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venerdì 12 giugno 2020

Covid: sapremo mai la verità?

Siamo nella fase 3 della pandemia Covid19, in questi quattro mesi abbiamo visto e sentito di tutto, soprattutto abbiamo dovuto sopportare una privazione della libertà personale che probabilmente non ha alcuna giustificazione scientifica.

Lo stato di emergenza in Italia è stato dichiarato il 31 gennaio scorso, ma l'emergenza era così grave che per un mese intero il nostro governo non ha fatto nulla, non ha comprato mascherine, non ha comprato disinfettante, non ha messo in atto alcun distanziamento preventivo, ha invece guardato il festival di San Remo e si è affrettato a comunicare che il virus non sarebbe mai arrivato nel nostro Paese.

Un mese dopo quel fine gennaio, esattamente l'8 marzo, l'Italia veniva sottoposta a lockdown su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo alcune zone del paese erano diventate zone rosse (Codogno, Vo Euganeo) e altre chiedevano disperatamente di diventarlo perchè sopraffatte dai contagi (Bergamo e vicinanze), ma non accadde nulla.

La passerella degli esperti virologi si susseguiva in TV, primari e aiuti primari trascorrevano il loro tempo a rispondere (ognuno in modo diverso) a Barbara D'Urso, a Tagadà, alla Palombelli, a Fazio ecc ecc, a Bergamo morivano come le mosche, ma poi si scoprì che non tutti erano morti per il covid e chi era morto per la pandemia era stato sottoposto ad un protocollo vecchio e non adeguato al coronavirus, le intubazioni aggravavano la patologia anzichè porvi rimedio, ma questo si saprà in seguito, quando alcuni medici, ignorando il divieto di fare autopsie sui deceduti, scoprivano che i pazienti morti presentavano tutti una coaugulazione del sangue anomala e quindi erano morti per embolia.

Nelle RSA di tutto il mondo avveniva una strage di anziani nell'indifferenza generale, solo la presidente della BCE disse che gli anziani vivi erano un problema....

Il Commissario Straordinario Arcuri, avrebbe dovuto procurare per medici e infermieri che affrontavano l'epidemia a mani nude, senza alcuna protezione e morivano come le mosche, mascherine, guanti, camici, disinfettanti ecc., in realtà ci riusci a pandemia quasi in remissione, ma fece sapere alla tv di aver fatto un lavoro straordinario.

L'epidemia dilagava in tutto il mondo creando morti e problemi economici. Ad un certo punto furono questi ultimi a far terminare i lockdown, il nostro Paese pareva essere in condizioni accettabili e quindi si procedeva a riaperture scaglionate che imponevano però condizioni talmente improbabili da costringere molti a non riaprire affatto.

Tutti i governi europei stanziavano fondi per aiutare le nazioni colpite, lo fecero velocemente e i denari arrivarono ai destinatari in breve tempo. Anche il governo italiano disse che avrebbe stanziato aiuti per tutti, una vera potenza di fuoco, ma a distanza di tre mesi nessuno aveva ancora ricevuto una lira.

Il Presidente Conte appariva spesso in televisione per annunciare un DPCM dietro l'altro, ne raccontava di tutti i colori su quanto avrebbe fatto il governo, ma nessuno vide mai nulla. Nel frattempo venne scoperto dagli USA che la CINA  era alle prese con la pandemia addirittura dall'agosto del 2019 e questi sei mesi di ritardo nell'avvisare il mondo, potrebbero renderla responsabile di strage, se poi a questo aggiungiamo il ritardo dei vari governi, dire che divenne una tragedia è dir poco.

Ora si sono tutti attivati per fornire alla popolazione un vaccino anticovid, ma i cittadini sono molto molto scettici sull'opportunità di sottoporvisi visto che la pandemia pare esaurita.

Le domande però restano: chi ha creato/modificato  il virus ? (non era certo un virus nature)
Perchè negli anni passati Obama preannunciò che ci sarebbe stata una pandemia proprio di questo genere? Perchè il protocollo per affrontare le epidemie non fu aggiornato dal Ministero della salute?  Perchè vennero vietate le autopsie? Perchè non venne concessa la zona rossa a Bergamo?  Perchè nelle RSA morirono moltissimi anziani? Perchè in alcune città vennero realizzati ex novo ospedali anti covid? Che ruolo ha Bill Gates nel business dei vaccini?

Alla prossima...

lunedì 10 agosto 2015

Il carburante dell’élite

In questo momento potresti essere ovunque, potresti fare qualsiasi cosa, invece sei seduto da solo di fronte a uno schermo.
Ma cos’è che ci ferma dal fare quel che vogliamo fare? Dall’essere ciò che vogliamo essere?
Ogni giorno ti svegli nella stessa stanza e segui gli stessi schemi, vivi la stessa giornata del giorno prima.
E’ pur vero che un tempo ogni giorno era una nuova avventura.
Lungo la strada è cambiato qualcosa.
Prima i nostri giorni non avevano tempo, ora sono schematici.
E’ questo che vuol dire crescere? Essere liberi?
Ma siamo veramente liberi?
Cibo, acqua, terra. Le uniche cose che ci servono per sopravvivere sono possedute dalle società.
Non c’è più cibo per noi sugli alberi, né acqua potabile nei fiumi, né terra dove si possa costruire una casa.
Se provi a prendere quello che ha da darti la Terra sarai isolato.
Quindi seguiamo le loro regole.
Abbiamo scoperto il mondo attraverso i libri di testo.
Per anni stiamo seduti e ripetiamo quello che ci viene detto.
Sottoposti a prove e classificati come soggetti da laboratorio.
Cresciuti per non essere mai niente di speciale in questo mondo, per non creare differenze.
Abbastanza intelligenti da fare il nostro lavoro ma non da chiederci il perché lo facciamo.
Quindi lavoriamo duro e non abbiamo mai tempo di vivere la vita per cui stiamo lavorando.
Finché arriva un giorno in cui siamo troppo vecchi per il nostro lavoro e siamo lasciati a morire.
Saranno i nostri figli a prendere il nostro posto.
Per noi il nostro cammino è importante, ma insieme non siamo altro che carburante.
Il carburante dell’élite. L’élite che c’è dietro le multinazionali.
E’ il loro mondo e la risorsa più preziosa non è nella terra: siamo noi.
Noi costruiamo le loro città, noi mettiamo in moto le loro macchine, noi combattiamo le loro guerre.
Dopo tutto, ciò che li guida non sono i soldi: è il potere.
I soldi sono semplicemente l’arma che usano per dominarci.
Inutili pezzi di carta da cui dipendiamo per sfamarci, per spostarci, per divertirci.
Ci danno i soldi e in cambio noi gli diamo il mondo.
Dove c’erano alberi che pulivano la nostra aria ora ci sono fabbriche che la inquinano.
Dove c’era acqua da bere, ci sono rifiuti tossici che puzzano.
Dove gli animali correvano liberi, ci sono le imprese agricole che li fanno nascere e li scuoiano per il nostro appetito.
Oltre un miliardo di persone muore di fame anche se c’è abbastanza cibo per tutti. Dove va a finire?
Il 70% del grano che coltiviamo è cibo destinato a ingrassare gli animali che mangiamo per cena.
Perché dovremmo aiutare chi muore di fame quando non guadagneremmo nulla con ciò?
Siamo la piaga che affligge la Terra, devastiamo quello che ci permette di vivere.
Vediamo tutto come qualcosa che può essere venduto, come un oggetto da possedere.
Ma cosa accadrà quando avremo inquinato l’ultimo fiume? Quando avremo avvelenato anche l’ultimo respiro d’aria? Quando non avremo più il carburante per i camion che ci portano il cibo?
Quand’è che capiremo che i soldi non possono essere mangiati, che non hanno alcun valore?
Non stiamo distruggendo il pianeta. Stiamo distruggendo ogni forma di vita su di esso.
Ogni anno migliaia di specie si estinguono. E manca poco affinché noi saremo i prossimi.
Se vivi in America c’è il 41% di possibilità di contrarre un cancro.
Una patologia cardiaca uccide un americano ogni tre.
Prendiamo medicine per affrontare questi problemi, ma le cure mediche sono la terza causa di morte dopo il cancro e le malattie cardiache.
Ci viene detto che tutto può essere risolto dando soldi alla Scienza, così gli scienziati scopriranno un modo per eliminare il problema.
Ma le industrie farmaceutiche traggono vantaggio dalle nostre sofferenze.
Pensiamo di correre ai ripari, ma il nostro corpo è il prodotto di ciò che mangiamo, e il cibo che mangiamo è studiato per ottenere profitto.
Ci riempiamo di sostanze tossiche.
Il corpo degli animali è infestato da medicine e malattie.
Ma non vediamo tutto ciò.
Le associazioni che detengono il potere mediatico non vogliono che noi sappiamo, quindi ci inondano di fantasie che spacciano per realtà.
E’ divertente pensare che gli umani pensavano che la Terra fosse il centro dell’universo.
Ma, ancora una volta, continuiamo a vederci al centro del pianeta.
Indichiamo la nostra tecnologia dicendo che siamo i più intelligenti.
Ma veramente computer, macchine e industrie affermano quanto siamo intelligenti?
Forse mostrano quanto siamo diventati pigri.
Ci mascheriamo dietro la parola “civilizzazione”, ma quando la togliamo, di noi, cosa resta?
Siamo inclini a dimenticare che solo negli ultimi cento anni abbiamo concesso il diritto di voto alle donne, il diritto di equità ai neri.
Ci atteggiamo come se fossimo tutti istruiti su tutto, ma sono molte le cose che non riusciamo a vedere.
Camminiamo per strada e ignoriamo tutte le cose più piccole.
Gli occhi che ci guardano, le storie che vorrebbero condividere.
Vediamo tutto come uno sfondo di “me”.
D’altra parte abbiamo paura di non essere soli, di essere parte di qualcosa di più grande.
Ma abbiamo fallito nel creare una connessione.
Ci va bene ammazzare maiali, mucche galline, uomini di un’altra terra.
Ma non i nostri vicini, non i nostri cani, i gatti, quelli che abbiamo compreso ed amato.
Definiamo le altre creature come stupide e puntiamo il dito contro loro per giustificare le nostre azioni.
Ma vi sembra giusto uccidere solo perché possiamo e abbiamo sempre potuto farlo? O proprio questo ci mostra quanto poco abbiamo imparato?
Continuiamo a agire attraverso l’aggressività degli uomini primitivi più che attraverso il pensiero e la compassione.
Un giorno la sensazione che chiamiamo “vita” ci lascerà.
I nostri corpi marciranno, i nostri averi più preziosi passeranno ad altri.
Le azioni compiute in vita saranno le uniche cose a restare di noi.
La morte ci circonda sempre, eppure sembra essere lontana dalla realtà di tutti i giorni.
Viviamo in un mondo sull’orlo del collasso.
Le guerre di domani non avranno vincitori.
La violenza non sarà mai la risposta ma ucciderà ogni possibile soluzione.
Se tutti scavassimo tra i nostri desideri più profondi scopriremmo che i nostri sogni non sono così diversi.
Abbiamo tutti lo stesso obiettivo: essere felici.
Facciamo il mondo a pezzi senza cercare altro che gioia, senza mai guardare dentro di noi.
La maggior parte delle persone più felici sono quelle che hanno di meno.
Siamo veramente così felici con i nostri iPhones? Le nostre grosse case, le nostre macchine alla moda?
Siamo disconnessi. Idolatriamo persone che non incontreremo mai.
Assistiamo a avvenimenti straordinari sugli schermi e all’ordinario da ogni altra parte.
Aspettiamo che qualcuno ci porti un cambiamento senza mai pensare a iniziare a cambiare noi stessi.
Le elezioni presidenziali possono essere assimilate al lancio di una moneta: sono due facce della stessa medaglia.
Scegliamo quale faccia vogliamo e abbiamo l’illusione della scelta, del cambiamento.
Ma il mondo è sempre lo stesso.
Non riusciamo a capire che i politici non servono noi; ma servono chi ha dato loro il potere.
Ma in un mondo di pecore ci siamo scordati di seguire la strada che ci eravamo prefigurati.
Basta aspettare un cambiamento.
Tu sei il cambiamento che vuoi vedere.
Non siamo arrivati fin qui stando seduti comodi.
La razza umana è sopravvissuta non perché fosse la più veloce, o la più forte, ma perché ha cooperato.
Abbiamo eccelso nell’arte di uccidere.
Adesso perfezioniamo l’arte di goderci la vita.
Tutto ciò, non per salvare il pianeta.
Il pianeta sarà qui indipendentemente dalla nostra sopravvivenza.
La terra ha girato per miliardi di anni, e ognuno di noi sarà fortunato a viverne ottanta.
Siamo una goccia nell’oceano, ma il nostro impatto dura per sempre.
Spesso mi sarei augurato di vivere in un’era dove non c’erano i computer.
Ma ho capito che non c’è nessuna ragione per volere ciò, perché questo è l’unico periodo della storia in cui ho sempre voluto vivere.
Perché oggi abbiamo un’opportunità mai avuta prima.
Internet ci ha dato il potere di condividere un messaggio e di unire milioni di persone in tutto il mondo.
Finché possiamo è nostro dovere usare la tecnologia per unire, più che per combatterci.
Nel bene o nel male, la nostra generazione determinerà il futuro della vita su questo pianeta.
Possiamo anche continuare a servire questo sistema di distruzione finché non rimanga di noi alcuna
traccia di esistenza;
oppure possiamo uscire da questo sonno ipnotico, capire che non stiamo evolvendo ma regredendo.
Questo esatto momento è l’attimo portato da ogni passo, ogni respiro, ogni morte, fino ad adesso.
Puoi decidere di scegliere la tua strada, o seguire la via che hai già preso migliaia di altre volte.
La vita non è un film, le battute non sono già state scritte, siamo noi gli scrittori.
Questa è la tua storia, la loro storia, la nostra storia
Spencer Cathcart

mercoledì 18 marzo 2015

«Milano può competere con il mondo» parola di Libeskind

Riporto un articolo apparso su Il Giornale, in cui  Libeskind, dall'alto della sua posizione, si dice entusiasta di Milano, concordo con lui sul fatto che Milano sia una gran bella città ma faccio notare che il tessuto sociale della metropoli si è fortemente snaturato, i poveri sono più poveri e i ricchi più ricchi. Sul fatto poi che le strutture messe in piedi per EXPO, abbiano migliorato la città mi rende molto dubbiosa e non solo per una questione di età. Alcune piazze sono oggettivamente belle (Piazza Aulenti) altre molto meno, è mancata una integrazione dolce tra il nuovo e il vecchio, integrazione che avrebbe dato valore ad entrambi gli stili. ma si sa, chi governa Milano non ama la storia.
Manuela Valletti


«Stavo camminando per una stradina nel centro di Milano quando ho avuto una visione, sculture che avrebbero potuto definire un luogo, uno spazio» racconta Daniel Libeskind, che firma le quattro sculture tecnologiche, commissionate da Siemens per Expo.
«Dalla tecnologia all'arte il passo può essere breve» per Federico Golla, presidente e ad di Siemens Italia.
Le opere ispirate «alle ali di un uccello e al volo della mente» animeranno la piazza Italia producendo suoni ed emissioni luminose. Le monumentali eliche in alluminio, alte 10 metri e pesanti 14 tonnellate, sono state montate ieri mattina agli angoli della piazza nel cuore del sito espositivo. «Ero a cena con l'architetto Libeskind, quando mi ha raccontato della sua visione - aggiunge Giuseppe Sala, amministratore unico di Expo 2015 spa - insieme abbiamo chiamato il presidente di Siemens, Golla, per renderlo partecipe di questa idea. Tre giorni dopo eravamo a Monaco per dare avvio al progetto. È stato incredibile». Oltre che con le sculture, Siemens sarà presente a Expo con la Smart Grid sviluppata con Enel: un software basato su tecnologia Cloud, che sarà la colonna portante della infrastrutture tecnologica dell'esposizione.
Libeskind è entusiasta di Expo e del tema: «Sono orgoglioso di lavorare per Expo e di far parte del gruppo di promozione dell'evento, che credo sarà un successo. Così reputo il tema scelto “Nutrire il pianeta, energia per la vita” straordinario. I milanesi sono scettici, ma ora nel mondo il messaggio dell'evento si sta diffondendo e tutti iniziano a parlarne».
Milano? «È una città bellissima, viva e contemporanea, che si è arricchita di opere contemporanee veramente belle. É in grado di competere con il mondo». L'architetto non nasconde l'ambizione che le sculture «volanti» vengano conosciute in tutto il mondo, «portate in giro per diffondere il messaggio culturale» di Expo. «Io sono milanese e mi piacerebbe che un'opera rimanesse in città» scherza Sala. Se dovesse scegliete una collocazione per le sue eliche l'archistar con la passione per il Bel Paese sceglierebbe un luogo di periferia: «il centro è già ricco di bellezze, sceglierei un luogo densamente abitato, grigio, che non ha un'identità precisa, che potrebbe diventare così un punto di attrazione culturale».