sabato 2 maggio 2020
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
martedì 20 giugno 2017
Per i due giovani veneti morti a Londra, esiste una precisa responsabilità morale!
La morte di due giovani veneti, Gloria Trevisan e Marco Gottardi, nel terribile rogo della Grenfell Tower di Londra, ha scosso profondamente l'opinione pubblica. I due giovani laureati si erano trasferiti in Inghilterra da 5 mesi, avevano trovato un buon #Lavoro e avevano deciso di vivere a Londra, dall'Italia avevano avuto offerte lavorative inaccettabili e, così, erano riusciti a convincere anche i rispettivi genitori sulla necessità della loro scelta.
Purtroppo, per un malaugurato incidente provocato da incuria umana, la torre Grenfell dove avevano preso casa, è andata a fuoco e non è stato possibile raggiungere [VIDEO] gli ultimi piani dell'edificio per salvare loro e le altre vittime.
Via dall'Italia per lavorare
Si è trattato di un maledetto incidente che non è razionalmente da mettere in relazione con il fatto che i due giovani siano stati costretti a lasciare il loro paese per poter lavorare e vivere dignitosamente. Ovviamente, una simile tragedia poteva accadere ovunque, anche in Italia, ma sta di fatto che è accaduta in Inghilterra e forse, pensandoci bene, non è del tutto vero che una relazione con la situazione lavorativa negativa italiana non esista.Naturalmente non esistono nessi materiali tra i fatti accaduti e la morte dei due ragazzi 'migranti per forza', ma c'è un nesso morale. Ricordate che il papà di Gloria, intervistato subito dopo aver appreso che la figlia era dispersa, ha detto al giornalista di sottolineare che la figlia in Italia aveva trovato un lavoro retribuito con 300 euro e che per questo aveva deciso di andarsene?
Il 'nesso morale' per queste morti va identificato in un'Europa con una leadership protesa unicamente al profitto e in un'Italia che non ha saputo fare altro per i giovani che promuovere i voucher per lavori occasionali, invece di mettere in campo riforme strutturali per il mondo del lavoro.
Italiani all'estero: qualche dato
In base ai numeri forniti dalla Fondazione Migrantes nel rapporto 'Italiani nel Mondo', sono 107.529 i nostri connazionali espatriati nel 2016. Rispetto all’anno precedente a iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono state 6.232 persone in più, per un incremento del 6,2%. Si tratta soprattutto di giovani tra i 18 e i 34 anni (39.410, il 36,7%); la meta preferita è stata la Germania (16.568).Per completezza di informazione sono otto i motivi principali che inducono i giovani ad andarsene dal nostro Paese, come Gloria Trevisan e Marco Gottardi [VIDEO] . La leva che incide di più è la mancanza di lavoro, nel 34 % dei casi. Al secondo posto la cosiddetta gerontocrazia, subito seguita dai bassi stipendi, motivazioni che influiscono rispettivamente al 20 ed al 19 % tra i giovani che si sono trasferiti in altri Stati dell'UE o all'estero. Viene inoltre evidenziato l'alto tasso di disoccupazione per neolaureati, un'istruzione che non paga è un motivo valido per espatriare (12 %).
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lunedì 17 novembre 2014
Troppa violenza in tutto
giovedì 30 ottobre 2008
FANTASTICO FACEBOOK
Facebook è sempre più il re dei social network: nato nel 2004 e inizialmente riservato agli studenti universitari americani ha da poco superato i 100 milioni di iscritti in tutto il mondo e ogni giorno nascono decine di applicazioni per la sua piattaforma, aperta allo sviluppo di moduli di terze parti solo dall'inizio di quest'anno.
L'apertura della piattaforma verso l'esterno (utenti prima, applicazioni poi) è stata la chiave di volta: da allora la corsa di facebook è diventata inarrestabile, tanto che il social network creato da Mark Zuckerberg è entrato nella vita di tutti i giorni anche qui da noi, addirittura l'abbiamo sentito nominare in TV da Simona Ventura all'isola dei famosi : se non è rivoluzione questa in un paese “TV-centrico” come il nostro...
Ma cosa possiamo fare su facebook? Un po' di tutto, in realtà. Analizziamo qualcuna delle numerose peculiarità di questo social network. Partiamo appunto dal “network”: su facebook è possibile contattare (aggiungere come amici) colleghi, amici, parenti e scambiarsi messaggi, appuntamenti, immagini, e video. Non c'è limite alla condivisione. Contattare le persone che conosciamo è facilissimo: il potente motore di ricerca interno permette di trovare chiunque in pochi secondi, anche solo digitandone nome e cognome. Se si vuole è possibile importare la propria rubrica di indirizzi email: i nostri contatti saranno importati in maniera del tutto automatica e invitati ad aggiungersi al nostro network.
Lo sport preferito di alcuni utenti è cercare vecchi amici di infanzia o compagni di scuola, ex-fidanzate (e fidanzati), persone conosciute in vacanza: vi stupirà scoprire che molte delle persone che non vedete da anni sono iscritte a facebook e che potete ricontattarle in pochissimi click.
Così come è possibile aggiungere ai propri amici gente che si conosce per davvero è possibile anche farsi nuovi amici: in questo sempre il potente motore di ricerca permette di selezionare gli utenti per città, religione e interessi (anche politici). Se il nostro ”add” viene accettato si può cominciare a chattare attraverso la chat interna.
Una volta creato il nostro network è possibile sfidare i nostri amici anche attraverso videogames: tra le innumerevoli applicazioni disponibili esistono diversi giochi con cui passare un bel po' di tempo. Attenzione, non abusatene sul lavoro! Possono creare dipendenza!
Qualcuno su facebook ci fa anche i soldi. Si tratta di tecniche al limite dello spam (e a rischio di ban) basate di solito su campagne pay per lead (in parole povere: fai iscrivere gente a questo o a quel servizio online guadagnando sulle iscrizioni che hai portato al servizio) in cui facebook gioca un ruolo fondamentale. Di solito questo genere di tecniche funzionano così: si crea un network di persone molto grande su facebook, invitandole dopo un po' di tempo a provare il servizio a cui si è affiliati.
Oltre a questo ovviamente poi ci sono le applicazioni, o meglio, la pubblicità che è possibile inserire nelle applicazioni create o il mercatino online. Questo articolo di mashable (in inglese) segnala applicazioni da installare sul proprio profilo che permettono di vendere un po' di tutto attraverso l'enorme vetrina di facebook.
Di solito però i soldi si fanno lavorando. L'enorme rete di contatti che ognuno di noi può creare su facebook può tornare davvero utile se si sta cercando lavoro: i tuoi amici potrebbero anche essere titolari di aziende in cerca di nuovi contatti lavorativi e/o dipendenti. Completare al meglio il prorprio profilo, segnalando master, lauree, diplomi, esperienze lavorative, ecc... Può essere un volano non indifferente.
Le agenzie di comunicazione e chi si occupa di Web Marketing non hanno perso tempo: facebook è un'ottima piattaforma per campagne di marketing (virale o meno) ed è possibile (attraverso la creazione di gruppi dedicati ad esempio) convogliare in poco tempo centinaia di utenti verso un obiettivo prestabilito, utilizzando sia testi che immagini, video o altri contenuti multimediali, se non intere applicazioni create ad hoc.
La pubblicità su facebook poi è completamente targettizzabile a seconda dell'età degli utenti, della loro provenienza e dei loro gusti personali: una manna dal cielo per chi progetta campagne di advertising online.
Altro aspetto da non sottovalutare: facebook è ben indicizzato da Google. In Internet sono molte le guide che insegnano a fare SEO (search engine optimization) direttamente sul social network.
Torniamo al facebook pensato come passatempo: una delle applicazioni più usate di facebook è quella per la gestione degli eventi: è possibile indicarne luogo, informazioni relative all'evento ed è possibile invitare i propri contatti (e se questi non sono pigri possono dare conferma della loro presenza o meno) i più attivi pianificano il proprio calendario di uscite direttamente su facebook oramai: tra tutti gli eventi postati dagli utenti c'è sempre qualcosa di interessante in zona se si fa una ricerca.
Come si dice di solito? Prima il dovere, poi il piacere. Facebook ha anche un lato umanitario: con "Cause" puoi donare piccole somme di denaro per aiutare chiunque: dalla persona che fa una colletta per comprare l'automobile arrivando ad Amnesty International ed Emergency . Quasi tutte le associazioni benefiche hanno una pagina su facebook e se sei volontario per una qualche associazione anche tu puoi raccogliere fondi attraverso facebook.
Per concludere: facebook è talmente modulare, espandibile, vasto, pieno di utenti... Che non esistono limiti a quel che si può pare attraverlo la sua piattaforma. Quello raccontato in questo articolo è solo una minima parte delle possibilità offerte da facebook... Il resto è tutto da scoprire: basta un indirizzo email per iscriversi!
domenica 5 ottobre 2008
Cavalcare l'argomento del razzismo è una moda...
Tutti episodi assolutamente gravi ed esecrabili ma che da soli non sono sufficienti a tacciare di razzismo una intera nazione e a soffiare sul fuoco per fomentare ed arrivare poi ad accusare... indovinate chi? Berlusconi.
Gli episodi di pestaggio perpetrati da italiani sono gravi come gli stupri di migliaia di donne italiane ad opera di extracomunicari, neri o bianchi poco importa, e di questo oggi non si parla più, l'episodio dell'insegnate non fa testo poichè è ormai evidente dai molti episodi negativi che accadono nel mondo della scuola, che la qualifica "docente" non è sempre sinonimo di intelligenza, di umanità e tanto meno di cultura.
Quindi ridimensioniamo il caso e diciamoci con franchezza che l'immigrazione selvaggia che per molti anni ha subito questo Paese ha prodotto, e non per colpa dei cittadini, dei rigurgiti di intolleranza soprattutto tra i giovani che probabilmente, e non a torto, in una situazione di grande difficoltà economica e lavorativa si sentono minacciati nel loro futuro. Il fenomeno è però riconducibile a una minoranza dei giovani.
La ricetta per porre fine a tutto questo è semplice: una immigrazione programmata basata sul lavoro e sul rispetto delle leggi italiane e delle regole di convivenza civile.
Quando si arriverà a questo ci avvieremo verso una integrazione che nessuno si sognerò più di contestare.
Manuela Valletti Ghezzi
mercoledì 23 aprile 2008
Uno stipendio alle mamme?
Basterebbe avere in mente tutto questo per approvare all’unanimità la proposta che un gruppo di studio vicino al partito conservatore inglese ha lanciato in questi giorni: dare uno stipendio alle mamme. Negli anni Settanta, alla prima alzata di scudi contro i mariti, le casalinghe presentarono una piattaforma in linea con la Triplice dei tempi d’oro. Abbiamo diritto ad almeno quattro stipendi, reclamavano: uno come baby sitter, uno come cuoca, uno come donna delle pulizie, uno come amministratrice. In Inghilterra ne propongono uno, pagato dallo Stato, e sarebbe già un eccellente passo avanti.
Lasciamo perdere il discorso su che cosa sia meglio per una donna, se fare la mamma o andare a lavorare. Perderemmo del tempo perché la proposta inglese riguarda solo le donne che - potendo scegliere - resterebbero a casa. Sono, tra l’altro, la maggioranza, come dimostra il sondaggio commissionato per l’occasione. E dunque. Il mestiere della mamma è duro, ed è anche un servizio alla società, perfino una fonte di risparmio per la collettività: meno asili, meno scuola al pomeriggio e così via. Perché non si dovrebbero sostenere le mamme?
Da parte nostra abbiamo qualche perplessità sulla formula inglese, cioè sullo stipendio di Stato. Ci pare che per aiutare le famiglie, per fare in modo che più donne possano permettersi (se vogliono) di restare a casa, ci sia una strada più immediata e più semplice: cambiare il sistema fiscale, a parità di reddito chi ha figli da mantenere deve pagare meno di chi non ne ha. È questa, tra l’altro, la proposta contenuta nella petizione organizzata dal Forum delle associazioni familiari. Ci sembra intelligente e più che equa: la giriamo a chi presto governerà e (si spera) riconoscerà finalmente il ruolo che la famiglia svolge in questo, come in ogni, Paese
da IL GIORNALE - M. Brambilla