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mercoledì 19 giugno 2013

LA LEGGENDA DELLE LUCCIOLE

Mi è capitato di recente di rivedere dopo tanti anni un allegro girotondo di lucciole, la mente mi ha subito riportato ai miei sogni di bambina e ho provato una grande tenerezza per quegli esserini così fragili che mi regalavano ancora una volta la loro presenza.
Girovagando in rete ho trovato questa leggenda che parla proprio di loro e sono certa che la leggerete volentieri perchè in ognuno di noi c'è un po' del bimbo che era....

"Si perde nella notte dei tempi la leggenda del fiore più bello.
Il fiore che allieta le notti di tutti gli uomini insonni perché li attende sveglio d’estate quando non riescono a prendere sonno: le belle di notte.
Una notte, tanto tempo fa, un pianto lungo e sommesso si aggiungeva ai rumori dell’oscurità. Questo pianto si ripeté a lungo, finché la Luna decise di trovarne la fonte.
A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse.
Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto.
La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò.
Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore.
Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!”
“Io sono Lumil, il principe delle lucciole!”
“Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna.
“Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!”
“E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”.
“E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!”
“E qual è questo sogno?” chiese la Luna.
“Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil.
“Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via.
La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole.
Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò.
Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio.
“Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna.
“Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio.
“E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!”
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!”
E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta.
Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò.
Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese:
“Cosa accade?”la risposta la rattristò.
“Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.”
La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil.
Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata?Io non ho pianto questa notte!”
“Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente.
“Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito.
Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!”
Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole.
Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza.
L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna.
“Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..”
La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil.
Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie.
Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia.
“Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!”
E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice.
Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride.
Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil."



martedì 29 marzo 2011

Al di la del tempo

Rivedo la camera grande dei miei genitori e il loro lettone, li rivedo  accanto, notte dopo notte, per una intera vita. Mia madre non amava dormire, era come se volesse resistere al sonno e si metteva a letto quasi seduta. Era come se non volesse arrendersi, diceva che  la notte le portava via del tempo prezioso e amava vedere gli spiragli dalle finestre per catturare la prima luce dell'alba.
Mio padre invece si distendeva nel letto per abbandonarsi ad un sonno ristoratore, la giusta ricompensa per un giorno funestato dalle ansie del vivere. Lui, inguaribile ottimista, in vecchiaia era diventato incerto e malinconico. I suoi sonni erano funestati dalle scene terribili della deportazione subita ma il suo risveglio era sempre sereno, non si lamentava mai.
Anche mia madre sognava spesso, i suoi sogni erano spesso premonitori e quasi sempre molto vissuti, la mattina ci intratteneva con il racconto meticoloso di un sogno quasi sempre surreale che finiva per lasciarla sconvolta.
Cominciavano insieme la giornata papà e mamma, li rivedo seduti attorno al tavolo del tinello con la loro tazza di tea e le brioche sul tavolo, era il loro volersi bene anche nelle piccole cose, ognuno con i propri pensieri e le proprie sensazioni ma insieme, lui molto affettuoso con lei e lei più schiva, dopo tanti anni insieme non riusciva ad essere espansiva come lui avrebbe voluto.
Poi la malattia di mio padre sconvolse tutti gli equilibri e gli affetti familiari e dopo qualche anno mia madre rimase sola, si ritrovò così in un letto troppo grande per lei, ma non smise di rifiutare il sonno, raccontava che di notte cercava mio padre allungando una gamba nell'altra metà del letto per poi ritrarla subito, sconsolata.
Ora se ne è andata anche lei e voglio pensare che abbiano ritrovato un grande letto morbido dove continuare i loro sogni senza ansie ed incubi, al di la del tempo.

lunedì 10 gennaio 2011

CELEBRAZIONE GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio ricorre  la GIORNATA DELLA MEMORIA dedicata ai milioni di persone che sono state deportate nei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Come ogni anno, il mio gruppo su Facebook "BINARIO 21" ha organizzato un intero giorno on line per diffondere filmati, poesie, libri, video dedicate a chi ha sofferto ed è morto nei lager.
Personalmente invece sono stata invitata in molti contesti  per ricordare la figura di mio padre Ferdinando Valletti, deportato a Mauthausen e Gusen per 18 mesi e fortunatamente rientrato in Italia nell'agosto del 1945 dopo essersi salvato la vita grazie alla sua abilità nel gioco del calcio e aver salvato diversi compagni di sventura.  Per parlare di lui e ricordarlo ho scritto il libro DEPORTATO I 57633 VOGLIA DI NON MORIRE, libro che solitamente porto con me per presentarlo ai miei interlocutori, siano essi ragazzi delle scuole superiori con i loro insegnanti, o circoli culturali.
Chi volesse partecipare alla giornata on line dedicata alla memoria ci raggiunga su FB  cliccando qui http://www.facebook.com/event.php?eid=165535766824978, lo scorso anno eravamo in 25.000.
Chi avesse piacere invece di invitarmi per parlare insieme della deportazione di mio padre e ricordare quei tragici eventi, mi contatti direttamente o tramite l'associazione Ferdinando Valletti

giovedì 24 giugno 2010

Oggi si celebra il centenario dell'ALFA ROMEO:cari Alfisti, in alto i cuori!

L'Alfa Romeo fa parte della storia della mia famiglia.
Cento anni or sono, accanto all'ing. Romeo, fondatore della storcia fabbrica milanese, c'era un valente tecnico Amedeo Liva, mio nonno materno, in seguito all'Alfa lavorano i miei zii, i miei genitori, io e mio marito.
Ricordo con che grande emozione affrontai il mio primo giorno di lavoro .. ero stata assegnata alla Programmazione con il Dott. Fusi, avevo 17 anni e quello era il mio primo impiego. Anche mio padre lavorava in Alfa, era dirigente del settore logistico e spesso andavamo e al lavoro insieme. Dopo qualche tempo di dura gavetta, passai alla Qualità: un ufficio nuovo che aveva il compito di verificare la qualità delle vetture, io ero la segretaria dell' Ing. D'Auria. Ricordo che non esistevano orari, se c'era da omologare un particolare o un motore si rimaneva tutti in reparto ad oltranza, ma era tanta la passione per quello che facevamo che a nessuno sarebbe venuto in mente di andarsene a casa.I miei colleghi erano straordinari, tutti ragazzi giovani come me provenienti da diverse parti d'Italia, il clima che si era creato era di grande amicizia e collaborazione. Nella nostra "riservatissima" officina si testavano anche i prototipi, i collaudatori con le auto camuffate si cimentavano nelle prove di resistenza al gelo o al caldo percorrendo ininterrottamente 100.000 km nei luoghi più disparati. Di quel periodo ricordo una prova di guida sui tornanti che portano a Superga, eravamo li per il salone dell'auto di Torino: credo di non aver mai provato una emozione così bella. Mi capitava spesso di incontrare vecchi lavoratori che avevano conosciuto mio nonno e che mi parlavano di lui con molta stima.. la prima volta che accadde mi emozionai moltissimo e mi sentii importante, molto importante. Rimasi in Alfa per dieci anni, poi arrivò il mio primo figlio e per un po' di tempo feci la mamma. Nel frattempo mio marito era approdato al Portello nel settore Acquisti e così la fabbrica continuava a rimanere nella nostra vita. Poi la "nostra" Alfa venne regalata alla Fiat e tutto il bagaglio di esperienza e di qualità che l'avevano resa grande nel mondo, venne disperso.
Sono passati tanti anni e la mia vita ha preso altre direzioni, ma non ho mai dimenticato quel periodo fantastico, quel sentirsi parte di qualche cosa di grande, qualche cosa di cui andare fiera.

Domani per noi Alfisti si celebra una data importante. Forse avrò l'occasione di incontrare qualche mio ex collega o forse no, ma vorrei cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno condiviso con me questa straordinaria avventura
Manuela Valletti

domenica 7 dicembre 2008

Un mese che vorrei non esistesse

Il Dicembre è sempre stato bello per me. A Milano le feste cominciano con la ricorrenza di S. Ambrogio e poi si vola verso il Natale e il Capodanno.. i negozi aperti, gli addobbi natalizi, la voglia di fare qualche regalino e poi le leccornie per il pranzo e per il cenone ti fanno vivere un periodo magico.
Dal 2005 il mio dicembre è cambiato e ora questo mese e tutte le sue ricorrenze non fanno altro che riportami alla mente episodi dolorosissimi che hanno colpito chi amavo e amo tantissimo e purtroppo in modo irreversibile. Allora il ricordo di quei fatti mi prende alla gola, le immagini di quei fatti mi scorrono davanti agli occhi come un film di cui non esiste la fine. Non riesco a dimenticare, non riesco a passarci sopra e forse non sarebbe nemmeno giusto che io lo facessi. Mi limito a convivere con il dolore, ad aspettare che tutto passi e che anche le luci magiche di questo dicembre 2008 si spengano.

lunedì 1 dicembre 2008

Mi presento...

"Mi chiamo Manuela Valletti e sono la figlia di Ferdinando Valletti, cittadino milanese, partito dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano nel marzo del 1944 per essere deportato a Mauthausen e a Gusen, mio padre aveva il numero di matricola I 57633 ed è morto nel luglio dello scorso anno....."



Ho cominciatò così, con una grande emozione, il mio intervento ieri mattina all'ANED. L'occasione era il raduno nazionale annuale dei deportati viventi e dei figli e nipoti dei deportati che non ci sono più. Accanto a me, mia figlia, emozionatissima. Dalla platea una persona mi sorrideva affettuosamente quasi per incoraggiarmi, era Angelo Ratti, ex deporato, che ha condiviso la prigionia con il mio papà sia a Mauthausen che a Gusen.
Quando avevo varcato la soglia dell'Associazione, Angelo mi si era fatto incontro, ci eravamo presentati e lui mi aveva abbracciato....."Sei la figlia del Nando?" ... "Come assomigli al tuo papà!" e poi mi ha raccontato mille particolari della loro drammatica prigionia, alcuni li conoscevo già, altri sono stati una vera sorpresa. Ci siamo ripromessi di ritrovarci, lui mi darà i suoi appunti e io aplierò il mio libro.
Ho parlato poi del libro, ho spiegato che la mia intenzione era quella di proseguire l'opera di informazione nelle scuole che aveva iniziato mio padre e che il mio scritto aveva il duplice scopo di far ricordare il mio papà e di portare la sua testimonianza ai giovani. Avevo portato una trentina di volumi con lo scopo di devolvere all'Aned il ricavato della loro vendita, il risultato è stato eccellente. Durante il buffet molte persone mi hanno chiesto di firmare la loro copia e mi hanno mostrato un affetto veramente commovente.
Si è toccato poi il tema del Binario 21, un tema scottante che porteremo all'attenzione dell'opinione pubblica entro breve tempo e di cui troverete traccia a questo indirizzo

In prima fila dalla sinistra :Gianfranco Maris presidente dell'ANED e Angelo Ratti che ha condiviso la deportazione con mio padre.

E' stata una bellissima esperienza, un modo per ritrovare il mio papà e per aiutare l'Aned .

sabato 24 maggio 2008

Dedicato alla mia Milano

Oggi ho un attacco di nostalgia, ho girato per la città alla ricerca di notizie per il blog e mi sono trovata cantieri ovunque. Mi è presa una grande paura, quella di perdere quello che amavo della mia vecchia Milano, ma non sarà così, la mia città si vestirà di nuovo ma conserverà il suo animo antico, diventrà una città multietnica ma si fonderà sulle sue tradizioni.
A questa Milano che si avvia verso il nuovo, dedico un video bellissimo perchè non si dimentichi del vecchio da mantenere.

domenica 20 aprile 2008

Papà mi portava in bicicletta, il mio libro

E’ stato pubblicato in questi giorni il mio secondo libro. Per ora lo trovate in vendita solo on line, ma tra breve verrà presentato nelle librerie.

“Papà mi portava in bicicletta” è la storia dei quattro anni che hanno cambiato la mia vita. Una storia piena di emozioni, di dolore ma anche di infinita tenerezza per un papà amatissimo che si era smarrito nel tempo. Potete acquistare questo libro on line cliccando qui . Parte dei proventi della vendita saranno devoluti alla Federazione Italiana Alzheimer.