Visualizzazione post con etichetta comunismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta comunismo. Mostra tutti i post

mercoledì 6 marzo 2013

IL PD PENSA AL PARTITO E NON AL PAESE

Probabilmente tra una decina di giorni Bersani si presenterà in Parlamento per ottenere la fiducia per un Governo minoritario, il suo. 
Mi viene da pensare con un pizzico di cattiveria che trattandosi di Bersani, il governo non poteva che essere di minoranza, ma andando oltre le battute, quello che sta per accadere è molto grave e dimostra senza dubbio alcuno che la lezione elettorale non ha insegnato nulla al PD.
Dagli italiani arriva un messaggio inequivocabile che suona così: "non ci interessano più destra e sinistra, quello che serve all'Italia è un governo stabile che riduca le tasse, rifinanzi le imprese, riduca i costi della politica, ristabilisca una nuova politica europea, dopo di che si potrebbe anche votare".
Il PDL è consapevole della delicatezza del momento ed è disponibile, il PD invece ricerca pervicacemente una alleanza con il M5S, alleanza impossibile proprio per le finalità del movimento.
Il sonno della ragione non è finito, i messaggi chiarissimi degli elettori vengono ignorati, quello che conta è il partito, prima di tutto il partito. E poi si dice che il comunismo è finito!

martedì 22 aprile 2008

Una festa nazionale che non sia di sinistra o di destra

Ci avviciniamo al 25 Aprile e immagino che le piazze saranno riempite da cortei politicizzati che già invocano, a quindici giorni dalle elezioni che hanno decretato la vittoria del centro destra, la tutela dei valori della costituzione. Non mi risulta che nessuno abbia in mente di non rispettare la costituzione, ma l'equazione centro destra al governo=pericolo fascismo non muore mai, soprattutto ora che il comunismo è stato spazzato via dal Parlamento.
Vorrei che il 25 aprile non fosse la madre di tutte le rivendicazioni della sinistra, perchè di partigiani ce ne sono stati anche di altro colore, per esempio tra i cattolici democratici. Vorrei che si mettesse fine all'idolatria del partigiano perchè abbiamo saputo da Pansa che anche tra di loro si annidavano persone di ben pochi scrupoli.
L'Italia ha la necessità di non voltarsi più indietro, ha bisogno di una festa nazionale che sia la festa degli italiani, come il 14 luglio in USA, un giorno di festa in cui tutti possano riconoscersi per la loro appartenenza ad un popolo non ad una fazione politica.
Mio padre è stato deportato a Mauthausen perchè militanti del PCI di allora lo avevano coinvolto nello sciopero del 1944 all'Alfa Romeo, a 23 anni ci si lascia coinvolgere....gli stessi militanti hanno poi fatto il suo nome alla Muti per salvarsi la pelle e lui è finito in un lager. Questo è solo un esempio che la dice lunga su quello che accadde in quegli anni e che mi tocca da vicino. Non voglio polemizzare ma a me le bandiere rosse un po' di fastidio lo danno. Io non festeggerò il 25 aprile.

domenica 20 aprile 2008

Comunismo:la morte di un'idea

Anche se Bertinotti si distingue per intelligenza e simpatia e su questa morte del comunismo ci ha messo la faccia, ieri sera da Vespa mi è parso veramente rétro quando cercava di spiegare questa sconfitta. Rétro e anche un po’ patetico così come erano stati via via, lungo tutto il pomeriggio, i Giordano e i Russo Spena, i Cento e i Turigliatto. Tutti lì a invocare cause contingenti: siamo partiti tardi nella costruzione del soggetto unico, ha detto Bertinotti, e poi Veltroni ci ha segato le gambe con i suoi ripetuti appelli al voto utile.La risposta è semplice: è che al mondo di oggi, e perfino alla sinistra di oggi, chi si richiama ancora al comunismo non ha più nulla da dire, non ha più alcun contributo utile da dare. Così come è fuori dal tempo e dalla storia un ambientalismo estremista che si distingue solo per il suo ostinato e pregiudiziale dir di no a qualsivoglia progresso. Non è stato Berlusconi, e non è stato neanche Veltroni a far sparire la falce e martello da Camera e Senato. È che ieri è suonata finalmente, anche in Italia, la campana della storia per un’ideologia che era già obsoleta e impresentabile quando Bertinotti, Cossutta, Diliberto e altri irriducibili si erano rifiutati di accettare la svolta del Pci, che il termine «comunista» lo aveva fatto sparire dal nome.
Il comunismo è nato con il nobile proposito di dare a ciascuno secondo il suo bisogno, e nell’Ottocento della Rivoluzione industriale prese le difese di chi in quel grande ma spietato processo di modernizzazione veniva usato come carne da macello. Ma la storia, la realtà, la prassi hanno poi mostrato che il comunismo - per usare le parole di Giovanni Paolo II - s’è rivelato una medicina peggiore del male che intendeva curare. Ovunque è salito al potere ha prodotto non solo repressione e terrore, lager e morti; ma anche un indicibile grigiore, un terrificante squallore intellettuale e morale. Il sistema politico che doveva dar vita all’«uomo nuovo» s’è dissolto lasciando dietro sé solo guerre, torture, disperazione, miseria. Non un’opera d’arte, non un poeta, non una scoperta scientifica degna di rilievo ci è stata consegnata da quel mondo.
I comunisti italiani e in genere occidentali si sono autoassolti attribuendo il fallimento a coloro che avrebbero, a loro dire, tradito l’idea. Ma con il trascorrere degli anni s’è visto che non v’era Paese in cui il comunismo non si trasformasse in tragedia: l’Urss, ma poi anche la Cina, il Vietnam, la Cambogia, Cuba. Ad uno ad uno, tutti i miti sono caduti. Perché il difetto non stava nell’errata applicazione dell’idea, ma nell’idea.
Lo stesso Bertinotti deve aver preso atto, qualche giorno fa, della non riproponibilità di un simile sistema di governo. È stato quando ha detto che il comunismo sopravviverà solo «come tendenza culturale». Ieri, da uomo d’onore, s’è dimesso. Ma lo sconfitto non è lui: è un’idea che non ha più nulla da dire all’uomo del terzo millennio