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martedì 5 novembre 2019

Commissione Segre


"No il centro destra, non ha sbagliato ad astenersi sulla istituzione della Commissione Segre. Un liberale tutela anche il diritto al dissenso e all"odio. Abbiamo una Costituzione da rispettare e  forze dell'ordine che sanno fare il loro dovere se qualcuno sgarra. È la  signora Segre che ha sbagliato, non avrebbe dovuto permettere di dare un colore alla deportazione. Mio padre non era né ebreo, né comunista ma si è fatto due anni a Mauthausen. Non abbiamo sbagliato. Teniamo la barra dritta.
Manuela Valletti"

Che brutta aria si respira…
- di Marcello Veneziani -
Censurate e se ci sono gli estremi denunciate caso per caso chi offende Liliana Segre sui social o in altro modo. Anzi, censurate e se ci sono gli estremi denunciate caso per caso chi offende qualunque cittadino, Giorgia Meloni inclusa.
Ma per favore, non create commissioni, inquisizioni, altre leggi, altri giri di vite sui social.
Figuratevi se non siamo d’accordo nel rispettare la dignità delle persone e nel rispettare nel caso specifico quel che Liliana Segre rappresenta, la tragedia dei campi di sterminio e delle deportazioni.
Solo una bestia può disprezzare o dileggiare quella tragedia.
Ma quel che ci preoccupa davvero è che si prende un caso estremo e indiscutibile per estendere poi l’applicazione della legge ben oltre i confini della ingiuria, della calunnia e della diffamazione. Chiunque abbia un diverso parere sulla storia, sulla vita, sul sesso, sui rapporti umani può diventare bersaglio di forme repressive in virtù della proprietà transitiva e dell’ingiuria progressiva.
Il ragionamento lo conosciamo e già si applica ad altri contesti: si comincia così e poi si arriva a Hitler, ai campi di sterminio… Parli di identità, di revisione storica, di cultura delle differenze, di patriottismo e di nazioni, e l’Alto Commissariato al Mondo Uniforme ti può dire: così cominciavano anche i ragionamenti, che so di Breivik o delle SS.
Come dire che chi parla di uguaglianza è sulla strada per diventare un terrorista rosso o un seguace di Stalin. E’ l’estensione della norma e del criterio che inquieta e fa scattare l’allarme libertà.
A confermare che è all’opera la premiata ditta repressione del dissenso, c’è un’altra legge che è arrivata in parlamento e segue la stessa falsariga del caso precedente.
L’associazione Pro-Vita e famiglia avverte che è iniziato alla Commissione giustizia della Camera l’esame della proposta di legge contro l’omotransfobia, che prevede la punizione anche con la reclusione di chi istiga o commette non solo violenza ma anche genericamente “discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”.
Capite che una legge di questo genere può essere usata per condannare chiunque abbia un’idea diversa e magari tradizionale e naturale, sui rapporti tra persone, sulla famiglia, sui sessi e sulle identità?
Capite poi che il passo dal non discriminare allo stabilire corsie preferenziali, quote speciali e riservate è breve?
E che comunque qualunque omo o trans che verrà bocciato in una selezione potrà appellarsi alla legge e sostenere che è stato discriminato per il suo orientamento sessuale, magari adducendo a motivo (il verbo è adatto) il fatto che chi lo ha discriminato ha “simpatie di destra o salviniane”?
Ecco, mettete insieme la censura sulla scia degli insulti alla Segre (ma pensando anche a Fiano e alla Boldrini) e quest’altra legge in discussione e capite di cosa stiamo parlando.
Pensate che il primo ambito di applicazione sarà naturalmente la rete social, in particolare Facebook, soggetta a una pressione enorme e variegata da qualche tempo.
Intanto, con l’aiuto dei tribunali, è già vigente la profezia di Orwell: non è reato sbarcare da clandestini ma è “reato” chiamarli clandestini. Va sanzionato chi li chiama per quel che sono, non chi entra senza permesso di soggiorno.
Si sta cercando poi nel nome delle bufale da censurare di filtrare e censurare l’informazione e la rete. Tramite finti neutrali algoritmi che oscurano le parole vietate, tramite commissioni di censura come la task force a caccia di bufale creata dalla commissione europea, East stratCom, o tramite appelli e pressioni a Zuckenberg e facebook di filtrare messaggi ritenuti razzisti o sessisti. Di fatto si sta sollecitando la nascita di un tribunale speciale dell’inquisizione radical, per esercitare una vera e propria censura ideologica.
Chi stabilisce le parole che si possono dire e quelle che sono impronunciabili, e in base a quali paradigmi?
Perché si possono vantare pratiche sessuali di vario tipo o linguaggi dissacratori e atteggiamenti blasfemi ma non si possono assolutamente mettere in discussione dogmi storici omosessisti, filotrans, progay, per non dire antifamigliari, antinazionali, antireligiosi?
Questa censura è il coronamento delle leggi speciali che trattano come reati alcune opinioni.
È in atto un tentativo di instaurare una dittatura strisciante, fintamente umanitaria, pedagogica ma sottilmente isterica, intollerante, censoria verso la “trascurabile maggioranza dei popoli” che non appartiene alle minoranze protette e ai migranti clandestini. Ed è la evidente ritorsione rispetto ai pronunciamenti liberi e democratici del popolo sovrano in una direzione sgradita ai potentati che costituiscono l’Establishment. Punirli, spaventarli, scoraggiarli.
Si deve reagire in modo deciso, fermo e composto, a partire dalla denuncia sistematica di ogni episodio e di ogni proposta di legge e di commissione.
Poi, se ci fossero forze politiche audaci e coerenti, in grado di trasformare queste denunce in propositi, riforme e iniziative anziché limitarsi a non votare, ad astenersi…

martedì 16 giugno 2015

DODICI ORE DELLA MIA GIORNATA


Questo racconto di vita, scritto quando mio papà era ancora vivo, ha vinto un premio dal Corriere della Sera. Il tema erano 12 ore della giornata. . L' ho ritrovato sul computer e ve lo propongo, ditemi se vi ci rispecchiate.


DODICI ORE 
Suona la sveglia. Mario, chiama Gio, nostra figlia. Abbiamo i minuti contati. Guardo il Tg5 in attesa del mio turno per il bagno. Mario porta fuori Rhoda, la nostra cagnona, Gio prepara il caffè. 
Ci sediamo al tavolo della cucina, due fette biscottate intinte nella nera e fumante miscela,due biscotti al cane, uno sguardo rapido alla posta elettronica e siamo tutti pronti per uscire. 
L’auto, la lotta per il parcheggio.Ci sarà la fiera o no? Cerco le righe blu, non ho il pass e rischio la multa. Pazienza. 
Lascio Gio al lavoro, rientro e rassetto la casa. Forse sarà una giornata normale. Ho imparato che con un padre ammalato di Alzheimer nessuna giornata può essere normale, ma ci spero ugualmente.
Una scampanellata fa abbaiare Rhoda. Mio padre mi si para davanti, vuole uscire. Sono solo le nove e mia madre non controlla più il suo iperattivismo. Non può uscire da solo. 
Riesco a farlo tornare di sopra. Due minuti dopo si ripete esattamente la stessa scena e la mia angoscia cresce, mi dico che questa malattia ha travolto le nostre vite. 
Alle dieci i miei genitori escono per fare un po’di spesa ai negozietti del QT8, il nostro quartiere da sempre. 
Davanti all’unica stecca di negozi hanno giocato e sono cresciuti i miei figli e ora lo stesso luogo protegge la vecchiaia dei miei genitori.
Il quartiere è pieno di anziani, brava gente che si conosce da una vita. La malattia di mio padre è certamente nota ai più. Superato il primo imbarazzo per il mostro chiamato Alzheimer, molti di loro cercano di essere amichevoli con lui e non si stupiscono più se dice di aver giocato con Gullit. La loro umanità contribuisce a fare di questo luogo l’unico in cui vorrei vivere.
Porto Rhoda sulla Montagnetta, cammino per i bellissimi viali, i colori della primavera mi fanno compagnia, le corse della mia cagnona mi mettono di buonumore, chiacchiero con gli altri padroni di cani e dimentico i miei problemi. Penso che la felicità non è mai troppo lontana da noi, anche oggi l’ho trovata. 
La ricreazione è finita, rientro a casa. Mia madre mi racconta puntigliosamente i peggioramenti della malattia. Non ricorda che questo povero vecchio è mio padre e che io ne soffro già la perdita. Minimizzo:“Mamma,lascia perdere, il papà è malato,”. La sua risposta è sempre:“Dovresti provare tu”. Vorrei gridarle che sono piena di dolore anch’io, ma le faccio solo una carezza.
Mi metto al computer per sbrigare un po’ di lavoro.Il tempo passa in fretta, devo uscire nuovamente per recuperare mia figlia. Percorro nuovamente la circonvallazione, “la strada più brutta del mondo” a detta di mio nipote ed è subito pomeriggio.
Mio padre si perde in ascensore, lo recupero seguendo il percorso luminoso della cabina. Mi dice che vorrebbe che noi si andasse con lui a giocare a pallone. Per fortuna arriva Raul, il filippino. Escono insieme, li vedo allontanarsi e mi si stringe il cuore. Il pallone rimbalza sul marciapiede e loro sembrano due ragazzi felici. So che si fermano davanti alla chiesa, in un gran prato a fare qualche tiro. Forse mio padre ricorda di aver giocato nel Milan o forse No. Ma certo si diverte come un bambino.
Il pomeriggio mi concedo con Gio un caffè in pasticceria. Rhoda viene sempre con noi, i suoi sono 50 chili di amore prezioso. Al rientro a casa troviamo Mario, una mezz'ora per parlarci e mio padre scende nuovamente per chiedere di essere invitato a cena. La cosa si ripete ormai tutte le sere e non abbiamo più risposte, a volte lo faccio rimanere a volte non posso travolgere la mia famiglia più di quanto già lo sia.
Più tardi mi raggomitolo sul divano in cerca di protezione. Rhoda mi lecca le mani, giò legge, Mario è al computer. 
Dormire? Per me è diventato difficile, ma ci provo.
Manuela Valletti
Milano 2005

venerdì 17 maggio 2013

Dedicato a Milano, la mia città


Oggi piove e non è certo una novità, ma sono abituata a vedere il lato positivo delle cose e allora spero che tutta quest'acqua che cade sulla città possa lavar via le brutture che ha vissuto in quest'ultima settimana.
Il mio non è il solito lamento sul traffico caotico e sullo stress che la città porta con se, io sono veramente dispiaciuta e preoccupata per la qualità della vita che a Milano è in caduta libera sia in centro che in periferia.
Non ce l'ho con gli immigrati, molti di loro sono bravissime persone che si sono integrate con i milanesi e condividono con loro un carattere riservato e laborioso, ce l'ho e molto con chi ha lasciato che in questa città arrivassero delinquenti con il foglio di via in tasca, ma che via non sono andati... e non parlo solo dell'assassino picconatore, ma dei molti che delinquono in città, in centro e in periferia, di quelli che scippano, violentano, accoltellano, rubano; forse non sono i più, ma ci sono eccome e spesso sono stati anche segnalati alla polizia dai cittadini inermi.
Il degrado parte da questo, interi quartieri hanno cambiato volto e sono diventati piccole China Town (mi riferisco ad esempio alla zona di Piazza Prealpi), accanto ai cinesi ci sono insediamenti di africani fuori controllo che spadroneggiano mettendo assolutamente in minoranza i cittadini italiani. Ovviamente questa non è integrazione, qui si sono lasciati creare dei ghetti che sono poi difficili da controllare. 
E il Sindaco Pisapia che cosa dice di tutto questo? Appena insediato ha provveduto ad allontanare i militari che presidiavano le zone più a rischio della città, ora, dopo le accese proteste dei cittadini davanti agli immumerevoli abusi e fatti di sangue, ha piegato la testa e ha accettato il ritorno dei presidi militari per consentire alle pattuglie della PS di girare per la città e garantire maggior sicurezza. Meglio tardi che mai... Il nostro sindaco è un campione di buonismo ma ovviamente sempre a discapito dei cittadini milanesi, ha infatti stanziato dalle casse comunali 3 milioni di euro a favore dei Rom per la loro integrazione, senza ricordare che i Rom non vogliono assolutamente integrarsi, ma questo a Sinistra e Ecologia piace tanto, tantissimo. Sono caritatevoli con i soldi degli altri. 
Ma ritorniamo a Milano, una città che ora dice basta ai soprusi e che richiede maglie più stretta per i controlli sugli immigrati. Forse la legge è di difficile applicazione o forse le forze di polizia non sono adeguatamente strutturate e non hanno fondi a sufficienza, se è così vediamo di porvi rimedio, riguardiamo la legge e dotiamo le forze dell'ordine di tutti gli strumenti necessari per attuarla. 
Non mi è piaciuto sentire il programma del Ministro all'Integrazione che propone di eliminare il reato di immigrazione clandestina. E non mi è piatiuto semplicemente perchè il nostro è uno Stato Sovrano e non è terra di nessuno. Qui ci sono delle leggi che tutelano (o dovrebbero tutelare) il popolo italiano. Ci si rifà sempre alla legislazione Europea, bene.. in nessun paese europeo è stata tolto questo reato e solo in Francia è possibile che i bimbi di immigrati nati li abbiano la cittadinanza francese, ma la Francia ha altri rapporti con l'immigrazione per via dei suoi territori. 
Il problema si porrà anche qui, ma anche per questo regoliamoci come l'Unione Europea, senza fare strappi in avanti che non siamo pronti a fare.
Qui occorre prima di tutto che gli italiani riacquistino la propra identità culturale e religiosa per essere poi pronti ad accogliere gli altri. Il nostro paese è stato troppo ferito, i nostri cittadini hanno mal digerito e a ragione, le diseguaglianze di comportamento delle istituzioni nei confronti dei migranti ai quali sono stati elargiti privilegi (la pensione, la casa gratis... ecc), che stridono con i principi di equità e giustizia in presenza di immigrati regolari che devono comunque sempre attenersi alle leggi italiane.
Da Milano sono sempre partite grandi innovazioni in tutti i campi, nel 2015 avremo l'Expo Mondiale, noi non possiamo presentarci come una città in ginocchio, e gli immigrati irregolari fanno parte del problema.
da Milanometropoli.com - Manuela Valletti Ghezzi

domenica 10 aprile 2011

Famiglia

La famiglia è  unita dal sangue, dal dovere, dalla necessità, dal desiderio... e qualche volta, se si è molto fortunati, dall'amore. E' una parola che sottintende solidità, fondamenta salde come la roccia, un luogo, una casa in cui fare ritorno ..una casa da lasciare quando si è cresciuti e tuttavia da ricordare con affetto.. gli echi non abbandonano mai l'udito e il cuore, i ricordi sono scolpiti come avorio ricavato da un'unica zanna, dipinto delicatamente in vari toni, alcuni brillanti, altri più dolci, a volte sbiaditi, così tenui da essere quasi dimenticati.. e tuttavia mai scordati e abbandonati completamente. Il luogo dove si comincia e si spera di finire.. ciò che si cerca di costruire con impegno.. come un edificio proteso verso il cielo...
La famiglia quante immagini evoca.. quanti ricordi.. quanti sogni.


E' in arrivo il mi nuovo libro!