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lunedì 8 dicembre 2014
Maledetti politici, state scherzando con il fuoco
Ho letto oggi su Libero l'ipotesi di Pansa sull'evolversi della situazione italiana, in sostanza lui dice che lo scandalo romano di Mafia Capitale trascinerà a fondo anche il governo Renzi e che Napolitano, oramai alla fine del suo mandato, manderà a fare il presidente del consiglio un militare, un Generale del Carabinieri..... e questo sarebbe, sempre secondo Pansa, l'inizio di una dittatura.
Possiamo pensare o sperare che questo in Italia non avvenga, dopo il periodo fascista dal quale siamo usciti con una guerra mondiale, l'idea dovrebbe essere scartata a priori, ma la gente è stufa di questi politici, è stufa di vedere che si mantengono i loro privilegi mentre il paese affonda, sono stanchi di assistere al loro delinquere e ai loro affari con la mafia, la camorra e via dicendo. Il Paese va male, va malissimo, è inutile che vi dica il perchè, se siete cittadini come me lo sapete benissimo, lo vedete tutti i giorni nelle vostre città, gli italiani sono vessati in tutto, dalle tasse, alla delinquenza, alla mancanza di lavoro, all'immigrazione selvaggia e a questo punto l'ipotesi di una dittatura che rimetta tutto a posto forse sarebbe anche auspicata da molti. E poi occorre dire che non ho mai visto un sistema così corrotto come il nostro che si autodistrugga per cambiare, questa è pura utopia e prende sempre più quota l'ipotesi che solo una rivolta sistemerebbe le cose. Per evitare spargimenti di sangue mi sento di invitare i politici ad andarsene ora, subito. Vogliamo esercitare il nostro diritto di voto, è il solo diritto che forse possiamo esercitare se loro i fanno da parte, se non lo faranno credo proprio che una deriva autoritaria sia dietro l'angolo.
Votate il Sondaggio su Libero, voi come la pensate ?
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sono giornalista dal 1988, ho diretto alcuni giornali, attualmente www.themilaner.it, fondato da me, ho scritto diversi libri relativi al mio vissuto, ma anche a fiabe per bimbi.
lunedì 23 dicembre 2013
BUON NATALE A TUTTI
Ci siamo, è un'altra volta Natale.
Quest'anno molte famiglie italiane sono in difficoltà, siamo schiavi di una classe politica che vorremmo far sparire con un colpo di bacchetta magica, il nostro Paese perde colpi in Europa e nel mondo. Colpa della crisi? Non dimentichiamo che la crisi economica viene creata dal malgoverno, quindi non colpa della crisi ma degli uomini che l'hanno provocata... incapaci, inetti o semplicemente ladri.
Ma in un lontano Natale, nel 1944, c'erano Italiani che stavano peggio di noi, erano quelli deportati nei campi di sterminio, i militari prigionieri in Germania, i soldati in guerra da una parte o dall'altra .
Poi la guerra è finita, alcuni di loro sono tornati a casam si sono tirati su le maniche e hanno cominciato a ricostruire. Sono arrivati gli anni 60 con il boom economico e l'Italia è rifiorita.
Ricordiamoli questi Italiani valorosi, che non hanno avuto paura e ce l'hanno fatta, pensiamo a loro in questo Natale un po' triste per tutti noi, e speriamo di riuscire anche noi a ricostruire...
Il meraviglioso Presepio di Wietzendorf, realizzato dai militari italiani prigionieri, è ritornato in Italia e si trova a Milano nella Basilica di S. AMBROGIO
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lunedì 15 ottobre 2012
La denuncia deve trovare un limite nella proposta
La droga del moralismo mediatico
di Arturo Diaconale
13 ottobre 2012EDITORIALI
Il vero limite del moralismo esasperato che domina su tutti i principali media del paese, pubblico o privati che siano, è di non poter avere alcun limite. Questo moralismo è condannato a crescere, sempre e comunque. Perché se non è alimentato di continuo perde vigore, diventa inefficace, non buca il sempre più resistente muro di indifferenza dell’opinione pubblica, non riesce a scavalcare la barriera crescente di assuefazione che le stesse incessanti campagne di moralismo hanno costruito nel paese.
Il termine assuefazione chiarisce perfettamente la natura del fenomeno. Il moralismo agisce sul corpo sociale così come una droga agisce su di un corpo fisco. Deve essere iniettato quotidianamente ed a dosi che non possono decrescere ma, al contrario, debbono aumentare progressivamente. Perché se il flusso di moralismo che viene messo in circolo nella società diminuisce, gli effetti sono immediati. Le vendite dei giornali calano, l’audience si riduce, gli introiti dei proprietari dei media scendono. E, soprattutto, l’attenzione generale tende a spostarsi dal particolare enfatizzato al generale nascosto. Cioè dagli sprechi che giustamente indignano alla ragione di questi sprechi. E poiché chi denuncia i particolari non sa dare risposte alcune ai problemi da cui derivano i particolari urticanti e scandalosi, si preferisce aumentare la dose dello scandalismo per nascondere la propria incapacità di contribuire in qualche modo alla soluzione della questione generale.
Il fatto che lo scandalismo sia una droga mediatica che produce assuefazioni progressive su una società destinata presto o tardi fatalmente a collassare proprio a causa dell’intossicazione crescente, non significa, però, però che gli scandali debbano essere nascosti, che la morale non vada predicata, che l’etica e la legalità non debbano essere valori da difendere e sostenere ad ogni costo.
Significa, al contrario, che la denuncia deve trova un limite nella proposta di soluzione generale del problema. E che se si pensa che l’unico modo di reagire, ad esempio, agli sprechi inaccettabili delle Regioni o della politica sia solo quello di stracciarsi le vesti in segno di suprema indignazione, vuol dire che chi distribuisce la droga del moralismo senza il limite di una qualche idea propositiva tesa ad eliminare il drammatico fenomeno è solo uno spacciatore irresponsabile.
Si dirà che ognuno deve fare il proprio mestiere e che chi denuncia gli scandali non è affatto tenuto ad indicare come prevenirli. Il ché è vero. Ma solo in parte. Perché la denuncia degli scandali nasce dalla conoscenza di ciò che si denuncia. E chi ha la consapevolezza del fenomeno che suscita indignazione deve necessariamente contribuire a fornire qualche indicazione su come fronteggiare il fenomeno stesso. Certo, il giornalista non è un medico sociale ma non può neppure essere uno spacciatore interessato solo a vendere un numero crescente di dosi di indignazione senza sbocco al al consumatore sempre più assuefatto.
Ci deve essere , dunque, un limite. Perché senza la presenza di un qualche limite il corpo sociale va in overdose. Ed esplode non limitandosi a cancellare una classe politica che comunque andrebbe eliminata o totalmente rigenerata , ma travolgendo quelle istituzioni democratiche che consentono di poter continuare a denunciare i problemi sempre più gravi di una società sempre più complessa.
Giusto, in sostanza, denunciare le regioni fonti di sprechi. Ma dopo averle azzerate che si fa? I ricomincia da capo ? Per non cambiare nulla ed avere la possibilità di continuare a spacciare la droga mediatica?
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