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martedì 4 febbraio 2020

Il virus contagerà anche l’economia


Tra Italia e Cina viaggia un interscambio commerciale di 44 miliardi

E’ arrivato anche in Italia. Il corona virus contagerà tanta gente anche nel nostro Paese, forse non sarà così pericoloso come dicono o forse si, sta di fatto che ci siamo trovati catapultati in un film di fantascienza.
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Non sappiamo come è stato diffuso questo video e da chi, pare sia nato nei laboratori cinesi, può essere, ma la verità è che questa gente che domina il mondo, fa giochi pericolosi e le vittime siamo noi.
Vi aggiorneremo sull’evoluzione dell’epidemia, ma per il momento ci occupiamo dell’economia, visto che il nostro paese non sta molto bene in questo ambito.
Nel 2018 l’interscambio commerciale tra Italia e Cina ha sfiorato i 45 miliardi di euro a 43,9 miliardi. In base ai dati Eurostat, l’Italia si conferma il quarto fornitore della Cina tra i Paesi europei, con esportazioni pari a 13,2 miliardi (-2,4%); un dato che, nonostante i risultati positivi riscontrati negli altri principali settori, risente della flessione di un miliardo (768 milioni -57,6%) nell’automotive.
L’Italia (30,7 miliardi +8,1%) si posiziona al quarto posto anche tra i clienti europei della Cina. L’incremento delle importazioni ha avuto un impatto determinante sull’aumento sia dell’interscambio che del deficit commerciale. La crescita delle importazioni italiane (+2,3 miliardi) riguarda principalmente il settore materiali e apparecchiature elettriche (+1,2 miliardi) e, più nello specifico, l’importazione di apparecchiature telefoniche.
Tra gennaio e settembre 2019 invece l’export italiano verso la Cina si è attestato a 9,4 miliardi di euro (in calo rispetto ai 9,6 miliardi dello stesso periodo del 2018) mentre l’import è ammontato a 24,2 miliardi (in aumento rispetto ai 22,9 miliardi dello stesso periodo del 2018).
Le imprese italiane residenti nel Paese del Dragone, spiega l’Ice, sono 1.700, con oltre 150.000 addetti, e generano un fatturato di circa 22 miliardi di euro ed hanno una presenza significativa nella meccanica e nel tessile. I settori di principale interesse riguardano non solo le tradizionali eccellenze del Made in Italy come la moda, l’agroalimentare e la meccanica strumentale, ma anche l’ambiente e l’energia sostenibile, l’urbanizzazione sostenibile e le smartcities, le infrastrutture e i trasporti e le tecnologie spaziali.
Il Pil cinese da anni sta sperimentando una crescita significativa, seppur nel 2018 c’è stato un rallentamento al 6,6% dal 6,8% del 2017, segnando il tasso annuale di crescita più basso degli ultimi anni. Nei primi due mesi del 2019, secondo quanto riportato dal National Bureau of Statistic (Nbs), l’economia cinese è rimasta generalmente stabile per quanto riguarda i principali indicatori economici. Secondo le previsioni del Fmi il Pil cinese nel 2019 dovrebbe frenare ulteriormente al 6,2%. Le incertezze riguardano la ‘guerra commerciale’ con gli Stati Uniti. 
http://www.themilaner.it

martedì 18 agosto 2015

LA GRECIA STA PER ESSERE FATTA A PEZZI E DATA IN PASTO ALLE CORPORATION AFFAMATE DI PROFITTO

THE INDEPENDENT

Sull’Independent un articolo che rappresenta il vero volto delle “riforme” imposte alla Grecia: poiché è scontato e risaputo che il “salvataggio” non servirà, quello a cui ci troviamo di fronte è un laboratorio di capitalismo estremo, un modello che – se passa – sarà imposto anche agli altri paesi.  E probabilmente noi siamo i prossimi. 
di Nick Dearden, 132 agosto 2015
L’ultimo piano di salvataggio non ha nulla a che fare con il debito. Si tratta di un esperimento di capitalismo così estremo che nessun altro Stato Ue sinora ha osato tentarlo
La Grecia è al suo terzo “salvataggio”. Questa volta sul tavolo ci sono 86 miliardi di €, inviati in Grecia dai creditori in cambio di un pacchetto di misure di austerità, solo per poi tornare indietro agli stessi creditori nel prossimo futuro.
Sappiamo tutti che il debito non può essere rimborsato e non lo sarà. Sappiamo tutti che l’austerità non farà che peggiorare la depressione della Grecia. Eppure continua.
Se guardiamo più a fondo, però, scopriamo che l’Europa non è guidata da dei personaggi mentalmente confusi in fase terminale. Prendendo quei leader in parola, ci perdiamo quello che sta realmente accadendo in Europa. In breve, la Grecia è in vendita, e i suoi lavoratori, gli agricoltori e le piccole imprese saranno spazzati via.
Nell’ambito del programma di privatizzazioni da lacrime e sangue, la Grecia deve consegnare 50 miliardi di € dei suoi “beni patrimoniali dello Stato” ad un organismo indipendente sotto il controllo delle istituzioni europee, che procederà alla vendita. Aeroporti, porti, infrastrutture energetiche, terreni e proprietà – tutto deve essere dismesso. Vendi i tuoi beni, sostengono, e sarai in grado di ripagare il debito.
Ma, anche in quest’ottica ristretta, svendere delle attività redditizie o potenzialmente tali rende un paese meno capace di ripagare i suoi debiti. Non sorprende che le attività più redditizie siano messe all’asta per prime. La lotteria nazionale del paese è stata già acquistata. Gli aeroporti che servono le isole delle vacanze greche con tutta probabilità saranno vendute con un leasing a lungo termine ad una società aeroportuale tedesca.
Il porto del Pireo sembra che sarà venduto ad una compagnia di navigazione cinese. Nel frattempo, 490.000 metri quadrati di spiaggia a Corfù sono stati arraffati da un fondo di private equity statunitense. Ha ottenuto un contratto di locazione della durata di 99 anni al prezzo speciale di € 23 milioni. Secondo i giornalisti, il fondo delle privatizzazioni sta prendendo in esame 40 isole disabitate, oltre ad un importante progetto a Rodi che comprende un campo da golf.
Parallelamente alle privatizzazioni, vi è un ampio programma di deregolamentazione che dichiara guerra ai lavoratori, agli agricoltori e alle piccole imprese. Le diverse leggi greche che proteggono le piccole imprese, come le farmacie, i panifici e le librerie, dalla concorrenza con i supermercati e le grandi imprese, devono essere spazzate via. Queste riforme sono così dettagliate che la UE sta scrivendo leggi in materia di misurazione del pane e date di scadenza del latte. Incredibilmente, alla Grecia viene perfino detto di fare delle leggi più liberali della Germania sull’apertura domenicale dei negozi. E’  in atto un vero e proprio esperimento di libero mercato.
In materia di lavoro, le pensioni dovranno subire dei tagli rapidi e decisi, i salari minimi devono essere ridotti e la contrattazione collettiva deve essere drasticamente limitata, mentre licenziare personale deve diventare più facile. Sono misure molto più estreme di quanto non abbiano implementato molti degli stessi paesi”creditori” della Grecia. Le modifiche tributarie prevedono un’impennata dell’ IVA, la più regressiva delle imposte, su un’ampia gamma di prodotti.
Certo, fare delle riforme in alcuni settori dell’economia greca potrebbe essere una buona idea, e infatti Syriza è arrivata al potere promettendo di fare riforme serie, ad esempio, sulla tassazione e le pensioni. Ma quello che viene imposto dai creditori non è una serie di “riforme” sensibili, ma l’instaurazione e la gestione dettagliata di un’economia radicale di  ‘libero mercato’.
La bonanza di deregolamentazione e privatizzazione apre al grande business nuovi e vasti settori della società greca su cui non aveva mai potuto metter piede prima. La speranza è che questo possa generare lauti profitti e far crescere il grande business, oltre a fornire un modello estremo di quello che potrebbe essere fatto in tutta Europa. Anche se quel che è ancora più sgradevole dell’ipocrisia dei leader europei, che costringono la Grecia ad adottare delle politiche che essi stessi non hanno osato mai proporre in casa propria, è il cinismo con cui gli stessi leader impongono delle politiche che andranno a vantaggio delle grandi società del loro stesso paese.
L’intensità del programma di ristrutturazione concordato per la Grecia dovrebbe dissipare anche l’ombra dell’idea che questo sia un tentativo ben intenzionato, ma maldestro, di affrontare una crisi del debito. Si tratta di un tentativo cinico di creare nel Mediterraneo un paradiso per le grandi corporation, a cui si deve resistere a tutti i costi.

sabato 27 aprile 2013

LETTA E IL GOVERNO CHE VERRA'

Enrico Letta è in dirittura di arrivo, forse oggi scioglierà la riserva e poi si procederà al giuramento suo e dei ministri, forse già lunedì il nuovo esecutivo andrà alle Camere per la fiducia.
I partiti direttamente coinvolti in questo nuovo e attesissimo governo sembra abbiano trovato un accordo onorevole in nome del bene del bene del Paese.
Certo questo scandalizza chi vive di ideologia sia a sinistra che a destra, solo che a sinistra l'ideologia ha un solo nome e lo ha da vent'anni, quello di Silvio Berlusconi.
Il premio Nobel Dario Fo ieri si è esibito in un attacco meschino e inqualificabile a Renato Brunetta dimostrando chi dei due è veramente piccolo.
Una buona parte del PD si scandalizza per l'accordo con il PDL e non pensa che gli scandalizzati siamo noi cittadini se a 60 giorni dalla elezioni proprio loro non sono riusciti a fare un governo.
Gianni Letta ha avuto coraggio, si è messo in gioco con generosità e lo stesso hanno fatto Berlusconi e Monti e se loro sono il vecchio, io dico benvenga!
Chi ha invece grida ai quattro venti di volere il nuovo in particolare Grillo e la sua band non potrà non notare che la sola cosa che questi sanno fare è protestare, non accettano di "spocarsi le mani" solo e unicamente per assistere al crollo dei vecchi partiti. Questa volta però hanno sbagliato i calcoli, il nuovo governo andrà lontano e farà quello che all'Italia serve, saranno loro a diventare una delle solite vetuste opposizioni che non propongono nulla di costruttivo e, con buona pace dei loro estimatori, piano piano spariranno.

venerdì 8 giugno 2012

Adesso basta, non ne possiamo più!


Oggi pomeriggio, sentendo la radio, ho apprezzato lo sfogo di un conduttore che diceva : "Non si può più andare avanti così...siamo subissati da negatività e ora ci siamo rotti le palle! Forza cittadini, vi do la parola in diretta.. dite senza problemi che cosa non riuscite più a sopportare!".  Visto che da qualche mese  questo  è anche  il mio stato d'animo, quando il conduttore è stato  sommerso dalle telefonate mi sono sentita meglio, mi sono sentita capita:  gente che non ne poteva più della politica, dei vari personaggi, dei giornali, delle tasse, degli omicidi, della televisione e via di questo passo.
Non avete l'impressione che l'informazione ci voglia fare del male deliberatamente? Non che non debbano dare le notizie, per carità, sono giornalista anch'io e conosco il mestiere,  ma c'è modo e modo di farlo.... Non trovano giustificazione professionale ore e ore di diretta sulla strage di Capaci, sui delitti Rea e Scazzi, sulla recessione, sull'Italia che va malissimo, su Monti che è stato lasciato dai poteri forti, su Berlusconi che vuole stampare Euro o fa il Bunga Bunga, sui partiti che litigano, sui sondaggi che dicono che vogliamo andare a votare, su Napolitano che piange come una fontana ecc. ecc
Manca solamente che  in assenza di stragi di giornata ci appioppino le ricostruzioni della  strage di piazza Fontana, dell'attentato di Bologna e della tragedia di Ustica... con tutto il rispetto per i morti, che penso non vorrebbero essere oggetto di strumentalizzazione.
Possibile che in questo Paese non ci sia una buona notizia da mettere in prima pagina, possibile che la TV produca solo lamenti e lacrime? 
Io desidero essere informata, ma non annientata psicologicamente, anche perchè accanto ai problemi generali ognuno ha i problemi suoi personali.
Molti ascoltatori della radio suggerivano di non guardare più i telegiornali, di non comprare più i giornali e via di questo passo...
Forse una via di mezzo ci sarebbe, basterebbe che chi è preposto all'informazione fosse persona seria e soprattutto preparata e si limitasse a dare notizie non a trasformarle in catastrofi. Pare sia chiedere troppo!