Perchè stupirsi e criticare la parola del Papa? Benedetto VXI fa finalmente il Papa.
E' incredibile ci sia qualcuno che se la prende se il Papa attacca la pratica dell'aborto e la legge che l'ha resa accessibile in Italia. Si dice che il nostro stato è laico e che il papa non dovrebbe intromettersi...
Forse sarebbe meglio che ci fosse meno ipocrisia nei cattolici, politici e non. Non è possibile abbracciare il cattolicesimo e poi pretendere di non rispettare i suoi dogmi. Al Papa interessa la cosa più scandalosa, più intollerabile (anche e soprattutto presso noi «tolleranti»), la prevaricazione più inaccettabile che esista. Gli interessa il bene dell'uomo, la salvezza dell'uomo.
Il bene, il nostro bene, una luce che ci illumini e ci riveli per quello che siamo e a cui siamo chiamati: ecco la cosa veramente insopportabile, politicamente scorretta, socialmente ripugnante, personalmente offensiva. Il resto può andare bene: i riti cattolici sono pieni di fascino, la musica e l'arte sacra sono sublimi, l'azione della Chiesa nei riguardi dei poveri e dei sofferenti è riconosciuta e apprezzata. Si può anche provare nostalgia della messa in latino.
Ma il nostro bene, quello no. Allora ci arrabbiamo, come se il Papa ci volesse obbligare a qualcosa. Ma se Dio non ha violato nemmeno la libertà di Hitler! Dio ci ama anche nell'istante in cui sgozziamo nostra madre: se questo ci è incomprensibile, possiamo però farne esperienza. In molti hanno fatto esperienza di questo, e di molto altro. Questa esperienza si chiama cristianesimo. E continua a essere insopportabile. E lo è quanto più capiamo che le sue parole sono vere: il prodotto dell'aborto e della cultura che lo ha affermato come valore è sotto gli occhi di tutti nelle sue conseguenze nefaste sulla famiglia, sull'educazione e sulla società, specialmente per quanto riguarda la tutela dei più deboli.
Che ne sarebbe di noi, quando più nessuna voce si alzasse a ricordarci che la nostra dignità non sta in quello che ciascuno crede di essere, ma in un compito? Non ci resterebbe che adattarci tristemente al peggio, al quale, come tutti sanno, non c'è limite.
Come avevo scritto sabato, il mio nipotino ha ricevuto domenica la sua Prima Comunione e io ho ritrovato nel suo sguardo puro e nel suo essere commosso davanti al rito antico di mangiare il corpo e il sangue di Gesù, tutta l'essenza della mia fede. Poi i doni, i nonni, i parenti di mio marito e la festa, ma la vera emozione è stata proprio quella dell'incontro consapevole con Gesù di un bimbo sensibilissimo che è stato chiamato dal Don con entrambi i suoi nomi di battesimo e che ha risposto senza esistazione "Eccomi!" con gli occhi pieni di lacrime.Benvenga allora il nostro Papa che non ha timore di professare a voce alta quello che pensa, che indica la via maestra per il benessere spiriturale e fisico dell'uomo. Benvenga un ritorno ad una chiesta più rigida e a cristiani più consapevoli. Come ho detto più volte, la Chiesa non è un autubus, non si sale e si scende quando si vuole.