Visualizzazione post con etichetta tasse. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tasse. Mostra tutti i post

giovedì 2 gennaio 2020

IL 2020 SARA' UN ANNO DI SVOLTA?



Se ci guardiamo alle spalle solo per un attimo, scorgiamo l’anno 2000, ricordate quante aspettative avevamo per il nuovo millennio? Da allora sono trascorsi 20 anni, durante i quali le nostre aspettative sono state praticamente distrutte.
Le preoccupazioni che ci affliggono riguardano il futuro del nostro Paese, l’Unione Europea ma anche una società che pare assopita, impegnata solo a sopravvivere nell’attesa che qualche cosa cambi.
Stenderei un velo pietoso su chi ha guidato i governi della nostra repubblica in questo ventennio. Sempre per “il bene dell’Italia” sono state fatte le peggiori nefandezze istituzionali, solo una direttiva comune è stata portata avanti con tenacia maniacale, quella di aumentare sempre e comunque le tasse. Lo hanno fatto tutti i governi che si sono allegramente susseguiti, voluti dai Presidenti della repubblica o dai partiti, ma raramente votati dai cittadini.
Le tasse che vengono imposte agli italiani superano il 60%, ma non è sempre facile calcolarle perchè sono occultate in una serie di balzelli che alla fine dell’anno, alla resa dei conti, contribuiscono a far raggiungere dal nostro paese, questo record negativo.
Il “governo del cambiamento” votato dal popolo e formato da 5 Stelle e Lega, pareva dover migliorare la situazione, ma l’intransigenza dei 5 Stelle su alcune promesse fatte in campagna elettorale e l’abbandono del governo da parte della Lega per “manifesta impossibilità di governare”, hanno fatto si che tutto si sia ridotto ad un sogno svanito nel nulla, sogno che poi ha provveduto il PD, con cui i 5 Stelle hanno sostituito la Lega, a cancellare con un colpo di spugna.
Gli Italiani aspettano (scontenti ma immobili) che li facciano votare di nuovo, perchè non sembra normale che Giuseppe Conte (mai votato dal popolo) si sia trovato a guidare con la massima indifferenza prima il governo giallo-verde e ora quello giallo-rosso. Però occorre dire che in Italia la normalità è un optional, si troverà sempre una norma, un codicillo o una postilla che ratificherà “a norma di legge” le peggiori decisioni.
Nel frattempo le navi cariche di migranti hanno ripreso ad attraccare nei nostri porti, il lavoro non cresce, i giovani vanno all’estero in cerca di fortuna, i ponti crollano, l’equilibrio idro-geologico è saltato proprio come qualsiasi altro equilibrio di questo povero paese. Due questioni sembrano essere impellenti: l’ILVA e l’Alitalia, ma non se ne parla più.
Il gioco delle parti ha fatto in modo che la trattativa per l’Ilva sia andata a morire e le carte bollate a cui si è ricorso, non fanno presagire nulla di buono per ben 8mila lavoratori. Per Alitalia invece pure, le perdite che ha accumulato la nostra compagnia di bandiera sono ingenti, ma il governo non intende cederla e prende tempo,facendole aumentare vistosamente i debiti.
E’ con questo spirito che gli italiani affrontano il 2020, attenderanno ancora pazientemente che Mattarella li mandi al voto o consapevoli che ognuno è artefice del proprio destino, prenderanno una qualsiasi iniziativa per uscire dal tunnel?
Manuela Valletti

lunedì 8 dicembre 2014

Maledetti politici, state scherzando con il fuoco


Ho letto oggi su Libero l'ipotesi di Pansa sull'evolversi della situazione italiana, in sostanza lui dice che lo scandalo romano di Mafia Capitale trascinerà a fondo anche il governo Renzi e che Napolitano, oramai alla fine del suo mandato, manderà a fare il presidente del consiglio un militare, un Generale del Carabinieri..... e questo sarebbe, sempre secondo Pansa, l'inizio di una dittatura.

Possiamo pensare o sperare che questo in Italia non avvenga, dopo il periodo fascista dal quale siamo usciti con una guerra mondiale, l'idea dovrebbe essere scartata a priori, ma la gente è stufa di questi politici, è stufa di vedere che si mantengono i loro privilegi mentre il paese affonda, sono stanchi di assistere al loro delinquere e ai loro affari con la mafia, la camorra e via dicendo. Il Paese va male, va malissimo, è inutile che vi dica il perchè, se siete cittadini come me lo sapete benissimo, lo vedete tutti i giorni nelle vostre città, gli italiani sono vessati in tutto, dalle tasse, alla delinquenza, alla mancanza di lavoro, all'immigrazione selvaggia e a questo punto l'ipotesi di una dittatura che rimetta tutto a posto forse sarebbe anche auspicata da molti. E poi occorre dire che non ho mai visto un sistema così corrotto come il nostro che si autodistrugga per cambiare, questa è pura utopia e prende sempre più quota l'ipotesi che solo una rivolta sistemerebbe le cose. Per evitare spargimenti di sangue mi sento di invitare i politici ad andarsene ora, subito. Vogliamo esercitare il nostro diritto di voto, è il solo diritto che forse possiamo esercitare se loro i fanno da parte, se non lo faranno credo proprio che una deriva autoritaria sia dietro l'angolo.

Votate il Sondaggio su Libero, voi come la pensate ? 

lunedì 15 ottobre 2012

La denuncia deve trovare un limite nella proposta


La droga del moralismo mediatico

di Arturo Diaconale
13 ottobre 2012EDITORIALI
 
Il vero limite del moralismo esasperato che domina su tutti i principali media del paese, pubblico o privati che siano, è di non poter avere alcun limite. Questo moralismo è condannato a crescere, sempre e comunque. Perché se non è alimentato di continuo perde vigore, diventa inefficace, non buca il sempre più resistente muro di indifferenza dell’opinione pubblica, non riesce a scavalcare la barriera crescente di assuefazione che le stesse incessanti campagne di moralismo hanno costruito nel paese.
Il termine assuefazione chiarisce perfettamente la natura del fenomeno. Il moralismo agisce sul corpo sociale così come una droga agisce su di un corpo fisco. Deve essere iniettato quotidianamente ed a dosi che non possono decrescere ma, al contrario, debbono aumentare progressivamente. Perché se il flusso di moralismo che viene messo in circolo nella società diminuisce, gli effetti sono immediati. Le vendite dei giornali calano, l’audience si riduce, gli introiti dei proprietari dei media scendono. E, soprattutto, l’attenzione generale tende a spostarsi dal particolare enfatizzato al generale nascosto. Cioè dagli sprechi che giustamente indignano alla ragione di questi sprechi. E poiché chi denuncia i particolari non sa dare risposte alcune ai problemi da cui derivano i particolari urticanti e scandalosi, si preferisce aumentare la dose dello scandalismo per nascondere la propria incapacità di contribuire in qualche modo alla soluzione della questione generale. 
Il fatto che lo scandalismo sia una droga mediatica che produce assuefazioni progressive su una società destinata presto o tardi fatalmente a collassare proprio a causa dell’intossicazione crescente,  non significa, però, però che gli scandali debbano essere nascosti, che la morale non vada predicata, che l’etica e la legalità non debbano essere valori da difendere e sostenere ad ogni costo.
Significa, al contrario, che la denuncia deve trova un limite nella proposta di soluzione generale del problema. E che se si pensa che l’unico modo di reagire, ad esempio, agli sprechi inaccettabili delle Regioni o della politica sia solo quello di stracciarsi le vesti in segno di suprema indignazione, vuol dire che chi distribuisce la droga del moralismo senza il limite di una qualche idea propositiva tesa ad eliminare il drammatico fenomeno è solo uno spacciatore irresponsabile. 
Si dirà che ognuno deve fare il proprio mestiere e che chi denuncia gli scandali non è affatto tenuto ad indicare come prevenirli. Il ché è vero. Ma solo in parte. Perché la denuncia degli scandali nasce dalla conoscenza di ciò che si denuncia. E chi ha la consapevolezza del fenomeno che suscita indignazione deve necessariamente contribuire a fornire qualche indicazione su come fronteggiare il fenomeno stesso. Certo, il giornalista non è un medico sociale ma non può neppure essere uno spacciatore interessato solo a vendere un numero crescente di dosi di indignazione senza sbocco al al consumatore sempre più assuefatto.
Ci deve essere , dunque, un limite. Perché senza la presenza di un qualche limite il corpo sociale va in overdose. Ed esplode non limitandosi a cancellare una classe politica che comunque andrebbe eliminata o totalmente rigenerata , ma travolgendo quelle istituzioni democratiche che consentono di poter continuare a denunciare i problemi sempre più gravi di una società sempre più complessa.
Giusto, in sostanza, denunciare le regioni fonti di sprechi. Ma dopo averle azzerate che si fa? I ricomincia da capo ? Per non cambiare nulla ed avere la possibilità di continuare a spacciare la droga mediatica?