sabato 22 febbraio 2014
Povera Italia tra acquiescenza ed emigrazione.
domenica 28 aprile 2013
ABBIAMO IL GOVERNO E ORA AVANTI TUTTA!
lunedì 2 febbraio 2009
L'orrore della violenza in una società malata
Certo tutti invochiamo leggi severe, pene certe e processi per direttissima per questi reati che sono davvero orribili, ma per tentare una qualche prevenzione è indispensabile che vengano individuate le cause di tanta violenza gratuita: in alcuni casi è l'immigrazione non controllata, in altri è l' incapacità del soggetto alla sopportazione di una qualsiasi contrarietà che la vita gli mette davanti, in altri ancora è l'assoluta mancanza di valori di giovani che hanno come massimo divertimento lo sballo in discoteca, il diventare veline o calciatori.. insomma il far denaro facilmente, l'avere e non l'essere.
Per quanto riguarda i giovani naturalmente le responsabilità non mancano e vanno ricercate in primo luogo nella famiglia e poi nella scuola. Entrambe queste agenzie educative sono in crisi, la prima travolta da una società che ha fatto del relativismo il suo credo, che consente l'eutanasia e non ha rispetto per la vita umana dal suo nascere al suo morire e la seconda che è assolutamene inadeguata ad un insegnamento che oltre ad essere nozionistico sia anche formativo.
Abbiamo davanti a noi una crisi economica molto pesante che metterà alla prova la tenuta di molte famiglie e in situazioni come questa non è affatto improbabile che quelle più sane si rinsaldino e riscoprano valori dimenticati. E' poi in divenire la riforma della scuola e dell'università.. dopo tante inutili proteste si scopre ora che la riforma ci vuole e non è poi tanto male.
Sembra paradossale riporre in una crisi economica un barlume di speranza per il miglioramento della nostra società, ma a volte quando si è in procinto di perdere il proprio status sociale, ci si aggrappa alle cose che contano veramente e se sarà così ne verremo fuori.
domenica 20 luglio 2008
Il papa chiama e i giovani rispondono....
Riporto il brano del vangelo di oggi, direi che leggendo con attenzione si può avere una indicazione di come sia semplice arrivare allo scopo.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,24-43.
Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami». Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
venerdì 27 giugno 2008
L'inno del Cirano de Bergerac
In tempi in cui valori e stili di vita sono quanto meno discutibili, questo inno insegna molto, ve lo propongo
L'inno del Cirano de Bergerac
"Orsù che dovrei fare?
Cercarmi un protettore, eleggermi un signore,
e dell'ellera a guisa, che dell'olmo tutore
accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,
arrampicarmi, invece di salire per forza?
No, grazie! Dedicare come usa ogni ghiottone,
dei versi ai finanzieri. Far l'arte del buffone
pur di vedere alfine le labbra di un potente
schiudersi ad un sorriso benigno e promettente?
No, grazie! Saziarsi di rospi? Digerire
lo stomaco per forza dell'andare e venire?
Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale?
Far continui prodigi di agilità dorsale?
No, grazie! Accarezzar con mano abile e scaltra
la capra e intanto il cavolo annaffiare con l'altra?
E aver sempre il turibolo sotto dell'altrui mento
per la divina gioia del mutuo incensamento?
No, grazie! Progredir di girone in girone,
diventar un grand'uomo tra cinquanta persone,
e navigar con remi di madrigali, e avere
per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?
No, grazie! Pubblicare presso un buon editore,
pagando, i propri versi! No, grazie dell'onore!
Brigar per farsi eleggere papa nei concistori
che per entro le bettole tengono i ciurmatori?
Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto
anzi che scriverne altri? Scoprire ingegno eletto
agl'incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali,
lasciarsi sbigottire dal rumor dei giornali?
E sempre sospirare, pregare a mani tese:
pur che il mio nome appaia nel Mercurio Francese?
No, grazie! Calcolare, tremate tutta la vita,
far più tosto una visita che una strofa tornita,
scriver suppliche, farsi qua e là presentare?
Grazie, no! grazie, no! grazie, no! Ma . cantare,
sognar sereno e gaio, libero, indipendente,
aver l'occhio sicuro e la voce possente,
mettersi quando piaccia il feltro di traverso,
per un sì, per un no, battersi o fare un verso!
Lavorar, senza cura di gloria o di fortuna,
a qual sia più gradito viaggio, nella luna!
Nulla che sia farina d'altri scrivere,
e poi modestamente dirsi: ragazzo mio,tu puoi
tenerti pago al frutto, pago al fiore, alla foglia,
pur che nel tuo giardino, nel tuo, tu li raccolga!
Poi, se venga il trionfo, per fortuna o per arte,
non doverne darne a Cesare la più piccola parte,
aver tutta la palma della meta compita,
e, disdegnando d'essere l'ellera parassita,
pur non la quercia essendo, o il gran tiglio fronzuto
salir anche non alto, ma salir senza aiuto!"