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giovedì 20 novembre 2014

Eutanasia nascosta? molti anziani la cercano ogni giorno per la solitudine


Si comincia con il ridurre quantità e qualità del cibo, chiudere o anche solo allentare i rubinetti dell'acqua, sospendere farmaci indispensabili. E la morte arriva, come un crudele abbandono da parte di chi si prende cura di te.
«È un fenomeno che esiste e la società è chiamata a farsi carico di questa nuova realtà, che purtroppo si va diffondendo» spiega il professor Giovanni Meola, ordinario di neurologia alla Statale, primario di neurologia al Policlinico San Donato, presidente della sezione milanese dell'Associazione medici cattolici. Aggiunge: «Per noi che viviamo ai confini con la Svizzera, dove ci sono cliniche in cui prevale tutt'altra mentalità, l'influenza culturale è potente».
L'Amci si riunirà sabato a Milano presso le Suore di Maria bambina per dibattere questo tema, sempre più di attualità. Il titolo del convegno è «I bisogni dell'anziano» e alla giornata di studi parteciperanno esperti del calibro dei professori Alfredo Anzani, del San Raffaele, e Carlo Vergani, del Policlinico. Anche Papa Francesco di recente ha parlato di «falsa compassione», figlia della «cultura dello scarto», che si spinge all'eutanasia nascosta in famiglia e negli ospedali. Attenzione - dicono i medici dell'Amci -, nel giro di pochi anni in Lombardia ci troveremo 3-400mila anziani da curare: «Ma non sono malati, sono anziani. Essere anziani non è una malattia».
Eppure, ammette lo stesso professor Meola, spesso il carico di solitudine è pesante, così come le difficoltà per le famiglie, anche perché il modello di cura dell'anziano è antiquato e scorretto: «Ma sono contrario all'eutanasia nascosta: noi dobbiamo affrontare il problema e non eliminarlo. E la soluzione è in un nuovo approccio alla cura, più moderno e al passo con la scienza». Per essere concreti? «Un bambino, un giovane, un adulto, di solito ha una sola patologia. Invece con gli anziani dobbiamo approfondire la polipatologia: i danni degli anziani coinvolgono più organi. Serve un approccio multifattoriale, più moderno, ma anche affascinante e ricco di prospettive per tutti, perché prevede una visione olistica: siamo un tutt'uno dal punto di vista fisico, psicologico, spirituale».
Mandarli tutti da uno psicologo? Il professor Meola nicchia: «Non hanno tutti bisogno di uno psicologo, ma di vivere in un ambiente sereno e non sentirsi un rifiuto. Spesso è sufficiente una corretta alimentazione, ricca di proteine, attività fisica e una terapia cognitiva. Non grandi cose: uno stimolo della memoria che possono fare conoscenti e amici. Parole crociate, libri, giochi, ipad, internet, corsi dove vengono stimolati, sono medicine molto efficaci». E poi il dialogo, il rispetto e l'ascolto da riscoprire: «Ritrovare il gusto di stare con un anziano. Soprattutto se saggio, ci può aiutare, dare consigli, essere un faro di saggezza». Insomma, amare i nostri vecchi.
La rivoluzione riguarda le famiglie ma anche le strutture sanitarie: «Siamo in presenza di un popolo di vecchi e dobbiamo entrare nell'ottica di un'assistenza continua. Bisogna ptenziare i medici di base: la maggior parte dei malati finisce al pronto soccorso e potrebbe essere gestito dal medico. E il medico di base deve essere educato a dare il giusto valore alle polipatologie e incentivare le visite a domicilio». Infine, ma non meno importante: «Non ghettizzare, se possibile, in case di riposo: lasciarli nei loro contesti familiari. Se si entra nell'ottica che le famiglie hanno un aiuto economico da Comuni e Stato, può essere una strada più semplice».
da un articolo de IL GIORNALE

sabato 22 febbraio 2014

Povera Italia tra acquiescenza ed emigrazione.

In Ucraina divampa la rivolta, tanto che il presidente Viktor Yanukovych è stato defenestrato, il Paese è in miseria e il suddetto presidente reggeva un sistema di corruzione senza precedenti. Detto questo ci si potrebbe domandare che cosa ci sia di diverso tra l'Ucraina e l'Italia: non certo la situazione politica, non certo la situazione economica...i nostri politici sono per lo più corrotti,  noi come loro siamo senza lavoro e molti italiani sono sotto la soglia di povertà e allora? La diversità c'è eccome ed è nel coraggio degli ucraini e nell' acquiscenza soporifera degli italiani che pare non abbiano nessuna intenzione di tutelare il loro futuro e quello dei loro figli.
Gli italiani non riescono a reagire, si limitano ad aspettare...i fautori  del compromesso  e delle raccomandazioni, della furbizia e del bisogno irresistibile di fare i furbi e di fottere gli altri,  hanno perso il senso dell'appartenenza e  si limitano a commemorare  il passato, a portare corone nei luoghi delle stragi che dopo 40 anni non hanno ancora colpevoli. Troppo poco!
Coloro che negli anni della seconda guerra mondiale sono riusciti ad abbattere il fascismo se ne sono andati o sono centenari, i loro figli  hanno i capelli bianchi e magari si impegnano anche per spiegare ai ragazzi che cosa accadde nei campi di sterminio dei nazisti e poi ci sono i quarantenni e i giovani che hanno sempre avuto una vita facile e che non ci pensano nemmeno a ribellarsi, vivono con i genitori, non si sposano, non hanno figli... 
Se è questa la situazione della società italiana che cosa possiamo prevedere per il nostro Paese? Difficile dirlo. I giovani più volonterosi cercano lavoro all'estero, i pensionati che non ce la fanno più emigrano verso la Tunisia o la Bulgaria, vogliono terminare la loro vita con dignità e senza pensieri e gli altri? E i bambini? 
Non so darvi risposte, fosse per me uscirei dall'Euro e mi riprenderei la sovranità decisionale, se l'Euro ci ha ridotto così (certo con la complicità dell'alta finanza e di molti politici italiani) meglio ritornare alla nostra vecchia lira.
Ma le decisioni non dipendono da me, io la mia parte l'ho fatta con un impegno politico di dieci anni, ora tocca agli altri, a gente giovane che abbia coraggio, il coraggio di far cambiare le cose a qualsiasi costo.

domenica 11 ottobre 2009

Anziani poveri e soli, abbandonati anche dalle famiglie


Il Papa: «Anziani poveri e soli, abbandonati anche dalle famiglie»

«Le nostre società devono riscoprire il posto e l'apporto di questo periodo della vita»



Benedetto XVI (Ansa)
Benedetto XVI (Ansa)
ROMA - «Tante persone anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, essendo a volte anche abbandonate dalle loro famiglie». Lo ha detto papa Benedetto XVI parlando di una dei cinque nuovi santi proclamati domenica, santa Maria della Croce, che dedicò all'assistenza degli anziani buona parte della sua esistenza.
Le nostre società - ha detto il Papa - «devono riscoprire il posto e l'apporto unico di questo periodo della vita», seguendo il «faro» di santa Maria della Croce, al secolo Juanne Jugan, che si prese cura non solo delle piaghe e delle sofferenze degli anziani, ma soprattutto «della dignità dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità resi vulnerabili dall'età, riconoscendo in loro la persona stessa di Cristo». Un rispetto che sarebbe dovuto da tutti, ma che santa Maria della Croce portò con gioia alle estreme conseguenze. «Questo sguardo compassionevole sulle persone anziane, attinto dalla sua profonda comunione con Dio, - ha sottolineato il pontefice - Jeanne Jugan l'ha portato nel suo servizio gioioso e disinteressato, svolto con dolcezza e umiltà di cuore, facendosi povera tra i poveri», «accettando serenamente il nascondimento e la spoliazione fino alla morte».
da: Il corriere della sera

giovedì 19 giugno 2008

Amministratore di sostegno

La mia associazione Il Ciclamino ha ricevuto diverse lettere in merito alla figura dell'Amministratore di sostegno, visto che è un argomento di interesse generale ecco l'inquadramento della figura giuridica e come fare per richiederlo.

L’amministrazione di sostegno è una figura istituita con la Legge numero 6 del 9 gennaio 2004, a tutela di chi, pur avendo difficoltà nel provvedere ai propri interessi, non necessita comunque di ricorrere all'interdizione o all'inabilitazione.

Chi è
L’amministratore di sostegno è un tutore delle persone dichiarate non autonome, anziane o disabili. Viene nominato dal giudice tutelare e scelto, dove è possibile, nello stesso ambito familiare dell’assistito. Possono diventare quindi amministratori di sostegno il coniuge, purché non separato legalmente, la persona stabilmente convivente, il padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella, e comunque il parente entro il quarto grado.

Che cosa fa
L’ufficio di amministrazione di sostegno non prevede l'annullamento delle capacità del beneficiario a compiere validamente atti giuridici, e in questo si differenzia dall'interdizione.

I poteri dell'amministratore di sostegno vengono annotati a margine dei registri di stato civile, al fine di consentire a terzi il controllo sul suo operato.

Dura dieci anni, ma può essere rinnovato, a meno che si tratti di un parente o del coniuge o della persona stabilmente convivente, nel qual caso dura per sempre, salvo rinuncia o richiesta di revoca dello stesso interessato.

A chi si rivolge
L’amministratore di sostegno è una figura istituita per quelle persone che, per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di dover provvedere ai propri interessi.

Anziani o disabili, ma anche alcolisti, tossicodipendenti, carcerati, malati terminali, ciechi, potranno ottenere, anche in previsione della propria eventuale futura incapacità, che il giudice tutelare nomini una persona, che abbia cura della loro persona e del loro patrimonio.

Come fare
La persona interessata può mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata presentare la richiesta al giudice tutelare della propria zona di residenza o anche domicilio e entro sessanta giorni dalla data di presentazione della richiesta, il giudice provvederà alla nomina dell'amministratore. Il suo decreto diventa immediatamente esecutivo.

Nel caso che la richiesta venga fatta da uno dei figli e trovi gli altri in disaccordo si procederò alla nomina di una amministratore esterno alla famiglia.

Inoltre i responsabili dei servizi sanitari e sociali, se a conoscenza di fatti tali da rendere necessario il procedimento di amministrazione di sostegno, devono fornirne notizia al pubblico ministero.

I giudici tutelari si trovano presso ogni Procura della Repubblica. Esiste anche il registro comunale degli amministratori di sostengo, il primo registro è nato a Roma dopo una fase di sperimentazione.