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martedì 30 giugno 2020

Cara Milano, sono andata via da te


Cara Milano,

ti scrivo con il cuore, ma non so se tu, la mia città, apprezzerai questa mia lettera.
Certo non sono più giovane, ma sono diversi anni che ti ho perso di vista... per la verità ho perso di vista la mia Milano, quella città in cui io mi ritrovano sempre e che per me era casa.

Ho cominciato a lavorare a 16 anni, continuavo a studiare la sera, facevo l'impiegata in via Agnello, allora abitavo al qt8 e per giungere in centro salivo sulla P2 verde, scendevo proprio in Piazza Duomo, passavo sotto la Galleria, spesso mi concedevo un giro alla Rinascente prima di salire in ufficio. Per me era un piacere.
In centro si ammirava una eleganza strepitosa, gente davvero ben vestita, con i guanti di pizzo  (li avevo anch'io), si perchè allora (erano gli anni '60) ci si metteva in ordine per andare in centro.

Qualche anno dopo, finiti gli studi, entrai in Alfa Romeo, un altro ricordo della mia Milano di cui andare fieri e li rimasi per 10 anni. Nel frattempo mi innamorai, mi sposai ed ebbi due figli.

Con i miei ragazzi facevamo giri in centro, visite alle librerie, ai musei, al Castello, al Parco, in Corso Vittorio Emanuele, al Bar le Tre Gazzelle, i frullati di Viel, il Cinema Odeon, l' Apollo, il nostro Duomo sempre aperto, la pizza da Zucca, erano parte della nostra vita e ora non esistono più.

Evito di parlarti dei migranti, non avrei che da lamentarmi...e non per loro, il mondo va avanti, ma per come sono male accolti e per come questo accoglierli male,  ti ha rovinato.

Non saranno certo i grattacieli a restituirmi la mia Milano. Forse sarà la vecchiaia, il segno dei tempi che cambiano, ma io e mio marito e tanti amici che hanno la nostra età, non ci troviamo più a casa. Negli ultimi tempi era come se fossimo in un altro mondo.

Forse cara Milano, sei stata presa in giro, ti hanno illuso, ti hanno detto che saresti diventata una città Europea, e tu ci hai creduto. Ora sei una città multirazziale, ma temo che pagherai a caro prezzo questa trasformazione troppo veloce e mal fatta.Tra la crisi economica, il Covid, i migranti che bivaccano, non puoi fare altro che subire e perdere pian, piano la tua anima.

Ora i cittadini che vivono a Milano, sono cambiati, si sentono lingue straniere, si vedono scippi, rapine, risse.... e andrà peggio quando chi non ha di che vivere, o una casa dove abitare si rivolterà e spaccherà tutto. 
Ti saluto città tanto amata, non voglio assistere alla fine della tua "bellezza", mi farebbe male, troppo male. 

Manuela Valletti


domenica 18 settembre 2016

Migranti: la città è al collasso, da domani 100 di loro al Palasharp solo per la notte

Nonostante la presa di posizione e le proposte di tre presidenti di regione (Lombardia, Veneto, Liguria), il governo continua ad inviare al nord migliaia di immigrati. #Milano è al collasso, tutte le strutture comunali libere sono state occupate dai #migranti e ora l'amministrazione comunale ha preso di mira altre strutture come le caserme (Caserma Montello) e il Palasharp, la tensostruttura posta  tra il Gallaratese e il QT8, dove già da almeno un anno  i musulmani si radunano ogni venerdì per la loro preghiera.

L'azione del Comitato 'La Montello ai milanesi'

Ai cittadini della zona 8 le scelte del Sindaco Sala non sono piaciute per nulla. Molti milanesi  sono sul piede di guerra: in Piazza Firenze il presidio contro l'occupazione della Caserma Montello ha raccolto in breve tempo ben 3500 firme di persone assolutamente contrarie alla destinazione della struttura agli immigrati, la scorsa settimana il presidente del Comitato 'La Montello ai milanesi' ha  consegnato ufficialmente all'ufficio del Sindaco le firme raccolte. Non pare però che il sindaco Sala tenga conto delle proteste dei residenti, tanto è vero che ha confermato che dal 1 novembre la Caserma Montello sarà pronta per ospitare almeno 300 migranti.

lunedì 5 settembre 2016

La Caserma Montello ai migranti: costerà ai milanesi 5 milioni l'anno

Caserma Montello: se diventerà centro di accoglienza, costerà ai milanesi 5 milioni l'anno

Sulla Caserma Montello i progetti erano diversi, gli accordi in essere per il suo utilizzo, se disattesi, costeranno cari ai milanesi.

Il caso della cessione temporanea della#Caserma Montello (vicino a Piazza Firenze) agli immigrati che stanno giungendo in massa a #Milano, è esploso in agosto; molti milanesi erano in ferie, ma quelli che erano in città non hanno perso tempo e si sono costituiti nel Comitato "Giù' le mani dalla Montello",con striscioni e banchetti (autorizzati) per la raccolta firme (fino ad oggi 4000)  contro quella che sembrava molto più di una cessione temporanea, ma una vero e proprio cambio di destinazione d'uso della struttura


La storia della Caserma Montello

La storia della Caserma Montello si intreccia con la storia della città e inizia nel 1910 con la Caserma Di Cavalleria al Rondò della Cagnola, l'entrata principale era su Via Caracciolo al civico 29. L'enorme complesso militare viene completato nel 1913 e a quell'epoca gli ingressi molto ampi, erano tre ed erano ad arcate. La Caserma si estende su 70mila metri quadrati di superficie totale, di cui 20mila coperti, ma ci sono anche magazzini di stoccaggio, alloggi, uffici e persino bunker. 


Cedere la caserma anche se temporaneamente agli immigrati, non pare essere così semplice, esistono protocolli  in essere con altri enti che non possono essere disattesi.

venerdì 22 luglio 2016

L'integrazione è un concetto ideologico

    Integrazione è una parola dalla definizione complessa. E’ entrata di prepotenza nel nostro lessico quotidiano per dare sostanza alla strategia sociale del fenomeno immigratorio.
    Una volta s’usava per cose diverse per lo più per definire questioni di tipo politico-istituzionale, finanziario-commerciale, scientifico-matematico ovvero sindacale-assistenziale.
    L’uso preponderante della parola che se ne fa oggi, intesa come sistema d’incorporazione di culture, di etnie e di sensibilità etico-religiose e culturali diverse, però, è il meno appropriato.
    L’integrazione, infatti, richiede il progressivo sistema di adeguamento tra due parti che si propongono di iniziare un definitivo percorso comune. L’ingrediente principale per l’integrazione, pertanto, non può che essere l’accettazione di questo processo. Altrimenti sarebbe come fare il pane senza la farina. Se non c’è la volontà da una parte e dall’altra, o dalle due parti insieme, sarebbe un processo inutile, servirebbe solo a consumare risorse ed energie. Sarebbe come pretendere che i differenti poli magnetici di due calamite si uniscano tra loro. Non succederà mai: si respingeranno sempre.
    E non succederà mai che due culture molto diverse, ciascuna portatrice di una propria civiltà, storicamente in conflitto tra loro, da una parte persino con radicati sentimenti revanscisti, decidano di mettere una pietra sopra ai conflitti passati, agli usi, ai costumi, al sistema stesso di vita sociale, per integrare la propria storia futura con quella che ne contraddice quella passata.
    Non possiamo violentare ciò che siamo solo per adempiere ad una pretesa ideologica che si predispone di compensare le diversità, quindi la natura di ciò che siamo, per costruire un futuro diverso in cui nessuno sia più quello che è, e tutti siano nella stessa maniera predisposti e fungibili a tutto.
    Non scherziamo. Ci hanno sempre detto che essere se stessi è un valore. E noi vogliamo essere autonomi, laici, liberi e democratici. Vogliamo i diritti, l’uguaglianza dei sessi, la libertà di scegliere, di vestirci come vogliamo e la libertà di credere o non credere.
    L’identità non è una cosa che ci facciamo da soli come una marionetta di legno in un laboratorio di falegnameria. L’identità è proprio ciò che siamo per natura, per legami, per origine, per tradizioni, per cultura.
    Il laboratorio del multiculturalismo è fallito perché l’integrazione non è come una massa di farina che s’impasta con acqua e lievito e cresce. Dove ci hanno provato non funziona. Le seconde, le terze, le quarte generazioni, com’è tragicamente emerso in Francia e in Belgio, come sta succedendo negli USA, ripropongono le difficoltà di convivenza e rilanciano i fenomeni violenti dell’integralismo etico-religioso delle culture di appartenenza. Succede anche quando si cresce, si studia e si lavora in un contesto del tutto diverso.
    Le stesse difficoltà nella convivenza civile si avvertono tra gli immigrati di etnie diverse. Non si integrano neanche tra loro pur avendo gli stessi problemi e incontrando le stesse difficoltà.
    Si parla, infine, erroneamente di xenofobia e di razzismo degli italiani che temono l’estendersi del fenomeno migratorio, ma non si parla del razzismo di chi è intollerante verso altre etnie e che odiano la nostra civiltà.
    Stiamo sbagliando tutto. L’integrazione è un falso concetto come quello dell’islam moderato: non esiste.
    Non può esistere.
Vito Schepisi

lunedì 15 giugno 2015

Perchè abbiamo paura dei migranti

Arrivano via mare, qualche volta ce la fanno, altre volte  muoiono annegati, ma noi abbiamo il dovere morale di aiutarli. Quante volte ognuno di noi ha mostrato preoccupazione e anche fastidio per l'arrivo indiscriminato dei migranti? Direi tante. Non ci spaventano però il colore della loro pelle, la loro religione o la loro cultura, siamo preoccupati per il loro futuro in Italia e per le scelte inique fatte dal governo che assegna loro denaro e servizi che molti italiani in difficoltà non hanno. Forse, più realisticamente, siamo preoccupati di avere un governo che non informa e non può o non vuole, organizzare equamente la permanenza degli immigrati nel nostro Paese.
Ieri, davanti alle immagini del naufragio nel canale di Sicilia e all'opera incessante dei nostri soccorritori qualche cosa in noi è cambiato. Novecento morti hanno lasciato il segno e così, sentendo le storie di queste povere persone, abbiamo capito che non ci sarà blocco navale che tenga, non ci sarà niente che li possa fermare, nei loro Paese ci sono guerre, fame, sfruttamento e disperazione ed è per questo che loro fuggono e continueranno a fuggire e lo faranno a qualsiasi costo.

martedì 21 aprile 2015

Non possiamo far altro che aiutarli


L'Italia sta discutendo animatamente sulla questione immigrazione, la paura è all'ordine del giorno perchè aver paura di qualche cosa che ritieni un pericolo non è vietato e devo dire che nessuno si è preso la briga di informare i cittadini italiani di ciò che ha prodotto questo esodo di massa verso le nostre coste, se questo fosse stato fatto forse gli italiani avrebbero capito che l'occidente ha una gravissima responsabilità verso gli abitanti dell'Africa, certo non di tutti, ma di molti.
Ho trattato questo argomento in un articolo pubblicato oggi su BLASTINGNEWS, leggetelo e lasciate i vostri commenti.
Manuela Valletti


ecco perchè......

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domenica 19 aprile 2015

Una tragedia che poteva essere evitata

Cari lettori,
inizio da oggi la mia collaborazione con Blastingnews, purtroppo il mio primo articolo riguarda la tragedia del Canale di Sicilia, una disgrazia che probabilmente avremmo potuto evitare.
Ecco il mio articolo, leggetelo e magari commentatelo, ne sarò lieta.

http://it.blastingnews.com/cronaca/2015/04/tragedia-nel-canale-di-sicilia-naufragio-di-un-barcone-con-settecento-miigranti-a-bordo-00355241.html