEliminaci sono altri deportati della levatura di tuo padre, tutti hanno incarnato la volontà di perdonare e hanno evitato accuratamente di raccontare nei dettagli le brutture che hanno subito.
Molta la differenza con chi ha sempre manifestato odio e vendetta.
Con l'odio non si costruisce nulla e non si ricomincia a vivere.
Laura
si lo so Laura, erano persone con un altissimo senso morale e profondamente buone, forse hanno sofferto anche più di altri ma non per questo erano pronti a vendicarsi.
RispondiEliminaUn bacio
Manuela
Certo Manu, solo pochi hanno la forza di perdonare e sono loro a dover essere presi d'esempio.
RispondiEliminaMi dispiace di non aver conosciuto tuo papà personalmente, ne sarei stata orgogliosa.
Ciao
Laura
Lo hai conosciuto attraverso la mia famiglia, attraverso Mario che lo adorava. Credo che le persone si possano conoscere anche dalla descrizione che fanno coloro che li hanno amati e li amano.
RispondiEliminaGrazie Laura
Devi essere orgogliosa del tuo papò, chiunque lo abbia conosciuto di persona sa quanto era grande il suo cuore e la sua umanità, amatissimo dai suoi dipendenti, sempre sulle baricate per difendere i diritti dei più deboli, onesto e leale.
RispondiEliminaDirei proprio come te, cara Manuela
E.Marelli
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