Da qualche giorno lo vediamo scritto su tutti i giornali, gli italiani sono razzisti e a testimonianza di questo si citano il caso del ragazzo di colore ucciso a Milano, i due casi di ragazzi picchiati (uno di colore e uno cinese) e poi il caso dell'insegnante che avrebbe detto al bimbo nero di ritornare nella giungla.
Tutti episodi assolutamente gravi ed esecrabili ma che da soli non sono sufficienti a tacciare di razzismo una intera nazione e a soffiare sul fuoco per fomentare ed arrivare poi ad accusare... indovinate chi? Berlusconi.
Gli episodi di pestaggio perpetrati da italiani sono gravi come gli stupri di migliaia di donne italiane ad opera di extracomunicari, neri o bianchi poco importa, e di questo oggi non si parla più, l'episodio dell'insegnate non fa testo poichè è ormai evidente dai molti episodi negativi che accadono nel mondo della scuola, che la qualifica "docente" non è sempre sinonimo di intelligenza, di umanità e tanto meno di cultura.
Quindi ridimensioniamo il caso e diciamoci con franchezza che l'immigrazione selvaggia che per molti anni ha subito questo Paese ha prodotto, e non per colpa dei cittadini, dei rigurgiti di intolleranza soprattutto tra i giovani che probabilmente, e non a torto, in una situazione di grande difficoltà economica e lavorativa si sentono minacciati nel loro futuro. Il fenomeno è però riconducibile a una minoranza dei giovani.
La ricetta per porre fine a tutto questo è semplice: una immigrazione programmata basata sul lavoro e sul rispetto delle leggi italiane e delle regole di convivenza civile.
Quando si arriverà a questo ci avvieremo verso una integrazione che nessuno si sognerò più di contestare.
Manuela Valletti Ghezzi
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