Cara Milano,
ti scrivo con il cuore, ma non so se tu, la mia città, apprezzerai questa mia lettera.
Certo non sono più giovane, ma sono diversi anni che ti ho perso di vista... per la verità ho perso di vista la mia Milano, quella città in cui io mi ritrovano sempre e che per me era casa.
Ho cominciato a lavorare a 16 anni, continuavo a studiare la sera, facevo l'impiegata in via Agnello, allora abitavo al qt8 e per giungere in centro salivo sulla P2 verde, scendevo proprio in Piazza Duomo, passavo sotto la Galleria, spesso mi concedevo un giro alla Rinascente prima di salire in ufficio. Per me era un piacere.
In centro si ammirava una eleganza strepitosa, gente davvero ben vestita, con i guanti di pizzo (li avevo anch'io), si perchè allora (erano gli anni '60) ci si metteva in ordine per andare in centro.
Qualche anno dopo, finiti gli studi, entrai in Alfa Romeo, un altro ricordo della mia Milano di cui andare fieri e li rimasi per 10 anni. Nel frattempo mi innamorai, mi sposai ed ebbi due figli.
Con i miei ragazzi facevamo giri in centro, visite alle librerie, ai musei, al Castello, al Parco, in Corso Vittorio Emanuele, al Bar le Tre Gazzelle, i frullati di Viel, il Cinema Odeon, l' Apollo, il nostro Duomo sempre aperto, la pizza da Zucca, erano parte della nostra vita e ora non esistono più.
Evito di parlarti dei migranti, non avrei che da lamentarmi...e non per loro, il mondo va avanti, ma per come sono male accolti e per come questo accoglierli male, ti ha rovinato.
Non saranno certo i grattacieli a restituirmi la mia Milano. Forse sarà la vecchiaia, il segno dei tempi che cambiano, ma io e mio marito e tanti amici che hanno la nostra età, non ci troviamo più a casa. Negli ultimi tempi era come se fossimo in un altro mondo.
Forse cara Milano, sei stata presa in giro, ti hanno illuso, ti hanno detto che saresti diventata una città Europea, e tu ci hai creduto. Ora sei una città multirazziale, ma temo che pagherai a caro prezzo questa trasformazione troppo veloce e mal fatta.Tra la crisi economica, il Covid, i migranti che bivaccano, non puoi fare altro che subire e perdere pian, piano la tua anima.
Ora i cittadini che vivono a Milano, sono cambiati, si sentono lingue straniere, si vedono scippi, rapine, risse.... e andrà peggio quando chi non ha di che vivere, o una casa dove abitare si rivolterà e spaccherà tutto.
Ti saluto città tanto amata, non voglio assistere alla fine della tua "bellezza", mi farebbe male, troppo male.
Manuela Valletti