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martedì 12 marzo 2013

Quel "fil di fumo" nell'era della rete

La piazza San Pietro è già stracolma di folla e il Conclave è appena iniziato, abbiamo assistito davanti alla TV al giuramento dei 115 Cardinali e alla loro  entrata nella Cappella Sistina, poi con grande solennità, le porte sono state chiuse   e ora tutto il mondo aspetta che da quel comignolo direttamente collegato con la Cappella esca del fumo bianco a significare che il nuovo Papa è stato eletto e ha accettato l'incarico.
I riti pomposi della Chiesa fatti di grandi gestualità  un po' fuori dal tempo, si affidano ad un esile filo di fumo bianco per comunicare a tutti i credenti " Habemus Papam".



A quel fumo bianco o nero che sia,  siamo tutti affezionati perchè, diciamo la verità,  è indicibile l'emozione che ci regala quel vecchio comignolo quando inizia a fumare, pensate che sono state create delle  Apps  per vedere direttamente sul proprio cellulare "la diretta dal camino" e pare che siano state scaricate a migliaia.

E allora aspettiamo fiduciosi, per un momento dimentichiamo tutte le brutture che vengono da oltre Tevere e godiamoci l'avvenimento, poi avremo tempo di capire se i Cardinali hanno avuto coraggio o se anche loro, come politici che ci deliziano della loro presenza, cambiano perchè tutto resti come prima.


giovedì 27 dicembre 2012

Perchè il Vaticano appoggia Monti?

L'Osservatore Romano, organo di informazione ufficiale del Vaticano, in un articolo a firma Marco Bellizi inizia la campagna elettorale pro-Monti.
Non si domanda la Chiesa che cosa abbiano a che fare le scelte economico/finanziare del Professore con l'economia solidale e con la finanza etica, tanto agognata dal Pontefice in diverse  discorsi pubblici. Non si domanda la Chiesa come si possa elevare la politica mettendo nella  lista Monti  personaggi come Casini, Fini, Cirino Pomicino e De Mita?
La Chiesa si è presa la briga di leggere l'Agenda Monti? Lo sa la Chiesa che in quello scritto, per altro alquanto misero, la parola più ricorrente è Europa ( 25 volte) e poi a seguire  Mercato (17), Debito (14), Povertà (3), Salute (2), Accoglienza(0), Diritti (0) .....e se le parole hanno un senso, questo significa che i bisogni primari degli Italiani non sono stati minimamente considerati?
Ho sempre pensato che  la Chiesa, vista la dislocazione del Vaticano, abbia qualche ragione nel commentare ciò che accade nella vicina Repubblica Italiana, ma il discorso di Bagnasco di qualche giorno fa e l'articolo dell'Osservatore Romano di oggi, sono interventi a gamba tesa che meritano una sanzione.
Qualche giornale ieri riportava che Bagnasco avrebbe molto apprezzato l'elargizione di una ingente somma di denaro da parte del Governo Monti al Gaslini di Genova, ma non può essere solo questo il motivo di un simile sbilanciamento in suo favore.
Sappiamo ormai per certo che Monti è emanazione dei  "poteri forti" che, ovviamente, tifano per averlo al potere .... e la Chiesa di chi è l'emanazione?
Nulla a che vedere con la religione, ovviamente!

mercoledì 30 novembre 2011

Filippo Facci sul fine vita

In questo bellissimo articolo Filippo Facci affronta i temi del fine vita con una "diagnosi" molto realistica sulle ipocrisie di una politica  molto condizionata dalla presenza del Vaticano e di una società che non prende posizione pur vivendo sulla propria pelle situazioni all'estremo della sopportabilità. Lo spunto è il suicidio assistito di Lucio Magri in Svizzera. Facci si domanda  se potersi suicidare con assistenza in un paese straniero  sia, come sempre, un privilegio dei benestanti. Ovviamente la risposta è SI!


Il suicidio come privilegio

di Filippo Facci

In Italia puoi decidere di andare all’estero a ucciderti legalmente, basta avere i soldi e le conoscenze. In Italia puoi decidere di andare all’estero per la fecondazione assistita, basta avere i soldi e le conoscenze. In Italia puoi decidere di ricorrere all’eutanasia di una persona cara – se non vuoi andare all’estero – e qui forse bastano le conoscenze.
Esattamente come in Italia potevi abortire o divorziare alla Sacra Rota: bastavano i soldi e le conoscenze, e in parte è ancora così. Gli è che una società del genere, in cui i diritti o le facoltà sono regolati dai soldi e dalle conoscenze, è feudale e ingiusta prima ancora che classista. È anche stupida e ipocrita, considerando che ormai viviamo in un’Europa senza frontiere – è il periodo giusto per sottolinearlo – e ogni mancata regolamentazione, in Italia, sa quindi di polvere sotto il tappeto, di doppiezza bigotta o porporale o trinariciuta, quel che volete.
E voi magari pensate che tutto questo sia affare altrui, da manichei professionali, da folgorati ciellini contrapposti a laicisti senzadio, roba da Porta a Porta la sera tardi: perché voi siete personcine sensate e se dipendesse da voi, appunto, ci sarebbe molta più libertà di autoregolare la propria esistenza senza nuocere al prossimo, come no. Ma non è vero, cioè: non è possibile che questo scollamento tra il buonsenso comune e le leggi fatte dai politici – che mancano, o sono vergognose – non abbia una spiegazione che in qualche modo non ci veda anche complici.
In Italia discutiamo di principi ma non facciamo le leggi, all’estero guardano alla vita reale e fanno leggi che cercano di regolarsi alla meno peggio: senza pretendere di rispondere ai grandi quesiti della vita. La Svizzera resterà famosa per le banche e gli orologi a cucù, non per il suicidio assistito a cui Lucio Magri, cittadino italiano informato, ha deciso di ricorrere. E così per tutto il resto: la facoltà di andare all’estero per fare ciò che in Italia è formalmente proibito, da noi, non è vista come un problema, ma come una discreta soluzione. Una soluzione, al solito, cementata a un’ipocrisia profonda, storicamente e culturalmente radicata, inguaribile, ormai codificata: si fa ma non si dice.
Che cosa, si fa? Tutto, purché non ci si faccia beccare: sesso, adulterio, aborto, eutanasia, abusi edilizi, lo scontrino che non ti hanno dato ma che tu non hai chiesto, evasione fiscale, auto in doppia fila, nell’insieme un’immensa zona grigia in cui il lecito può essere moralmente illecito, e l’illecito confina, invece, con una cultura tutta italiana nel definire leggi che probabilmente, già si sa, non verranno rispettate. Ogni nuova regola contempla in partenza un venturo accomodamento, una mediazione a metà tra il suk latino e il rosso porporale. L’accomodamento e la mediazione, a proposito di certe imbarazzanti questioni, è che si deve andare all’estero. Che schifo.
Lagnarsi che la politica italiana tralasci certi questioni, oltretutto, può essere pericoloso: perché il Paese reale con le sue soluzioni sottaciute, tutto sommato, è ancora migliore di un Parlamento in ormai cronico ritardo culturale; meglio la discrezione dei medici piuttosto che certi folgorati che badano solo all’acquiescenza vaticana e non a quella della maggioranza degli italiani. Meglio un Paese che per risolvere dei problemi dolosamente vacanti debba ricorrere all’invasività della magistratura (vedi caso Welby o caso Englaro) piuttosto che quei pateracchi teologici sul testamento biologico o sulla fecondazione assistita, temi per i quali sarebbe bellissimo riportare gli italiani nelle piazze. Ed è qui che entriamo in ballo noi: noi che – di destra o sinistra non importa, come i sondaggi dimostrano – su temi come fine-vita, Legge 194, coppie di fatto, divorzio breve e laicità dello Stato la pensiamo in maniera diametralmente opposta a come (non) legiferano i nostri governi. Perché sappiamo che a dividere le coscienze, alla fine, è solo il nostro vissuto personale, sono le nostre laceranti esperienze private: non un caso Welby o un caso Englaro, non un monologo di Saviano o il suicidio di Mario Monicelli, tantomeno quello di Lucio Magri; non certe opinioni declarate, gli slogan disinformati, i princìpi recitati a freddo, i soliti cretinismi bipolari di esponenti di destra o di sinistra che si consultano per sapere che opinione devono avere. Non quel poveretto dell’Udc che ieri, a proposito di Lucio Magri, ha parlato di «viltà».
Solo quello ci conforta: il nostro vissuto personale, qualcosa che soffriamo e serbiamo silenziosamente per noi. Incapaci, come siamo, di trasfigurarlo nella legittima battaglia di una legittima società civile – o borghesia, direbbe Giuseppe De Rita – che purtroppo non siamo ancora diventati. Dicono che certi temi non spostano voti. Può darsi. I benestanti e gli informati, intanto, sanno come fare. Se sono malati incurabili, e se soffrono come cani, sanno come fare. Persino se vogliono suicidarsi, sanno come fare, sanno dove andare. Mentre i poveri, cazzi loro.