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giovedì 9 aprile 2015

Meno ipocrisia e più fatti per i campi rom

E' scoppiata una polemica per una dichiarazione di Salvini sui campi Rom e in seguito al fatto che lui ha usato la parola zingaro è stato incredibilmente sospeso da FB..... 

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Dal dizionario: 
zingaro
[zìn-ga-ro] o [ẓìn-ga-ro] ant., region. zìnganopop. zìnghero


A s.m. (f. -ra)


1 Appartenente a un popolo nomade originario dell'India nordoccidentale, diffusosi nel corso dei secoli in molti paesi asiatici, in Europa, in Egitto e in altri luoghi dell'Africa mediterranea, caratterizzato da tratti somatici quali il colorito bruno-olivastro e i capelli e gli occhi particolarmente scuri, e da ricche tradizioni culturali, che si esprimono soprattutto nella musica e nella danza: una carovana di zingari; l'accampamento degli zingari
|| Fare vita da zingaro, trasferirsi di continuo da un luogo a un altro
|| Furbo come uno zingaro, assai furbo
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Quanto sopra tanto per chiarire, ma vorrei puntualizzare anche che negli anni 1980, quando ero consigliere a Milano, ho assistito personalmente alla distruzione dei campi Rom da parte della forza pubblica, venivano impiegate le ruspe e le baracche venivano rase al suolo. I nomadi venivano poi spostati in campi attrezzati per una migliore sistemazione.

I campi Rom sono vietati in  Europa e chi li vuole mantenere in italia è solo un grande ipocrita, come si può consentire a delle persone di vivere in simili condizioni?  Che poi queste persone delinquano, rubino, spaccino droga e proprio per questo si permettano macchinoni lussuosi, antenne paraboliche molto oro è solo un inciso.....

Chi non vuole radere al suolo i campi Rom, non propone niente altro per migliorare la vita dei molti italiani che vivono accanto agli insediamenti e non riescono nemmeno a garantire l'ordine pubblico, si dia ai nomadi la possibilità di avere delle case popolari a seguito di una regolare domanda, come la si da ai cittadini italiani e vedremo che cosa faranno.

Meno ipocrisia e più fatti dunque, questa volta gli italiani hanno capito il perchè e il per come degli atteggiamenti buonisti della sinistra, il cerchio si chiude se consideriamo quante sono le attività delle cooperative sociali rosse attorno ai campi rom e ai campi di accoglienza degli immigrati.

lunedì 3 novembre 2008

La maschera

Se tieni per troppo tempo la maschera, finisci per farla diventare la tua faccia. Leggo che questo è un proverbio indiano, non so con quanto fondamento. Sta di fatto che l'idea è azzeccata e colpisce indiscriminatamente, perché una qualche maschera l'abbiamo sempre nel nostro guardaroba spirituale. Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva, ed è allora una cosa buona. Altre volte, però, è un sotterfugio per celare le nostre vergogne e apparire perfetti, e allora può sconfinare in ipocrisia. Altre volte ancora è una sorta di visiera che ci isola dal resto del mondo perché si teme il confronto "a viso aperto". C'è, dunque, una negatività nel mascherarsi che può essere lieve quando è un gesto transitorio e giustificabile da debolezze o paure. Diverso è il caso prospettato dall'aforisma indiano: esso denuncia l'incrostazione permanente che deforma il volto in modo definitivo. È appunto la falsità elevata a regola di vita ed è pericoloso mettersi su questa strada perché spesso non si può tornare indietro e si precipita di inganno in inganno, di menzogna in menzogna. Si arriva fino al punto di mentire a se stessi e progressivamente la falsità si trasforma in pseudo-verità. Dobbiamo, però, dire che può verificarsi anche quello che affermava il presidente americano Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo». Giunge, infatti, il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell'altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare la famosa espressione, il re diventa nudo. Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create attorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l'amara realtà del vero nostro volto.
Mons. Ravasi- I mattutini