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martedì 20 marzo 2012

Ci aspetta la "grande coalizione".. che ne pensate?


Non cala la fiducia al premier Monti. Anche questa settimana, secondo il consueto sondaggio del TgLa7 di Enrico Mentana, il professore incassa il 61% dei consensi tra gli italiani. La fiducia nell'esecutivo tecnico si trasformerebbe in voti, se si andasse a votare domani, anche nella coalizione che lo sostiene: Pdl, Pd e Terzo Polo insieme prenderebbero il 55,4% delle preferenze, lo 0,8% in più rispetto la scorsa settimana. La battaglia per l'articolo 18 premierebbe invece la sinistra con un più 3,3% (alle elezioni prenderebbe il 28,7% dei voti) a discapito della Lega che cala all'8,4% (-1,1%) e del Movimento Cinque Stelle che si ferma al 4,7% (-1,2%).  Non diminuisce invece la percentuale di chi si asterrebbe (il 29,7%), di chi si dichiara indeciso (13,4%) e chi voterebbe scheda bianca (2,7%).
Carroccio giù - Il sondaggio commissionato da Mentana vede come primo partito ancora una volta il Partito Democratico: il 26% dei consensi, lo 0,4% in più rispetto alla scorsa settimana. Cresce, anche se di poco l'Italia dei Valori (7,7%) e Sinistra Ecologia e Libertà (8,7%). Nel centro destra, invece, tutto pressochè invariato rispetto ad una settimana fa. Il PdL perde solo lo 0,1% arrivando al 23,7% dei voti; la Lega con uno 0,4% in meno si ferma all'8,4%; la Destra scende all'1,3%.
(da Libero)

Qualche tempo fa, una mia analisi della situazione politica ipotizzava proprio un futuro con una grande coalizione (Pd-Pdl-Udc) che ne pensate?

domenica 20 novembre 2011

Adesso Frau Merkel avrà un suddito in più

Il governo Monti ha già rinunciato a gover­nare. La rinuncia è in una dichiarazione di sudditanza alla dottrina monetaria te­desca che è all’origine dell’attuale disa­stro finanziario...

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Il governo Monti ha già rinunciato a governare. La rinuncia è in una dichiarazione di sudditanza alla dottrina monetaria tedesca che è all’origine dell’attuale disastro finanziario capace di scuotere fatalmente il futuro della moneta comune e dell’Unione: non c’è ragione, ha detto il professore,di introdurre cambiamenti nel ruolo della Banca centrale europea.
Angela MerkelAngela Merkel






Fatto, anzi disfatto. Governare vuol dire prendere un problema e risolverlo, affrontare le questioni strategiche e non limitarsi al minimalismo. Il problema d’emergenza in nome del quale è stato tolto di mezzo Berlusconi, capo di un esecutivo eletto, e rimpiazzato con un ministero parlamentare vecchia scuola, per di più tecnico e connotato fin dall’origine da uno sfregio alla sovranità nazionale travestito da cortesia e incoraggiamento europei, il governo del Preside con il suo Consiglio di facoltà, si chiama «titoli pubblici di debito dello stato italiano espressi in euro». Gli eccessivi rendimenti richiesti dal mercato finanziario, la ormai famosa Lady Spread, sono un attentato progressivo al lavoro, alle imprese, alle famiglie, e minacciano una crisi di liquidità capace di inchiodare all’immobilismo il sistema del credito e portarci dritti in recessione, con una tendenza deflazionistica di lungo periodo che confermerebbe, invece di invertirla, la cronica incapacità di crescere a tassi di sviluppo accettabili dell’economia reale italiana.
Questa la vulgata universalmente accettata. Questo il «FATE PRESTO» gridato in prima pagina dal giornale della Confindustria, poveretta. A sconto dei catastrofismi demenziali e politicamente, anzi faziosamente, motivati, questa vulgata è anche la verità.
Non è una verità piccola. Richiede riflessione e coraggio rimettere in discussione l’ortodossia germanica della moneta comune, che non è comune perché alla sua prima vera prova diventa un fattore di affossamento di mezza Europa, Francia compresa, e di tutela della sola economia tedesca con la sua virtuosa possanza. Le cronache riferiscono che Berlino è divisa: gli industriali sono tentati di cambiare le cose, perché sanno che le conseguenze della crisi da debito si faranno sentire anche per le loro esportazioni, ma la Cancelleria e le euroburocrazie modellate sulla Bundesbank sono succubi della paura dell’inflazione, che negli anni Venti produsse la grande catastrofe tedesca. Non solo, lo stato tedesco esprime una concezione del mercato, la famosa «economia sociale di mercato» di cui Monti è testimone accademico per l’Italia, che è in flagrante contraddizione con la mondializzazione della rete finanziaria e con la scelta di dare una moneta cosiddetta comune a economie che non hanno molto in comune e che non dispongono di un potere politico federale in grado di armonizzarle nei loro pilastri: il welfare, le tasse, la previdenza e la libertà dei commerci e della produzione dai lacci corporativi.
Lo scontro, sottolineato in questi giorni in modo clamoroso dall’invito pressante degli anglosassoni a cambiamenti radicali nella gestione della crisi da debito dell’euro, è tra un modello capitalistico di crescita e un modello socialistoide di stagnazione, fondato su tasse e prelievi punitivi socialmente e concepiti nell’insana idea che il debito non è un problema, è una colpa. Ha scritto il Wall Street Journal , ed è solo l’ultimo caso tra mille, che«il fardello del debito italiano non ha le sue radici nei recenti eccessi del governo- specie se confrontati con altri paesi del mondo- bensì deriva in gran parte da politiche introdotte più di trent’anni fa, che posero le fondamenta per l’euro». Abbiamo al governo un campionario della classe dirigente che ha assecondato e messo in opera quelle politiche, che crede in quel modello, e che si appresta a fare del motto «tasse & equità» il nuovo mantra controriformista e illiberale della nazione.
E invece gli italiani per tre volte avevano votato la libertà economica, che non ha saputo realizzarsi per i bestiali difetti e le anomalie della classe dirigente berlusconiana. Con il paradosso che un governo inchiodato al dottrinarismo rigorista cieco di Tremonti ora è sostituito, e dicono senza ridere che sia per garantire la cura della crescita, da un governo che di quel dottrinarismo è il portavoce storico.
Le voglio proprio vedere le riforme liberali di Monti. Voglio vedere come si trasformerà in sviluppo il ripristino di buoni rapporti protocollari con la Merkel a Berlino.
Voglio vedere se andremo oltre la ricapitalizzazione del debito pubblico, con una finta soluzione della crisi, fatta tutta a spese del ceto medio e della povera gente. Cominciamo male, e se la destra non riuscirà a definire una linea seria di uscita dalla crisi dopo la fase equivoca del governo di tregua e di sospensione della democrazia, finiremo peggio.

giovedì 17 novembre 2011

Stiamo in campana

Ho seguito il Presidente Mario Monti che ha illustrato il programma del suo governo al Senato della Repubblica, ne ho tratto una buona impressione anche se, dico la verità, mi sembrava di essere ritornata all'università, perchè Monti è proprio un professore, un bravo professore.
Mentre ascoltavo il Presidente del Consiglio pensavo anche alla situazione anomala che l'Italia sta vivendo. La  politica messa da parte e sul podio un governo di tecnici che probabilmente farà bene (lo spero) ma che non ha il consenso elettorale degli italiani. E questo da qualsiasi parte si guardi, non è espressione di democrazia.
E' assolutamente vero che la nostra classe politica ha dato il meglio di se in litigiosità e in insipienza, ma è anche vero che non può essere cancellata con un colpo di spugna da una prevaricazione del Presidente della Repubblica. Lo avrà fatto certamente per il bene del Paese,...forse, ma i dubbi restano.
Pare che questo governo sia stato fortemente voluto dall'Europa, perfino dagli Stati Uniti, l'una e gli altri ansiosi di mettere fine ad un governo con un Presidente del Consiglio scomodo. Pare che il colpaccio fosse pronto da almeno quattro mesi e si sia concretizzato come abbiamo visto.
Davanti all'emergenza finanziaria è stato abbastanza facile riportare i cavalli nella stalla, è così Berlusconi si è dimesso (lui ha accennato a qualche ricatto), il Pdl ha abbassato la testa e lo ha fatto anche il Pd, anche se i sondaggi lo davano favorito in  eventuali elezioni anticipate.
In questi giorni si sono accreditate molte tesi di complotto internazionale, si è parlato anche di poche persone che dall'alto della loro posizione mondiale condizionerebbero i mercati europei per far crollare l'unione e proporre poi il dollaro come mometa unica. Fantapolitica? Forse si e forse no.
Il dato di fatto oggi è che il nostro Paese ha esattamente il governo che ha indicato Napolitano dopo aver ascoltato i pareri di alti papaveri e che Francia e Spagna, per non parlare del Portogallo, sono messi malissimo.
Basteranno le credenziali internazionali del Professor Monti (Golden Sachs, Trilatere, ecc. ecc) a garantire l'Italia in questo contesto fantapolitico mondiale? A questo punto speriamo. Ma è giusto che grandi potentati economici muovano le pedine della finanza decidendo chi colpire e chi abbattere definitivamente sulla testa di milioni di persone inconsapevoli? Non sarebbe meglio un governo mondiale dei popoli invece di un governo mondiale dell'economia? Tutto questo è preoccupante sotto ogni punto di vista. Che strumenti hanno i popoli per salvaguardarsi da questo implacabile sistema economico mondiale? Non so dirlo, non sono un'economista, ma credo che tutti da ora ce lo dobbiamo chiedere.

Ecco chi è il professor Mario Monti

Si diploma all’Istituto Leone XIII di Milano. Nel 1965 consegue la laurea in economia presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano e si specializza all’Università di Yale (Stati Uniti) avendo come professore James Tobin, Premio Nobel per l’economia nel 1981. Nel 1969 è professore ordinario presso l’Università degli Studi di Trento. Dal 1970 insegna presso l’Università degli Studi di Torino, che lascia nel 1985 per diventare professore di economia politica presso l’Università Bocconi di Milano, dove diventa direttore dell’Istituto di Economia Politica. Monti è chiamato a rivestire incarichi di rilievo in commissioni governative e parlamentari: è relatore della commissione sulla difesa del risparmio finanziario dall’inflazione (1981), presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario (1981-1982), membro della Commissione Sarcinelli (1986-1987) e del Comitato Spaventa sul debito pubblico (1988-1989)[4]. Dal 1988 al 1990 è vicepresidente della Comit. Sempre alla Bocconi assume la carica di Rettore (1989-1994) e successivamente quella di Presidente (1994), alla morte di Giovanni Spadolini. Commissario Europeo (1994-2004) Monti, in quel momento rettore della Bocconi, è indicato come candidato italiano per la nomina a commissario europeo nel 1994 dal governo Berlusconi I, assieme alla radicale Emma Bonino. Jacques Santer, presidente della commissione, gli assegna le deleghe a Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale. Nel 1999 la Commissione Santer si dimette in blocco, a causa di uno scandalo legato a cattive pratiche di gestione ed amministrazione da parte di alcuni commissari. Nel 1999 Monti viene confermato commissario europeo dal governo D’Alema I, che indica Prodi come secondo rappresentante per la Commissione UE, di cui lo stesso Prodi diviene presidente, e riceve la delega alla Concorrenza. Sotto la sua guida la Commissione Europea approfondisce il ruolo di controllo della concorrenza, inaugurando il procedimento contro la Microsoft (tuttora in corso) e bloccando nel 2001 la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell, considerata contraria alle normative antitrust. Nel 2004 il governo Berlusconi II decide di non indicarlo per un terzo mandato nella commissione Barroso, indicando come unico candidato Rocco Buttiglione, poi sostituito da Franco Frattini dopo il rigetto della candidatura di Buttiglione da parte del Parlamento Europeo. Uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca in campo economico è il modello di Klein-Monti che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio, risultato degli studi paralleli di Monti e del premio Nobel Lawrence Klein. È stato il primo presidente del “Bruegel”, un think-tank, nato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell’UE e 28 multinazionali. Dal 2010 è inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg[6]. Dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen. È advisor della Coca Cola Company. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea Barroso, ha redatto un libro bianco (Rapporto sul futuro del mercato unico) contenente misure per il completamento del mercato unico europeo. Monti mantiene la carica di presidente dell’Università Bocconi. Idee e iniziative politiche In economia Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. Il 15 settembre 2010 Monti dà il suo appoggio all’iniziativa del gruppo Spinelli, fondato per rinvigorire la spinta federalista nell’Unione Europea. Assieme a lui, hanno dichiarato il proprio supporto Jacques Delors, Daniel Cohn-Bendit, Guy Verhofstadt, Andrew Duff, Elmar Brok. È editorialista de Il Corriere della Sera e autore di numerose pubblicazioni. La sua competenza e il rispetto che si è saputo guadagnare sia in ambito nazionale che internazionale hanno fatto sì che il suo nome sia stato più volte indicato per l’incarico di ministro in ambito economico sia in governi di centro destra che di centro sinistra. La sua autorevolezza di “tecnico” ha spinto Giuseppe Pisanu a indicarlo come una delle persone che potrebbero ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio per entrambi gli schieramenti. Il 2 settembre 2011 Monti dichiara la propria disponibilità ad un impegno in prima persona per salvare dall’impasse la politica italiana, dicendosi pronto ad una eventuale chiamata del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ottica di formare un governo tecnico di transizione in caso di caduta del governo Berlusconi. Presumibilmente per un semestre ed in preparazione di nuove elezioni politiche anticipate da tenersi nella primavera 2013.